Assegno unico e discriminazioni: “L’inps non interpreta, applica le norme” e ne propone un’estensione
Le precisazioni dell'Ente previdenziale in merito alla lettera scritta da una mamma varesina al Capo dello Stato e al presidente della repubblica a tutela delle famiglie monoparentali
Di seguito le precisazioni di Inps relative alla lettera pubblicata da VareseNews e scritta da una mamma varesina al Presidente della Repubblica Mattarella e alla Presidenza del Consiglio per denunciare un aspetto dell’Assegno unico descritto come discriminatorio nei confronti delle famiglie monoparentali, cui non viene riconosciuta la maggiorazione spettante ai figli con entrambi i genitori lavoratori.
L’Assegno unico discrimina le famiglie monoparentali: la denuncia di una mamma
Nel rispetto di ogni nucleo parentale, anche e soprattutto nei riguardi delle famiglie monoparentali, che in periodo di incertezze come quelle che sta attraversando l’intero Sistema Paese faticano a superare le difficoltà quotidiane, per dovere d’informazione è opportuno sottolineare che la normativa in vigore è soggetta ad applicazione da parte dell’Istituto, non ad interpretazione come erroneamente indicato;
il D. Lgs. art. 4 c. 8 prevede che “Nel caso in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro, è prevista una maggiorazione per ciascun figlio minore pari a 30 euro mensili […]”; tale maggiorazione come da tabella allegata allo stesso decreto è altrimenti definita (è più propriamente descritta) come “Bonus secondo percettore di reddito” poiché la ratio è quella di incentivare l’occupazione del secondo genitore;
coerentemente con questa impostazione, con messaggio n. 1714 del 10 aprile scorso è stato chiarito: “Si precisa, infine, che la maggiorazione per i genitori lavoratori non può essere richiesta in caso di domanda presentata per un nucleo composto da un solo genitore anche se lavoratore”.
Da ultimo, ci preme evidenziare che in merito a quanto stabilito dalla normativa suindicata, l’Istituto si è attivato prontamente per valutare con il Ministero vigilante se si possa mantenere il bonus “limitatamente al caso di decesso dell’altro genitore”.
Questo contributo di Inps chiarisce in parte, ma non risolve, la questione sollevata dalla lettera del 19 ottobre, indirizzata al Capo dello Stato e alla Presidenza del Consiglio, nel frattempo affidata a Giorgia Meloni, cui competono rispettivamente vigilanza e indirizzo delle norme, anche di quelle applicate dall’Inps.
L’Assegno unico per i figli è di fatto una misura di sostegno economico, in cui la maggiorazione per i minori con entrambi i genitori lavoratori ammonta al massimo a 30 euro al mese per figlio. Una cifra con cui non si paga certo una baby sitter, ma parte della retta di un doposcuola magari sì. E di un servizio così hanno bisogno i bambini che non hanno un genitore sempre a casa ad aiutarli perché lavorano entrambi, o perché hanno un genitore solo e quel genitore lavora.
L’Inps ha proposto di mantenere il bonus “limitatamente al caso di decesso dell’altro genitore”, ma questo, oltre a non rispondere alla ratio citata dall’Ente di “incentivare l’occupazione del secondo genitore”, rischia di creare discriminazione tra famiglie monogenitoriali, distinguendo tra genitori vedovi e genitori soli per altre ragioni: i loro figli hanno comunque un solo genitore (e un solo reddito) su cui contare.
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