“Ho paura di essere uccisa dal mio ex”, la storia di una ventenne di Varese picchiata e abusata
A raccontare la vicenda in attesa di un "finale" positivo è l'avvocato penalista Giuseppe Boccia del foro di Milano: "Ha già depositato tre denunce e ora vive nell'angoscia di rincontrarlo"
La prima denuncia ai Carabinieri è di fine luglio di quest’anno. Sul corpo di Elena, ragazza del Varesotto di poco più di 20 anni, i segni della violenza perpetrata da chi diceva di amarla erano troppo grossi per essere negati o giustificati in altro modo. Furono gli stessi medici del Pronto Soccorso, quel giorno, a chiamare i Carabinieri e solo a quel punto la ragazza non ha potuto più mantenere quel segreto che la stava consumando da qualche mese.
Inizia così, almeno ufficialmente, l’ennesima storia di violenza di genere che l’avvocato milanese Giuseppe Boccia ha voluto rendere nota perchè fosse da esempio per tutte quelle donne che non hanno ancora trovato la forza di denunciare e abbandonare una vita fatta di soprusi e violenze.
L’avvocato racconta il caso che sta seguendo e che non è ancora arrivato ad una svolta positiva: «Quando ho ascoltato la prima volta questa storia sono rimasto profondamente colpito dalla violenza di quest’uomo e dalla sofferenza che ha causato ad Elena, durata mesi e durante i quali era completamente soggiogata dal compagno che mirava a demolirla psicologicamente fino a farla sentire una nullità».
Frasi come “Tu devi essere picchiata perchè devi essere educata e mi devi obbedire” oppure “Sei una puttana e devi essermi devota, devi darmi del lei. Sono il tuo padrone” erano all’ordine del giorno sia quando si incontravano fisicamente che via chat. Eppure la storia con quel ragazzo era iniziata in modo totalmente diverso tra gentilezze, lunghe chiacchierate, attenzioni che ben presto si sono trasformate in senso di possesso, gelosia cieca, violenza fisica, stalking al punto di vietarle ogni altro tipo di relazione sociale e di farle perdere il lavoro.
Sono state le botte subite la notte prima della denuncia a convincerla a fare il passo e ora ha paura: «Elena era piena di lividi causati dai pugni e dai morsi del compagno (foto). Il referto dell’ospedale parla chiaro: 30 giorni di prognosi e danni all’orecchio che patisce ancora oggi a più di un mese di distanza. Ora ha paura perchè pensa che lui possa commettere gesti estremi». Più volte, infatti, l’ha minacciata di morte così come ha minacciato di fare del male ai suoi genitori e a se stesso se avesse raccontato le violenze subite. Ogni giorno la tempesta di messaggi indicibili pieni di parolacce, insulti e minacce: «Le diceva di non andare in ospedale, di non dire nulla ai suoi genitori, la soggiogava ad ogni incontro, costringendola a rapporti sessuali violenti, a continue vessazioni ed atti denigratori».
Perchè si è sottoposta a tutto questo? «È un meccanismo che si osserva spesso nelle donne vittime di violenza. A volte per proteggere gli altri famigliari a fronte delle minacce esplicite ricevute e a volte per difendere il carnefice per il quale provano una sorta di compassione. Elena, comunque, ha già depositato due integrazioni alla denuncia iniziale perchè una volta lui si è presentato sotto casa sua spaventandola a morte e poi quando ha scoperto che il suo cellulare è “controllato” da altri due dispositivi che lei non conosce» – spiega l’avvocato Boccia.
Ora Elena vive nella paura che possa succedere la stessa cosa accaduta ad Alessandra Matteuzzi, la donna di Bologna uccisa sotto casa dal suo stalker, e attende con ansia un provvedimento della magistratura che sta analizzando il caso.
L’ampiezza del territorio in cui si svolge (a cavallo di due regioni, Lombardia e Piemonte) e la fuga di Elena in altra regione a seguito della prima denuncia, hanno complicato il cammino di questa indagine: «Il mio auspicio è duplice – spiega l’Avvocato Boccia – prima di tutto perché vorrei che questa vicenda fungesse da sprone per tante donne che vivono situazioni simili a denunciare ed in secondo luogo affinché la Giustizia, con nuovi ed ulteriori interventi normativi, diventasse sempre più rapida nel dare risposte in casi come questo».
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