Ottant’anni fa Nikolaewka, la battaglia degli alpini per tornare a casa
Il 26 gennaio 1943 fu il momento più drammatico della ritirata, conclusione tragica dell'invasione dell'Unione Sovietica. In dieci anni abbiamo raccolto storie di singoli, famiglie, memoria e anche solidarietà nata da quella tragedia
«Viene il 26 gennaio 1943, questo giorno di cui si è già tanto parlato». Così scriveva, nel 1953, Mario Rigoni Stern, nel suo romanzo “Il sergente nella neve”.
Il 26 gennaio 1943 è il giorno della battaglia di Nikolaewka, quando gli alpini della Tridentina ruppero l’accerchiamento delle truppe russe, nelle fasi finali di quella che è passata poi alla storia, nella memoria collettiva, come la ritirata di Russia, la più grande tragedia d’Italia,75mila morti conseguenza della folle decisione di invadere l’Unione Sovietica .
La battaglia di Nikolaewka – di cui ricorrono gli ottant’anni – era la battaglia per tornare a baita, tornare a casa.
In Russia rimasero però migliaia di morti e dispersi, 75mila in tutto: uccisi in battaglia o dal freddo, scomparsi nelle neve. E poi ancora liquidati se non riuscivano a stare al passo nelle terribili “marce del Davai” verso i campi di prigionia, falcidiati dai parabellum delle guardie e poi dalle malattie nei campi sovietici (soprattutto nei mesi prima dell’estate). Per decenni i parenti attesero il ritorno di quei ragazzi.
Nell’arco di dieci anni VareseNews ha raccolto una serie di storie originali sulla campagna di Russia e sulla tragica ritirata. Abbiamo raccolto la voce degli ultimi testimoni viventi, come Giuseppe Bianchi da Somma Lombardo. Abbiamo cercato tracce per restituire un volto ad alpini, bersaglieri, fanti svaniti in quel gorgo di ghiaccio e piombo, talvolta seguendo ritrovamenti recentissimi, come nel caso dell’alpino di Velate. Abbiamo fatto memoria della tenacia di chi ha voluto sapere di più sui propri cari, come Cornelio Giuliani di Bardello (oggi scomparso) che ha trasmesso la memoria del fratello. Abbiamo raccontato la storia di diciotto “fratelli” che si sono salvati insieme e di un gruppo di compaesani di Taino che – in reparti diversi – scomparve in quella tragica ritirata.
L’alpino Angelo, da Bardello alle nevi di Russia (Bardello)
Nikolaewka, storia di una via e della battaglia per tornare a casa (Cardano al Campo)
Le piastrine perdute sul fiume Don. Un velatese nella ritirata di Russia (Velate – Varese)
La guerra di Francesco e quella di chi è rimasto a casa (Induno Olona)
Memoria e fratellanza: 2700 chilometri in bici sulle tracce dei soldati in Russia (Varano Borghi)
Ragazzi di paese: sette ventenni dal Lago Maggiore alla ritirata di Russia (Taino)
Serafino e i fratelli alpini che si salvarono insieme (Gallarate)
Storie pubblicate di anno in anno su Varesenews dell’anniversario del 26 gennaio, il giorno di Nikolaewka.
Di recente l’istituzione della Giornata degli Alpini al 26 gennaio ha suscitato un certo dibattito e precisazioni dagli storici. Di sicuro la “campagna di Russia” fu una invasione, decisa da Mussolini, ai danni di altri popoli, come già era accaduto in Francia, in Jugoslavia, in Grecia, ai danni dei popoli che facevano parte dell’impero britannico.
Ma il 26 gennaio resta anche una battaglia diversa: non più per invadere, ma per tornare a casa, per moltissimi farla finita con la guerra, per tanti anche il momento che fece scegliere di resistere al fascismo nelle diverse forme.
Nel ricordo di quella tragedia, tanti alpini scelsero tornare in quei luoghi anche per solidarietà, dopo il 1989, per aiutare popolazioni in difficoltà. Oggi in quella zona – tra Ucraina e Russia – c’è di nuovo la guerra
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