Si chiude Expo 2020: un ultimo sguardo al mondo che è passato da Dubai
L'esposizione mondiale chiude il 31 marzo e tocca quota 23 milioni di visitatori. Anche noi di VareseNews siamo stati a Expo 2020 a Dubai, ecco cosa abbiamo visto
Un ultimo fine settimana da più di un milione di visite venerdì, sabato e domenica ha permesso a Expo Dubai 2020 di toccare un numero superiore ai 23 milioni, “un risultato straordinario” nel contesto della pandemia di Covid-19.
L’esposizione mondiale chiude il 31 marzo, con un’esplosione di spettacoli, fuochi d’artificio, cerimonia di chiusura e i concerti di Christina Aguilera, Norah Jones e Yo-Yo Ma.
Anche noi di VareseNews siamo stati a Expo 2020 a Dubai e abbiamo si incontrato tutto il mondo nel cuore degli degli Emirati Arabi Uniti, a pochi chilometri dal centro della città dei grattacieli più grandi e maestosi del mondo.
Ecco come abbiamo visto e vissuto Expo 2020 nella nostra visita. Tutto è grande, immenso, sotto un sole cocente che accoglie i visitatori già all’ingresso, dove gli addetti controllano Green pass, stato vaccinale e biglietti, con le regole che sono cambiate nel corso dei mesi in base all’evolversi della pandemia. File che si risolvono velocemente, prima dei controlli di zaini, borse e contenitori vari, passati allo scanner per evitare problemi all’interno.
Il primo impatto è grandioso: la via d’accesso porta alla Al Wasl Plaza, il centro di Expo Dubai, una piazza ricoperta da una cupola dove si alternano esibizioni, concerti, spettacoli per tutto il giorno, fino alla sera, quando un trionfo di luci ammalia letteralmente i visitatori.
L’area di Expo Dubai è divisa in tre grandi spazi tematici: uno dedicato alla Sostenibilità, uno alla Mobilità, uno alle Opportunità, legati tra loro dal claim scelto per l’edizione 2020, cioè “Connecting minds, creating the future”.
190 i Paesi rappresentati, ognuno con un padiglione dedicato, declinato a seconda delle tematiche scelte da ogni Stato. Oltre a questi, Ci sono i tre padiglioni tematici Opportunity, Mobility e Sustainability, i più grandi di Expo Dubai 2020 insieme a quello del Paese ospitante, gli Emirati Arabi Uniti. Tutto è grande e magnifico, il padiglione Mobility è firmato dell’archistar Norman Foster, quello della Sostenibilità è totalmente ricoperto e circondato da pannelli solari, un’enorme distesa che gli organizzatori affermano garantisca il 50% della copertura energetica dell’esposizione.
Come a Milano, il cui tema dedicato al cibo faceva da filo conduttore (QUI IL PROGETTO DI VARESENEWS SU EXPO 2015), anche a Dubai tra un padiglione e l’altro si possono trovare ristoranti, aree per lo street food, a prezzi variabili, da quelli che strizzano l’occhio al turismo più tipico di Dubai (quindi parecchio expensive), sia posti dedicati ad un pubblico più diffuso, alle tante scolaresche, a chi vuole provare i sapori del mondo, diffusi un po’ ovunque. A livello logistico, ci sono tantissimi spazi per rinfrescarsi, usufruire di bagni dotati di ogni comfort (docce comprese), tutto pulitissimo e in un ordine più che svizzero, come peraltro in buona parte della Dubai più moderna). Naturalmente non mancano i luoghi per la preghiera, momento piuttosto importante in questa parte del mondo arabo.
