Terra di leggende il mondo delle bocce. Anno di grazia 2070
I sogni a volte giocano brutti scherzi anche ai giocatori di bocce
Era un settembre decisamente mite quell’anno, e Stefano se lo stava godendo con grande trasporto, non solo per il clima piacevole, ma soprattutto perché aveva ormai coronato il suo sogno, a lungo coltivato, vezzeggiato nei meandri della sua mente ove si collocano i desideri intimi, alla cui meditazione e approfondimento dedicava i momenti più allettanti della giornata. Lui, laureato in Scienze e Tecnologie Informatiche, corso triennale presso l’Università degli studi di Milano, un buon posto di lavoro presso una multinazionale, un ottimo stipendio, una vita stimolante con molti viaggi all’estero a risolvere problemi spesso complessi, giunto ormai alla soglia dei cinquant’anni, qualche filo grigio fra i capelli corvini, una moglie tutto sommato gradevole e poco esigente, aveva completato il percorso tante volte prefigurato: aveva acquistato un’antica villetta sul Lago Maggiore, alle pendici della rocca di Caldè, senza vista sul lago, è vero, ma dominata dalla mole amichevole del monte Cuvignone, comodamente assiso proprio di fronte.
La casa era in gran parte arredata, per cui era stato abbastanza semplice prenderne possesso, aggiungendo quel poco per personalizzarla secondo il proprio gusto e renderla gradualmente come un abito confezionato su misura, calzante e ricco delle comodità che l’avrebbero trasformata in un nido caldo e accogliente.
Gli rimaneva d’ispezionare la cantina, ampia e ubicata in una specie di box sotto il piano terra, che sapeva intasata di cianfrusaglie accumulate da chissà quanto tempo dalla precedente proprietà: doveva sbarazzarsene, dopo aver naturalmente verificato di cosa si trattasse. Era l’anno di grazia 2070, ben duecento anni dopo il film di Giannetti con Mastroianni e la Magnani “Correva l’anno di grazia 1870” e seppure l’accumulo fosse di certo non ascrivibile a quel periodo era altrettanto sicuro si riferisse a parecchi decenni prima.
Iniziò a rovistare fra gli oggetti più disparati: una ruota di bicicletta arrugginita, alcuni canestri di vimini in condizioni pietose, scatole vuote di cartone, sci che forse avrebbero allietato Zeno Colò e Celina Seghi, facendo loro sorgere ricordi di fasti persi nella memoria del tempo e, infine, un borsone contenente una dozzina di sfere perfettamente levigate dai colori sgargianti. Stefano immediatamente s’incuriosì: che cosa erano quegli oggetti mai incontrati nella sua vita?
Esplorò la sacca con l’intento di trovare qualche traccia che lo aiutasse a risolvere il mistero. Fu così che mise le mani su un cartoncino, un po’ consumato ma ancora leggibile che diceva: “Bocce, diametro 107, peso 920, colore screziato”.
Bocce? A cosa servivano? Doveva assolutamente fare una ricerca su internet per appurarlo, il desiderio di conoscere, di sapere lo stava attanagliando, tanto che smise di smuovere 2 gli oggetti occultati nel sotterraneo, s’impossessò della borsa e riemerse alla luce del giorno. Per un esperto in informatica fu un gioco facile, facile scovare le informazioni tanto anelate, trovò alla voce bocce, anche gioco delle bocce: “Insieme di sport nel quale si lanciano sfere rigide in materiale sintetico o metallico e una di diametro inferiore detto pallino. Tali sport si praticano generalmente su campi levigati e l’obiettivo principale è di posizionare la propria boccia il più possibile vicino al boccino”. Stefano rimase attonito, ma dov’erano queste strutture e come mai non c’erano riscontri di competizioni sui giornali online dei quali si cibava giornalmente?
Cominciò ad arrovellarsi per ottenere più informazioni, ma pareva che fosse stata calata una cortina di omertà: dovunque cercasse non riusciva a ricavare nulla più che scarni riferimenti storici, tipo l’origine, addirittura fatta risalire a 7000 anni prima di Cristo in Turchia, oppure alla tradizione nazionale diffusa da tempo immemorabile nella cultura italiana, ma appena si avvicinava ai tempi attuali tutto spariva in una foschia ove ogni riferimento diventava difficile da discernere.
Ormai si sentiva coperto di sudore, il respiro era affannoso e lo costringeva a cercare refoli d’aria, come se qualcuno lo stesse soffocando: continuava ad agitarsi, sentiva qualcosa che gli stringeva le caviglie in un intrico di lacci dai quali invano tentava di liberarsi … infine si svegliò, completamente avvolto nel lenzuolo, l’aria della stanza greve degli effluvi emessi durante la notte, uno spiraglio sottile di luce filtrava sotto la porta e Stefano comprese che l’alba era sorta e un’altra giornata di lavoro intenso lo stava attendendo. Si alzò lentamente incespicando nel tappeto e, guardandosi attorno nella scarsa luce del mattino, riconobbe con una certa fatica le suppellettili della nuova abitazione: guardò sospettoso il calendario e non trovò il temuto riferimento all’anno 2070, forse il film della sera prima di Marcello Mastroianni e Anna Magnani, forse. Si avviò verso il ripostiglio: sì la sua borsa delle bocce era ancora lì e sembrava sorridere divertita, almeno a lui così sembrava.
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