Il primo tuffo visto con gli occhi di un bambino
Come aiutare i più piccoli a prendere confidenza con l’acqua, in naturalezza e gioia. Lo spiega Roberto Guazzi di "Nilo Progetto Acquaticità", associazione affiliata a Uisp che opera a Castiglione Olona e Cardano al Campo
L’ambiente acquatico, che sia quello del mare, del lago o della piscina, può intimorire i bambini. Non tanto per la presenza dell’acqua, ma per tutto il contorno: rumore, temperatura esterna ed interna e via dicendo. Un bambino che arriva in piscina per la prima volta può rimanere intimorito; proprio per questo è importante che sia il bambino stesso a scegliere i tempi e i modi per avvicinarsi a questa nuova dimensione.
«L’ambientamento è un momento fondamentale per la qualità della relazione che il bambino instaura con l’acqua» spiega Roberto Guazzi, uno dei fondatori di Nilo Progetto Acquaticità Asd, associazione affiliata a Uisp che opera nella piscina New Swim di Castiglione Olona e in quella dell’associazione Il Seme di Cardano al Campo «È importante non forzare i bimbi ad entrare in acqua, ma aiutarli ad eliminare eventuali tensioni stimolando la loro curiosità, camminando alla scoperta della piscina, favorendo i primi contatti con i giochi che sono sul bordo vasca, osservando i bambini già in acqua».
Questo approccio dolce, che deriva dalla scuola francese della F.A.E.L., richiede pazienza, ma generalmente porta a buoni risultati. Forzare un bambino, immergendolo anche se piange o si ribella, può invece sviluppare nei piccoli ansia e repulsione verso l’elemento acquatico. Lavorare sull’acquaticità nei mesi invernali consente, generalmente, di arrivare all’estate con un bagaglio di competenze che dà confidenza al bimbo e lo aiuta a interagire con l’ambiente acquatico. È vero che non è mai troppo tardi per entrare in piscina, e che anche da adulti, con costanza e tanto impegno, si può imparare a nuotare. Ma iniziare a muoversi in acqua nella più tenera età è importantissimo per imparare a galleggiare e a muoversi con naturalezza.
«I bambini piccoli, da zero a tre mesi, ricordano la loro vita nel grembo materno e, con l’aiuto di un istruttore, senza quindi ricorrere all’improvvisazione, possono facilmente recuperare la capacità di nuotare, che nelle prime fasi della vita è un riflesso condizionato. L’ideale, infatti, sarebbe che un bambino iniziasse subito, appena nato, ad essere riavvicinato all’acqua, cosa che però richiede una serie di condizioni esterne non facili da ottenere, come la temperatura dell’acqua molto calda e un ambiente tranquillo e accogliente – continua Guazzi – Il giusto compromesso è dai tre mesi di età. Importante poi coltivare le competenze, con continuità fino almeno ai 3 anni, in modo da rendere l’acqua un elemento amico, in cui sentirsi a proprio agio».
Giocare in acqua, standovi semplicemente seduti dentro, pescando oggetti che galleggiano, guardando dentro tubi o provando a camminare su passatoie galleggianti sono soltanto alcuni dei tanti modi che aiutano i bimbi a capire l’acqua, imparando a riconoscerla ed ad amarla, superando i timori.
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