Il Presidente Mattarella in visita di Stato in Svizzera
Il presidente della Confederazione, Ignazio Cassis: " Questa visita è un’occasione preziosa per dare risalto ai nostri stretti legami storici, economici e culturali"
Ha toccato anche il tema del frontalierato, nel suo discorso di benvenuto, il presidente della Svizzera Ignazio Cassis, che oggi ha accolto a Berna il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella.
La visita di Stato è iniziata dal museo di Paul Klee e dalla cattedrale di Berna. Il presidente è stato poi ricevuto al palazzo federale dai rappresentanti del governo elvetico.
Il discorso del presidente della Confederazione Cassis:
«Vorrei partire dall’alto, dalle montagne che avete sorvolato per arrivare fino a qui, nel vostro viaggio che vi ha portato dalla Città eterna alla Città federale (il vero nome della nostra “capitale”). Le Alpi possono talvolta apparire come una barriera insormontabile che divide il Nord dal Sud Europa, una barriera che divide culture, lingue e sensibilità spesso profondamente diverse tra loro. In realtà l’arco alpino è tutt’altro che una separazione. È una cerniera, che anziché dividere unisce e rafforza. Da sempre l’essere umano ha cercato di valicare le Alpi, spinto dalla voglia di conoscere ciò che stava dall’altra parte, per scambiare merci, idee ed esperienze. La Svizzera è nata proprio come una federazione di popoli fra loro diversi attorno al massiccio alpino. Questa pluralità di culture costituisce il nostro DNA e ci permette di avere rapporti intensi e arricchenti con i nostri vicini italiani, tedeschi e francesi. Un momento storico per la Svizzera e l’Italia fu la costruzione del tunnel ferroviario del Gottardo, alla fine del XIX secolo. Questo collegamento geografico ma anche simbolico, fortemente voluto dai nostri due Paesi, lo dobbiamo in gran parte ai minatori italiani. Sforzi e sacrifici umani immensi sono stati necessari per inaugurare il tunnel nel 1882. Un’opera che contribuì tra l’altro ad agevolare l’approvvigionamento nazionale della Svizzera, permettendo un accesso facilitato al porto di Genova. Dopo la ferrovia venne il tunnel autostradale e poi la nuova linea veloce con il tunnel ferroviario più lungo al mondo. Ieri come oggi non perdiamo l’ambizione di voler per così dire spianare le montagne, avvicinando il Sud e il Nord, e rinsaldando i legami tra i nostri popoli.
La solidarietà nella nostra storia
Signor Presidente Tra le nostre Nazioni vige anche una grande solidarietà. Ne sia prova, ad esempio, il “Villaggio Svizzero” che sorge a Messina e che ricorda una delle peggiori tragedie della città: il terribile terremoto che sconvolse la provincia di Messina e Reggio Calabria il 28 dicembre 1908. Esso rappresenta uno dei primi esempi di solidarietà internazionale dopo un disastro naturale. La Svizzera, tra i Paesi donatori, costruì un quartiere con chalet di legno, ognuno dei quali portava il nome di un cantone svizzero. Fu anche la prima missione umanitaria della Croce Rossa Svizzera in tempo di pace. La Croce Rossa è sicuramente una delle istituzioni di cui come svizzeri siamo più fieri. Anch’essa ci lega, perché è frutto di un pezzo della storia svizzero-italiana. Durante la seconda guerra d’indipendenza italiana, conclusasi con la pace di Zurigo del 10 novembre 1859, Henry Dunant visitò il campo di battaglia di Solferino, sul quale scrisse un articolo. Tale articolo portò poi, nel 1863, alla fondazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa, che oggi soccorre in tutto il mondo le persone più afflitte dai tanti conflitti dell’umanità. Ancor oggi la bandiera svizzera e quella del CICR sono spesso confuse tra loro.
La ricchezza dell’italianità
Signore e Signori Mi permetto ora di andare oltre questi grandi eventi storici, per onorare l’impatto che migliaia di italiani e italiane hanno avuto e continuano ad avere sulla storia svizzera. In particolare negli anni del miracolo economico del dopoguerra il suo popolo – signor Presidente – ha contribuito come nessun’altro al successo della Svizzera. Quella italiana è a tutt’oggi la più grande comunità straniera in Svizzera – e la terza comunità di italiani all’estero. Un innesto prezioso, che ha rafforzato quell’italianità già presente nel DNA della Svizzera. Vorrei cogliere l’occasione per salutare gli oltre 80.000 cittadini italiani che lavorano come frontalieri in Svizzera, dando un contributo fondamentale alla prosperità svizzera e italiana. Sappiamo che per le regioni di frontiera ciò rappresenta anche una sfida, ma i passi avanti fatti negli ultimi anni mostrano la volontà di trovare soluzioni soddisfacenti per ambedue le parti.
Uniti nelle crisi
Oltre alla vicinanza geografica, oltre ai legami personali, famigliari, linguistici, economici, storici e culturali, i nostri due Paesi sono uniti da valori comuni. Lo vediamo proprio nei momenti più difficili, in tempo di crisi. Uniti abbiamo affrontato la pandemia di COVID-19, che ha mietuto tante vittime in entrambi i nostri Paesi. Uniti reagiamo alla devastazione della guerra provocata dalla Russia in Ucraina, che minaccia le fondamenta stesse della sicurezza nel nostro continente, l’Europa. Dobbiamo essere uniti anche nel cogliere le sfide poste dal riscaldamento climatico, che mette a dura prova anche i ghiacciai delle nostre montagne e con essi l’equilibrio idrico. Con il passaggio della presidenza EUSALP dall’Italia alla Svizzera giovedì scorso (24.11 a Trento), mostriamo la volontà di collaborare in modo molto concreto. 5. Conclusione Signor Presidente Questi pochi minuti non bastano a cogliere la profondità degli eventi storici e dei legami indissolubili che hanno plasmato i nostri comuni destini. Il mio auspicio è che questa visita possa rappresentare una pietra miliare per gli anni a venire, rafforzando ulteriormente i nostri legami e sviluppando così i nostri interessi reciproci. Per me e per tutti i membri del Consiglio federale è un immenso onore accogliere Lei e la Sua delegazione. Un caloroso benvenuto in Svizzera!»
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