Sesto2030: “L’assenza di progetti svuota il senso del referendum sul mercato”
A un mese dal voto sulla posizione del mercato l'analisi di Sesto2030, che non rinuncia alla suggestione in extremis dei banchi all'Abbazia: "Ridarebbe smalto a una realtà sestese che nel tempo si sta spegnendo"
«Il referendum per il mercato di Sesto Calende era l’unica via percorribile?». Manca ormai un mese allo spoglio della consultazione popolare che stabilirà la posizione dei banchi del mercoledì. “Centro Storico o Viale Lombardia?” questa la domanda a cui i cittadini saranno chiamati a dare una risposta dal 10 al 20 ottobre, a distanza di oltre due anni da quando l’amministrazione comunale, in piena emergenza covid, spostò per motivi di sicurezza il mercato dal centro città alla zona tra il cimitero e il campo sportivo.
Due anni in cui molte parole sono state spese e scritte da parte di tutta la comunità (a questo link tutti gli articoli sul mercato di Sesto Calende): dalla politica locale agli ambulanti, passando per il Gruppo Commercianti e Artigiani che proprio questa settimana ha indetto un’indagine per “tastare il polso della situazione” e le opinioni della categoria alla vigilia della consulta, seguendo così la scia delle due precedenti operazioni messe in campo da Sesto2030.
Proprio il gruppo di opposizione è ritornato sulla questione con una riflessione e con una suggestione, quasi una provocazione a giochi ormai fatti: quella del mercato all’Abbazia – storico rione sestese e “anello di congiunzione” tra il centro e l’area del campo sportivo.
“Mancato il coinvolgimento degli ambulanti. I rappresentati di categoria? Solo il 4,5% dei banchi “
Così il gruppo rappresentato da Giorgio Circosta e Simone Danzo: «Era necessario arrivare al referendum per trovare una sistemazione del mercato storico di Sesto Calende? Ci chiediamo questo non perché consideriamo il referendum cittadino uno strumento inutile, ma perché forse si sarebbe potuta imboccare un’altra via. Lo spostamento è avvenuto all’inizio del periodo Covid, periodo sicuramente difficile per il volume di situazioni da gestire alla luce delle norme anti-contagio, dove si è reso necessario il “trasloco” (definito provvisorio) per garantirne la sicurezza. Furono sollevate delle critiche da parte degli ambulanti a causa della nuova sistemazione, nel quale nelle prime settimane vedevano la mancanza di allacciamenti elettrici oltre a problemi di ingombro delle piante e mancanza di tracciatura stalli. Tutto questo senza, ovviamente, il coinvolgimento di chi di mercato ci vive, ovvero gli ambulanti».
Nella settimana della ripartenza del mercato in effetti non mancarono le levate di scudi da parte dei banchi – alcuni dei quali disertarono la riapertura “al completo” «non per protesta, ma perché non c’erano le condizioni per aprire in sicurezza» precisò il commerciante Davide Grazioli a maggio 2020, per l’esattezza il 20, in un tutt’altro che festoso San Bernardino, patrono di Sesto Calende. Già dal giorno seguente furono dunque intavolati una serie di incontri in Municipio tra il vicesindaco Edoardo Favaron e i rappresentati di Anva e Fiva per spiegare le scelte fatte del comune. Incontri che, secondo Sesto2030, rappresenterebbero proprio uno dei principali errori da parte dell’amministrazione perché svolti senza i reali portavoce dei mercatanti.
Motiva il gruppo: «L’ostacolo maggiore ad una soluzione alternativa, che vedesse un confronto tra Amministrazione e ambulanti, nacque dal fatto che l’Amministrazione ha seguito pedestremente il “Regolamento per l’esercizio del commercio su aree pubbliche”. Secondo tale regolamento è previsto che vengano interpellate le “associazioni maggiormente rappresentative per il settore del commercio su aree pubbliche: le associazioni definite ai sensi della L 580/93 oppure quelle presenti a livello regionale e statale firmatarie del C.C.N.L.” Tutto corretto a livello normativo, peccato che le associazioni previste da regolamento siano rappresentative di circa 4 ambulanti su 90, ovvero meno del 4,5%. A volte prima della norma viene il buon senso, ed il nostro buonsenso ci avrebbe fatto per lo meno dubitare che il 4,5% non fosse una percentuale rappresentativa degli interessi degli ambulanti. Ora, se invece di fare una corsa in solitaria si fosse provato a costruire un dialogo e compromesso con gli ambulanti (con chi li avrebbe dovuti realmente rappresentare), forse si sarebbe trovata un soluzione sia per il Centro che per Via Lombardia/Via Capricciosa».
