Nel Giorno della Memoria Sesto Calende ricorda i valori della libertà e posa le Pietre d’Inciampo
In sala consiliare il ricordo di Pietro Poli, Leandro Mattea, Carlo Gazzulli e Attilio Galli. Poi in via Roma la posa della "Stolperstein" dedicata al partigiano che dà il nome all'alzaia e scomparso nei lager nazisti. La voce delle nuove generazioni protagonista: "Nessun uomo può stabilire cosa sia normale e cosa sia superiore"
«Le fondamenta di questa città sono rese forti da una Memoria che ha sperato e ottenuto un ritorno a casa. Perché la vita dei vinti riecheggia imperterrita e nobile per sempre». Con queste parole la presidente dell’Anpi Sesto Calende Giovanna Gazzetta ha commemorato nel Giorno della Memoria la posa di quattro Pietre d’Inciampo intitolate cittadini sestesi scomparsi dopo esser stati deportati nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale: Pietro Poli, Leandro Mattea, Carlo Gazzulli e Attilio Galli.
Per simboleggiare un passaggio di testimone, una fiaccola sulla Memoria sempre accesa, di generazione in generazione, i protagonisti della cerimonia organizzata da Anpi e dall’amministrazione comunale sono stati una centinaia di giovani studenti di tutte le età – dalla scuola primaria alle superiori del Dalla Chiesa. Sono stati loro, insieme alle istituzioni presenti, a gremire la sala consiliare e la centrale via Roma, dove è stata posizionata la prima delle “Stolperstein” , le pietre della “memoria diffusa” ideate da Gunter Demnig in ricordo delle vittime dei lager, le cui spoglie non sono mai potute tornare fisicamente a casa perché polvere nel vento, come cantavano Guccini e Nomadi e come ha ricordato lo storico stese Mario Varalli durante la celebrazione. (Le brevi biografie e le storie dei quattro caduti sestesi sono disponibili a questo link che rimanda a un articolo di un fanno, quando per la prima volta riportavamo la notizia dell’iniziativa che si sarebbe svolta a Sesto Calende)
«Il Giorno della Memoria di quest’anno assume un valore più particolare e materialmente marcato anche per il futuro – ha ricordato ai presenti e ai ragazzi il sindaco Giovanni Buzzi -. La piccola dimensione di queste pietre racchiude un enorme significato simbolico. Oggi infatti abbiamo ricordato cittadini sestesi vittime di una delle più aberranti atrocità commesse nella storia dell’umanità. Questo evento terribile della storia è giustamente diventato il simbolo da non dimenticare di tutti i crimini contro l’umanità. A Sesto Calende ricordiamo quattro cittadini che hanno dato la vita per motivi di dissenso politico e non per motivi raziali. Verso le vittime non c’è differenza nel compianto ma nelle vittime del dissenso c’è anche un richiamo di un valore che è comparabile a quello dell’umanità e al diritto alla vita. Questo valore si chiama libertà».
IN-SEGNI VISIBILI: LE ELEGIE MUSICALI DEDICATE AI PARTIGIANI SCOMPARSI NEI LAGER
Momento particolarmente sentito durante la cerimonia è stata l’esecuzione delle quattro elegie composte de Marco Bertona, maestro di musica che così spiega l’originale stesura della musica.
«Ho preso le note abbinate ai nomi dei quattro partigiani scomparsi nei lager nazisti – sottolinea -. Per ognuno ho scritto un pezzo seguendo la sequenza di queste note ma anche il campo armonico. Ho intitolato l’insieme delle quattro elegie In-segni visibili dal momento che sono presenti al suo interno questi segni che sono “visibili” ma che rimandano a qualcosa di “invisibile”, un ricordo e la Memoria. Esattamente come le note musicali, che non si vedono ma si sentono nell’aria. Quelle di oggi saranno tutte prime ed ultime esecuzioni assolute».
