Abusi, violenza e cocaina: in aula a Varese il racconto della madre della vittima
Imputati l’ex marito e un conoscente accusato di essere suo complice negli abusi subiti dalla donna in diverse località del Varesotto, che corrispondono alle dimore dei coniugi in un periodo compreso fra il 2015 e il 2019
«L’hanno spogliata e cosparsa di cocaina su tutto il corpo. E poi l’hanno…». Dietro il paravento, parla una madre. Nella sua testa i racconti fatti dalla figlia che sarebbe dovuta comparire dinanzi al giudice nell’udienza di giovedì 3 novembre, ma che ha preferito scegliere la modalità protetta, «anche perché non sta bene», ha spiegato il difensore, avvocato Maria Privitera che la assiste nel processo che vede imputati l’ex marito e un conoscente accusato di essere suo complice negli abusi subiti dalla donna in diverse località del Varesotto, che corrispondono alle dimore dei coniugi in un periodo compreso fra il 2015 e il 2019, quando la denuncia della madre della persona offesa ha fatto partire le indagini che hanno portato al processo.
Botte frequenti, uso massiccio di cocaina, persino coltellate e gli episodi frequenti di violenza cui i bambini della coppia hanno dovuto assistere in un contesto di degrado morale e fuori da ogni orizzonte di convivenza civile. La donna ascoltata oggi ha ripercorso il clima di quel periodo (già abbondantemente approfondito nel corso della precedente udienza quando venne ascoltata la sorella della vittima ), quando già la figlia e i nipoti vivevano presso la sua abitazione in un paese dell’Alto Varesotto al confine con la Svizzera, da cui partì l’episodio scatenante scritto in denuncia, vale a dire la richiesta del più giovane dei due imputati di portar con sé i figli nonostante i procedimenti che consentivano la presenza dei nipoti nell’abitazione della nonna: «Se non mi fai scendere i bambini do fuoco alla casa».
E lei, spaventata, ha denunciato ai carabinieri. Scene del genere ripercorse in aula non senza difficoltà dalla donna, nonostante l’atteggiamento spavaldo dell’ex genero, che in più occasioni si è messo a ridere, venendo ripreso dal presidente del collegio Andrea Crema. Un procedimento per reati gravi che arrivano come si diceva alla contestazione della violenza sessuale aggravata, con l’episodio forse più pesante relativo a quanto avvenuto secondo l’accusa a Mornago nell’aprile 2019 quando gli uomini in concorso tra loro abusarono della vittima utilizzando anche un bastone (particolare non secondario poiché proprio per questo viene contestata una specifica aggravante).
La vittima, una donna di 51 anni di origini calabresi, ancora oggi risente di uno stato di forte stress dovuto al periodo in cui l’accusa contesta gli abusi subiti: «Difficoltà a prendere sonno, stati d’ansia, paura, continui risvegli notturni e tanti farmaci per calmarla, ancora oggi», ha spiegato la madre in aula, «la vita di mia figlia è stata rovinata». La persona offesa verrà sentita nella prossima udienza fissata per il 2 marzo 2023.
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