“Referendum svuotato di senso senza la presentazione dei progetti”
Fin dai primi mesi l’amministrazione precisò che il mercato in Viale Lombardia sarebbe stata una “soluzione temporanea” e che l’ultima parola sarebbe spettata ai sestesi tramite una consultazione popolare, ma solo al termine dell’emergenza sanitaria, in modo tale da capire a quali condizioni il mercato sarebbe eventualmente potuto tornare in centro, oppure, sempre attraverso il benestare della popolazione, restare nella nuova “location”.
Per più di un anno, in attesa che finisse ufficialmente lo stato d’emergenza, in consiglio comunale si parlò – attraverso una serie di interpellanze da parte di Insieme per Sesto e Sesto2030 – di progetti di massima da presentare alla cittadinanza prima della chiamata cittadine alle urne. Almeno fino a quando lo scorso giugno il sindaco Giovanni Buzzi annunciò per inizio autunno la consulta, specificando che il voto avrebbe riguardato unicamente la posizione del mercato. Una scelta nel nome della semplicità e della chiarezza, per evitare, secondo la giunta, che la complessità di più progetti proposti potesse ricadere o in qualche modo disincentivare la cittadinanza (il quorum è al 30%, si vota dai 16 anni in su).
«Attivare un referendum senza la presentazione, in questo caso, dei due progetti di massima svuota il senso stesso del referendum, che se supportato dall’informazione diventa invece strumento importante e utile per riavvicinare la cittadinanza all’interesse pubblico locale – critica Sesto2030 -. Ad esempio, la cittadinanza e le attività commerciali non sono state informate del fatto che, se fosse riportato in Centro, il mercato oggi conterebbe un totale di 80/90 stalli (contro i circa 140 originali), pienamente sufficienti ad ospitare tutti i banchi che attualmente compongono il mercato. Questo consentirebbe sia di garantire i criteri di sicurezza che salvaguardare i plateatici degli esercizi commerciali del Centro. Riguardo ai parcheggi, si potrebbe pensare ad un eventuale servizio navetta, con maggiore capacità di quello attuale, dal parcheggio dell’Abbazia al Centro Città, oppure di stipulare una convenzione con Esselunga per garantire il libero accesso ai parcheggi il mercoledì mattina. Ovviamente si tratta di esempi e suggestioni, ma è anche vero che le soluzioni si trovano solo quando c’è la volontà. I fondi per coprire il servizio navetta, ad esempio, avrebbero potuto derivare da quei famosi soldi che Esselunga ha versato all’Amministrazione per il supporto a turismo e commercio locale a compensazione dell’apertura del centro commerciale stesso. La scelta amministrativa è stata un’altra: finanziare lo spettacolo pirotecnico di quest’anno; scelta del tutto legittima, noi forse li avremmo usati per questo servizio».
Il gruppo allarga poi la propria riflessione al rapporto tra il mercato e il trasporto barca – riattivato in via straordinaria per la chiusura del ponte di ferro tra Sesto e Castelletto Ticino (Comune a carico del servizio, ndr) e per il quale la giunta sestese sembra avere altri piani: «Bisogna inoltre sottolineare il recente successo del servizio traghetto Castelletto Ticino-Sesto Calende, che ritroverebbe una propria specificità e utilità il mercoledì se il mercato dovesse tornare in Centro Città. Questo, come già accadeva in passato, aumenterebbe il numero degli utenti provenienti da Castelletto dando un impulso maggiore alle attività commerciali senza che si utilizzino mezzi privati aggravando i problemi di traffico, parcheggi e inquinamento».
Suggestione Abbazia: “Una soluzione per tutelare le periferie. Viale Lombardia è un deserto commerciale e di servizi”
Tra i due litiganti il terzo gode. In questo caso il celebre proverbio non sarà valido per la frazione dell’Abbazia, proposta in extremis da Sesto2030 come ulteriore alternativa all’ormai storico dilemma sestese, ma che naturalmente non sarà votabile il prossimo 10 ottobre. Una provocazione che nasce tuttavia da dalle diverse serrande abbassate nel quartiere alle spalle dell’antica chiesa costruita dai monaci benedettini.
«E se alla fine il mercato non dovesse tornare in Centro Città? A noi piacerebbe che l’eventuale nuova location potesse avere un’utilità sociale ed economica. Via Lombardia/Via Capricciosa è un “deserto” commerciale e di servizi annessi. Allora ci chiediamo, rimanendo nel campo delle suggestioni, perché non pensare al Mercato dell’Abbazia? Consci delle difficoltà organizzative e dei criteri di sicurezza da rispettare, sarebbe però utile fare uno sforzo in questo senso. Il quartiere dell’Abbazia negli anni ha avuto sempre un suo proprio “centro” fatto da molte attività commerciali, che negli ultimi anni sono drasticamente diminuite. In funzione di una Città che tuteli le periferie questa sarebbe una scelta utile per ridare smalto ad una realtà sestese che nel tempo si sta spegnendo».
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