ALESSANDRO IL NIPOTE DI LEANDRO MATTEA: “ABBIAMO IL COMPITO DI RICORDARE”
Dopo la cerimonia in sala consiliare, la mattinata di venerdì 27 gennaio è culminata in Via Roma, dove è stata posizionato della prima dalle quattro “Stolperstein“, quella in onore di Leandro Mattea, partigiano scomparso a Mauthausen il 26 aprile 1945 a cui in passato è stata intitolata anche l’Alzaia sul lungofiume. (Leggi qui una breve biografia delle quattro dei quattro sestesi a cui è stata insignita la Pietra d’inciampo).
Nella centrale via sestese, grazie a Roberto Caielli, abbiamo avuto modo di incontrare anche il nipote di Leandro Mattea, Alessandro. «Una mattinata davvero toccante ed emozionante – ha commentato -. Iniziative come queste sono importanti perché purtroppo chi ha vissuto quel periodo inizia a mancare. Noi che però rimaniamo abbiamo il compito di ricordare cosa è successo in quegli anni. Le quattro Pietre è qualcosa di fondamentale per la nostra città e per il nostro tessuto cittadino, a partire dai tanti giovani delle scuole oggi presenti. Trasmettere a loro la Memoria è qualcosa di fondamentale affinché non si dimentichino i valori democratici di allora e non si ritorni mai più a quegli anni, soprattutto ora che ci sono guerre in Europa e c’è anche del revisionismo storico».
LA VOCE DEI GIOVANI: “NESSUN UOMO PUO’ STABILIRE COSA È “NORMALE” E COSA “SUPERIORE””
Proprio i giovani menzionati da Mattea, gli studenti della Quinta AL del liceo scientifico sestese, hanno voluto partecipare attivamente al momento della posa attraverso la lettura ad alta voce di quello che per un neomaggiorenne significhi oggi, a distanza di quasi ottant’anni, il Giorno della Memoria.
Secondo Sophia «il Giorno della Memoria ha lo scopo non solo di ricordarci che l’essere umano ha la capacità di generare orrore e distruzione, ma che l’umanità ha la possibilità ogni giorno di abbandonare quella abilità. Emanciparsene. Far si che non si rigeneri. E può farlo accogliendo il prossimo. Aiutandolo. Rendendolo parte della propria vita e della propria comunità. Assicurando che i suoi diritti potranno essere sempre rispettati e tutelati. Assicurandosi che la sua fede, la sua lingua e la sua cultura non vengano mai più discriminate e silenziate. Il giorno della Memoria, che deve essere tutti i giorni, è vivere ogni istante della vita non permettendo a nessun uomo di arrogandosi mai il diritto di stabilire cosa è “normale” o “naturale” e cosa “superiore”».
Parole sostenute anche da Alessia, che così ha voluto ricordare Mattea in via Roma: «Noi oggi possiamo ricordare non solo un martire, un figlio, un fratello, un marito, un padre ma soprattutto un eroe, un uomo che nonostante le avversità e le precarie condizioni rimase saldo ai propri principi, con un coraggio ed una determinazione disumana. Un uomo che ha dedicato la propria vita alla lotta per la libertà, per un futuro migliore, nonostante un destino beffardo. Egli fu un uomo che per la propria causa dovette rinunciare a tutto: alla propria individualità, identità (a Milano dovette assumere l’identità di Luciano Marini) al proprio io; dovette privarsi dell’amore della propria famiglia e dovette rinunciare alla propria esistenza. All’interno delle lettere che scriveva ai suoi famigliari, si può notare l’incredibile forza che possedeva Leandro Mattea. Anche quando la situazione peggiorava, quando veniva trasferito in altri campi di prigionia, il suo unico pensiero era di rassicurare la sua famiglia, dirle che andava tutto bene, che non era mai stato così calmo e sereno, che il suo morale era ottimo. Inoltre traspare la sua continua speranza, forse accompagnata anche da un po’ di ingenuità, che presto la situazione sarebbe migliorata, che sarebbe riuscito a essere di nuovo libero, ad abbracciare nuovamente i suoi cari… ma purtroppo questo non accadde. Non ci resta altro allora se non onorare Leandro Mattea per tutti gli sforzi, sacrifici che ha dovuto compiere, ma soprattutto per il suo incredibile coraggio».
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