Il trasporto pubblico sembra da sfigati e invece è una bella sorpresa
Il racconto di Tomas sui mezzi pubblici tra il Varesotto e il Canton Ticino: "la buona notizia è che con un po’ di fantasia, pazienza e voglia di sperimentare si possono fare cose che fino a non molto tempo fa erano impensabili"
Egregio direttore, caro Marco,
In questa estate che, ad ogni grado centigrado che cresce e ad ogni litro d’acqua che manca, ci spinge a riflettere sulla necessità di cambiare abitudini, anche nei trasporti, la buona notizia è che con un po’ di fantasia, pazienza e voglia di sperimentare si possono fare cose che fino a non molto tempo fa erano impensabili.
L’altro giorno, in poco più di un’ora e mezzo (ma novanta minuti sulle rotaie, tra internet e libri, sono come mezz’ora sulla gomma) un treno serale comodo e moderno – non una tradotta della Grande guerra, come qualcuno potrebbe pensare – mi ha condotto da un villaggio del Varesotto al festival del cinema di Locarno. Un altro treno, questa volta una corsa speciale istituita ad hoc per la durata della manifestazione, mi ha condotto all’una di notte da Locarno a Lugano a godere dell’ospitalità di un amico. Quaranta chilometri, se la fai in auto, percorsi in venti minuti: un progresso reso possibile dalla galleria di base del Ceneri, che da qualche anno ha trasformato le ferrovie locali in una specie di metropolitana del Canton Ticino.
Infine la mattina, in un’altra ora scarsa, un terzo treno e un autobus urbano varesino hanno chiuso il cerchio, portandomi in città per una serie di commissioni. Su e giù attraverso il confine senza code, stress per i parcheggi e altro, rinunciando ad ogni mezzo privato a parte le mie gambe, che anche tu hai contribuito a convertire alla religione del cammino. Tutto questo grazie ad app che costruiscono in tempo reale itinerari intermodali sul tuo smartphone, trovando combinazioni a cui non avresti mai pensato; grazie a biglietti non più cartacei che puoi acquistare mentre stai salendo sul mezzo usando servizi di pagamento smaterializzati; ma soprattutto grazie alla voglia di provare a lasciare a casa l’auto o la vespa che pure posseggo (non sono un talebano del mezzo pubblico, lo sai).
Certo, sono in vacanza ed il tempo è dalla mia parte. Certo, la rete potrebbe essere più fitta, specie in Italia, e i prezzi potrebbero essere più bassi, specie in Svizzera (se l’euro continua ad indebolirsi, la frontiera diventerà un muro di Berlino) ma anche così l’esperienza rimane positiva e soprattutto insolita: la percezione cambia e il territorio ti entra in tasca come il telefono che ti porti appresso. Siccome poi il timore di arrivare tardi ti porta ad arrivare presto, scopri anche cose di cui non ti saresti accorto prima, come il ruscello a due passi dall’officina del meccanico o la fabbrica abbandonata, meno brutta di quanto sembrasse (ma non potrebbero ristrutturarla e farci degli appartamenti?)
Il governo federale dei nostri vicini ha pubblicato due mesi fa un rapporto (“Rail 2050”) sull’avvenire della ferrovia in Svizzera. Non è sui grandi assi, ma nelle zone urbane transfrontaliere – dove l’auto continua a farla da padrone – che gli esperti individuano il maggior potenziale di crescita. A naso, potrebbero avere ragione: sui mezzi ho incontrato infatti soprattutto appartenenti a quelle categorie sociali che non possono permettersi alternative: giovani, pensionati, immigrati. Per inciso: gli immigrati sembrano ormai i soli a pensare che si possa andare anche a piedi o in bici per fini non ricreativi, infatti sono gli unici che a volte vedi camminare persino lungo quelle strade concepite con palese disprezzo per il pedone che si chiamano provinciali. Il trasporto pubblico – a parte i pazzi che vivono all’estero da troppo tempo, come il sottoscritto – sembra portarsi dietro la reputazione di essere roba da sfigati (specialmente da noi, in Svizzera già meno). Invece riserva sorprese. Certo, esistono margini di miglioramento. Che però richiedono un cambiamento culturale sul fronte della domanda. Forse se ne può discutere.
Un caro saluto
Tomas Miglierina
L’autore, varesotto, è corrispondente da Bruxelles della Radiotelevisione svizzera.
Scrive a titolo strettamente personale.
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