La bottega della carne di Angera nella guida “Steak house e macellerie d’Italia”
È l'unico esercizio del Varesotto e del Verbano a comparirvi. «Una sorpresa - afferma il titolare - e una soddisfazione per noi e per il nostro paese».
Tra le oltre 400 attività elencate nella guida “Steak house e macellerie d’Italia” – il progetto del giornalista romano Michele Ruschioni che raccoglie le realtà legate al mondo della carne in tutto il Paese – c’è anche un negozio della provincia di Varese, di Angera per essere precisi. Si tratta della Bottega della carne, che il titolare Stefano Limuti gestisce insieme alla moglie Alessia Pasinato.
Una notizia arrivata di sorpresa anche per lo stesso proprietario, quando alcuni giorni fa ha saputo che la sua attività era stata scelta per comparire nella guida: l’unica della provincia di Varese e di tutta la zona intorno al Lago Maggiore. «Un piccolo orgoglio per noi – commenta Stefano Limuti – ma anche per il nostro paese. Una bella soddisfazione giunta dopo il periodo complicato della pandemia».
La storia della Bottega della carne ha le sue radici a Ranco, dove nel 2011 Limuti ha rilevato un piccolo negozio di macelleria dal vecchio proprietario ormai in pensione. Nel 2014 l’attività si è trasferita ad Angera, e da qui ha cominciato a puntare sempre più sulla qualità. «Negli anni – racconta il titolare – abbiamo migliorato il livello della nostra offerta, con l’obiettivo di mettere a disposizione dei clienti alimenti di valore».
I gestori prestano infatti un’attenzione particolare alla provenienza della loro carne, scegliendo e collaborando con fornitori che rispettino requisiti di qualità precisi. «Nella bottega – spiega Limuti – possediamo una cella apposita, che ci permette di effettuare direttamente la frollatura. Facciamo inoltre una rigida selezione dei capi da acquistare, che devono essere allevati in maniera brada (all’aperto) o semibrada (al chiuso solo in alcuni momenti dell’anno), senza l’utilizzo di antibiotici se non indicato dal veterinario e in ogni caso mai provenienti da allevamenti intensivi. Questo ci ha portato anche a fare alcune scelte svantaggiose, come rinunciare ad alcuni tipi di carni, che vengono prodotte quasi esclusivamente secondo modalità che non rispettano i nostri parametri».
«Il nostro territorio – aggiunge il titolare – non è tra quelli dove è più facile trovare allevatori dove rifornirsi. Da un anno abbiamo però cominciato a collaborare con un’allevatrice locale per l’acquisto di capi allevati in erba. La pandemia ha creato qualche ostacolo, ma ora siamo pronti a proseguire il progetto».
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