Cna Varese: “Noi li formiamo, la Svizzera li attrae”
La risorsa umana che sceglie la Svizzera porta in dote all'azienda oltreconfine anche la sua formazione pagata dall'impresa italiana
Luca Mambretti, presidente di Cna Varese, quando parla dei frontalieri e del continuo aumento del loro numero, fa leva su una situazione paradossale: la formazione di quei lavoratori che scelgono la Svizzera la fanno quasi sempre le imprese italiane con investimenti mirati. C’è, dunque, una doppia perdita, perché il lavoratore che sceglie la Svizzera porta in dote all’azienda oltreconfine, in alcuni casi anche concorrente, la sua formazione “gratuita”.
Quasi 75.000 frontalieri che ogni giorno attraversano il confine per andare a lavorare in Canton Ticino è un dato che osserviamo con attenzione e preoccupazione. Molti di questi lavoratori, soprattutto quelli qualificati e specializzati, sono stati formati dalla nostre imprese di Varese e Como che , dopo aver investito tempo e denaro nella formazione del loro personale se lo vedono sfuggire perché attratto dal salario Svizzero molto più alto di quello italiano.
L’imprenditore Italiano forma e investe sul proprio personale e poi l’imprenditore svizzero ne gode i benefici. Da tempo le nostre associazioni “frontaliere “ di Varese e Como invocano interventi legislativi che possano attenuare il divario salariale tra il costo del lavoro per l’impresa e il salario netto che entra nelle tasche del lavoratore.
Da decenni stiamo chiedendo una riforma del “cuneo fiscale” soprattutto per le zone di confine come le nostre. Ma siamo ad oggi inascoltati e quindi non stupiamoci se i numeri dei frontalieri che ogni giorno vanno in Canton Ticino sono questi e le imprese varesine e comasche che cercano personale qualificato non lo trovano
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