I PADIGLIONI PIÙ VISITATI DI EXPO DUBAI 2020
Emirati Arabi Uniti
Gli emiri giocano in casa e lo fanno mettendo in campo la grandiosità e la magnificenza che le (tante) risorse economiche garantite dal petrolio permettono loro. Il padiglione è un’enorme palma le cui foglie si aprono e si chiudono, firmato da Calatrava (autore anche del padiglione del Qatar). All’interno si trovano le suggestioni della storia del Paese, dal deserto fino alle grandi costruzioni, alberghi e palazzi, senza dimenticare un’attenzione spiccata per le innovazioni tecnologiche, in pieno e costante sviluppo negli Emirati, con un progetto grandioso in divenire rappresentato da un’intera isola artificiale dove verranno sviluppati nuovi progetti e tecnologie all’avanguardia.
Italia
Il padiglione italiano è frutto della collaborazione tra Italo Rota, Carlo Ratti e Davide Rampello.
Gran Bretagna
Uno dei padiglioni più interessanti, sia per l’architettura esterna sia per il contenuto. L’evoluzione delle tecnologie e il futuro dell’innovazione è rappresentato in un percorso costruito con materiali sostenibili. Sulla facciata e all’interno della parete principale del padiglione una serie di parole, versi poetici e frasi che fanno perdere lo sguardo e ispirano, oltre a suggerire al visitatore un’interazione attiva, grazie alla possibilità di portare il proprio contributo con una parola che riassuma il significato personale della visita.
Stati Uniti
Un percorso che ispira, su una passerella mobile (molto apprezzata dopo una giornata a cnsumare le suole delle scarpe sotto un sole che picchia, alternato al freddo dei padiglioni, tutti climatizzati a temperature dcisamente basse) che attraversa la storia delle innovazioni, con citazioni dei grandi americani del settore, da Steve Jobs in giù. Non indimenticabile come allestimento, ma merita una visita.
Arabia Saudita
Proiezioni che portano avanti e indietro nel tempo, con un obiettivo che si percepisce molto bene sia all’interno del padiglione, sia dalle tante pubblicità sparse per tutto Dubai: l’Arabia Saudita vuole aprirsi al turismo, si propone con panorami accattivanti, proposte “sicure”, itinerari in spazi ancora incontaminati. Un’apertura che il Paese arabo vuole “vendere” con un’immagine nuova, partendo proprio dall’Expo ospitato dal vicino di casa.
Singapore
Un enorme giardino sensoriale, sviluppato in verticale, un bosco verde, cascate, fiumi e tanta acqua, profumi e colori che avvolgono, stupiscono e colpiscono. Quello di Singapore è uno dei padiglioni più apprezzati e visitati, per vederlo tocca fare un bel po’ di coda.
Ucraina e Russia
Ve ne abbiamo parlato in due articoli, uno dedicato all’Ucraina, uno alla Russia. Se quello ucraino colpisce e commuove, quello russo è uno dei più interessanti a livello di proposte tecnologiche e innovative.
Le curiosità
La Corea ha la facciata ispirata alla serie tv di successo planetario “Squid Games”, la Spagna risponde con “La Casa di Carta”. Il padiglione della Svizzera, molto bello (il riflesso della facciata compone la bandiera rossocrociata man mano che ci si avvicina), è quello più apprezzato per le feste serali. In repubblica Ceca alle 18.42 si celebra uno degli sponsor del padiglione, dove si trova un bosco di alberi pietrificati all’esterno: per due minuti si beve birra gratis, marca Pilsner Urquell, nata appunto nel 1842. Anche nel padiglione del Belgio c’è molta vita e divertimento soprattutto grazie alle feste e agli spettacoli serali. Se volete immergervi nell’atmosfera australiana (e se avete molto tempo a disposizione, senza possibilità di fuga apparente), passate dal padiglione dei canguri: anche qui il turismo è al primo posto, con un’offerta ludica all’esterno molto viva e apprezzata. Come da tradizione, si balla a ritmi folli nei padiglioni di Giamaica, Cuba, Brasile, mentre durante il giorno è un fiorire di rappresentazioni di danze africane, tamburi, salti rigorosamente nei costumi tradizionali dei vari Paesi protagonisti, dall’Etiopia all’Egitto.
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