Piero Chiara, Luino, 23 marzo 1913. Un secolo e un decennio dalla nascita di un uomo innamorato dei colori e delle forme della natura che poteva sublimarsi nel profilo di una donna a passeggio per il mercato, o alla fermata di un tram, nel colore del Limidario innevato, e persino nei profumi che viaggiavano anche sulle acque del lago, facevano chilometri per attraversare paesi e regioni, per riuscire ad arrivare al cervello, e far bisbigliare: «Ti sento, Giuditta».

Ma cosa penserebbe del mondo di oggi Piero Chiara? È una domanda difficile cui dare risposta, se non altro perché non troverebbe segnali decifrabili per un uomo dei suoi tempi e della sua caratura culturale. Un mondo di internet e di social, persone sempre più sole e male accompagnate. E persino il lago che da mesi anche a Luino svela luoghi inediti per la secca storica a cui ci stiamo troppo spesso abituando, non è più lo stesso.

Meglio dunque pensare ad un Chiara intento a soppesare con gli occhi il foglio che come una lingua cercava di scappare dalla sua macchina da scrivere nel suo ufficio di via Bernascone che ha tenuto a battesimo pagine memorabili della letteratura italiana del Novecento.
(ac)