La Lega propone il “premio di frontiera” per fermare la fuga dei lavoratori in Svizzera
Il consigliere regionale Monti e il senatore Candiani illustrano i provvedimenti sulle tematiche di confine. "Sullo smartworking urge una nuova intesa sul modello di quella con la Francia"
Anche la Lega prende posizione sulla necessità di trovare una soluzione per regolare lo smart working dei frontalieri e rilancia sulla politica “di confine”. Ricordiamo che l’accordo amichevole tra Italia e Svizzera del 2020 che fino ad oggi ha regolato la possibilità di effettuare l’attività in telelavoro senza perdere lo status fiscale che caratterizza questi lavoratori scadrà nella giornata di domani, 31 gennaio. Dal primo febbraio 2023 si tornerà dunque alle norme pre-pandemia che non contemplano questa possibilità.
Per il consigliere regionale e capolista della Lega alle elezioni regionali, Emanuele Monti, intervenire risolvendo la lacuna normativa significa recepire e risolvere le istanze dei territori: «La questione dello smart working è molto sentita ed è emersa più volte durante il tour elettorale che mi ha portato a incontrare i cittadini della nostra provincia, in particolare nei comuni più al confine con il Canton Ticino – ha spiegato -. Come consigliere regionale mi sono immediatamente attivato per portare avanti queste istanze in raccordo con Stefano Candiani e Massimiliano Romeo che hanno lavorato in Parlamento proprio su questi temi».
Candiani, che di recente ha incontrato una delegazione svizzera con la prima segretaria dell’ambasciata elvetica Julie Meylan, ha anticipato che la volontà dei parlamentari leghisti è quella di spingere affinché si arrivi a una nuova intesa: «L’accordo che ha regolato il telelavoro in questi due anni nasce in una situazione di emergenza dettata dal Covid – ha ricordato il senatore -. Ora, anche alla luce della volontà della parte svizzera di proseguire in questa direzione, siamo orientati alla stipula di una nuova intesa, sulla scia di quanto già avvenuto con la Francia. Ne abbiamo parlato anche con Giorgetti ed elaborato un ordine del giorno che chiede al Governo di andare a rinnovare velocemente il telelavoro per i frontalieri introducendo un limite del 40 per cento di attività a distanza per non perdere lo status fiscale. È una richiesta condivisa dalle forze politiche, altri ordini del giorno in questo senso sono stati presentati da Alfieri del Pd e dai 5 Stelle».
«Sugli aspetti che regolano il lavoro dei frontalieri sto procedendo, anche in modo “bipartisan” con il collega luinese Pellicini, in vista della ratifica dell’accordo sulla tassazione attesa in settimana – ha aggiunto Candiani -. In questo contesto segnalo due emendamenti a firma Garavaglia e Romeo ai quali ho lavorato: il primo riguarda la Naspi e prevede misure per i lavoratori nei casi di disoccupazione e il secondo una misura a sostegno delle remunerazioni nette con assegni a titolo di “premio di frontiera” per i lavoratori italiani non sceglieranno la Svizzera, ossia coloro che pur essendo residenti vicino al Ticino resteranno a lavorare nei territori italiani confinanti. Un provvedimento pensato per sostenere la competitività salariale di questi comuni e delle imprese locali contro il rischio di desertificazione produttiva e di fuga verso la Confederazione della nostra manodopera».
Con il nuovo accordo, precisa Candiani, si avrà una dotazione che consentirà un buon margine di manovra: si va da 1.600.000 previsto nel 2025 fino ai 221 milioni di euro del 2044. «I fondi che deriveranno dalla tassazione che si applicherà ai nuovi frontalieri (anche Candiani ha ribadito che per i vecchi frontalieri resteranno in vigore le norme attuali, ndr) ci permetteranno di ripartire risorse a sostegno delle imprese e dei lavoratori dei comuni di frontiera».
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