Il Jrc di Ispra attiva il deposito temporaneo dei rifiuti radioattivi in un cubo di cemento grosso come San Siro
Quattro enormi sale di cemento che serviranno a tenere al sicuro gli scarti contaminati prima del loro spostamento definitivo nel deposito nazionale italiano una volta terminato il processo di disattivazione nucleare del centro di ricerca
È entrato in funzione l’Interim storage facility (Isf) del Jrc di Ispra: il punto di stoccaggio temporaneo dei rifiuti a bassa radioattività prodotti nel corso degli anni da centro di ricerca.
Un’unica grande struttura di quasi 6.000 metri quadri (le dimensioni dello stadio di San Siro) costruita in cemento armato rifinito con graniglia di pietra divisa composta da due ali, ognuna divisa a sua volta in due vani. Qui i rifiuti a bassa radioattività generati dal Jrc nel corso dei suoi anni di attività saranno immagazzinati all’interno di barili di acciaio inseriti in grandi casse (di circa 5 metri cubi ciascuna) e immersi nel cemento, in attesa di essere poi trasportati e sigillati definitivamente all’interno del deposito nazionale italiano. La struttura è stata progettata prendendo in considerazione l’eventualità di terremoti, condizioni meteo estreme, incendi, inondazioni e intrusioni dall’esterno.
L’inaugurazione dell’Isf (la struttura è entrata in funzione alcune settimane fa e i primi rifiuti radioattivi sono già stati posizionati) è un passo importante del processo di disattivazione nucleare del Jrc. La ricerca dell’Ue sul nucleare ha rallentato fin dagli anni ’80, concentrandosi in altri campi. I primo reattore del Jrc di Ispra (Ispra-1) è stato ceduto al Governo italiano per lo smantellamento nel 2009. Il reattore Essor – il più grande dei due – è invece inattivo dal 1983. Allo stesso modo, anche tutte le altre installazioni nucleari del centro di ricerca (come il Ciclotrone) hanno tutte cessato la loro attività. Con lo smantellamento definitivo di tutti gli impianti un tempo utilizzati nella ricerca del nucleare, si aprirà una nuova fase per il Jrc di Ispra, che potrà quindi ospitare nuovi studi in ambiti differenti (una situazione denominata “prato verde”).
La fine di questo processo è ancora piuttosto lontana. I tempi tecnici stimati per lo smantellamento di tutte le installazioni nucleari e di conseguenza lo spostamento dei rifiuti radioattivi al deposito nazionale si aggirano intorno ai vent’anni. Con ogni probabilità, i lavori si concluderanno quindi dopo il 2040 (l’articolo) e si prevedono investimenti complessivi per un valore di circa un miliardo di euro.
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