Da Baveno a Torino per la nuova proposta di legge: “Il gioco d’azzardo non porta valore”
In soli 3 anni il numero di persone in cura nei servizi per le dipendenze nella sola Città di Torino è aumento del 20%. In Consiglio regionale i delegati degli enti che chiedono di rivedere l'attuale normativa
Cresce in Piemonte il numero dei dipendenti da gioco d’azzardo. Si è svolta questa mattina, giovedì 15 giugno, presso la sede del Consiglio regionale del Piemonte, l’audizione della III, IV e della Commissione permanente per la promozione della cultura della legalità e contrasto ai fenomeni mafiosi.
Ad essere ascoltati i delegati degli enti proponenti la proposta di legge n. 228 recante “Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione di gioco d’azzardo patologico”, presentata dai Comuni di Grugliasco, Baveno, Cureggio, Mongrando, Nichelino e Torino. Per Baveno era presente l’assessore Emanuele Vitale, vice presidente nazionale di Avviso Pubblico.
“Abbiamo portato a Torino – afferma l’assessore Vitale – la voce bipartisan di tanti amministratori di colori politici diversi che chiedono al Consiglio Regionale un intervento per la lotta per contrastare il gioco d’azzardo patologico. La nuova legge era stata costruita sulla base di due promesse per la provincia del VCO: opportunità di posti di lavoro e creazione di attrazione per i turisti. La realtà che abbiamo riscontrato è che il comparto turistico sta disperatamente ricercando lavoratori, dimostrando così che il tema non è occupazionale. E non è nemmeno turistico: i dati dimostrano che non c’è stato un aumento di presenze ad esso legato anche perché non stiamo parlando di Casinò, ma di semplici sale slot e apertura di videolottery. Nessuno vuole proibire niente, ma l’assenza di restrizioni ha dimostrato di favorire la tendenza a fenomeni di dipendenza patologica da gioco, usura e disagio”.
Il disegno di legge regionale di iniziativa popolare – sostenuto anche da una petizione sottoscritta nel 2021 da 112 sindaci piemontesi, supportata da 12 mila firme raccolte tra associazioni, enti e organizzazioni e approvata in Consiglio comunale da 21 comuni, di tutti gli schieramenti politici – mira a vedere confermate e salvaguardate le prerogative dei Comuni (tra cui l’autonomia alle limitazioni temporali all’esercizio del gioco e la possibilità di individuare i luoghi sensibili), a garantire la possibilità di una maggiore tutela della salute pubblica sul territorio piemontese oltre che a contribuire a rafforzare l’azione di prevenzione e contrasto della presenza mafiosa nel territorio e nell’economia regionale.
“Il gioco legale, dopo una profonda e progressiva ristrutturazione, va tutelato attraverso il suo ridimensionamento, nel numero dei punti vendita e nell’offerta di tutti i giochi legali. Ridimensionare non significa assolutamente proibire ma allinearci ad altri Paesi europei – ha evidenziato Roberto Montà, Presidente di Avviso Pubblico, nel suo intervento –. Ad oggi non esistono studi o dati ufficiali che dimostrino come l’applicazione delle normative regionali e locali di limitazione del gioco d’azzardo abbiano innescato aumenti del gioco illegale. Esistono invece dati, studi e relazioni che spiegano come l’attuale organizzazione del comparto azzardo favorisca le infiltrazioni mafiose. Inoltre la nuova norma sul gioco d’azzardo, che ha cancellato la legge 9/2016, ha provocato l’aumento della spesa pro-capite e della diffusione delle slot-machine sul territorio: questo lo attestano studi promossi dalla stessa Regione con il Cnr”.
“A tal proposito va sottolineato come la legge regionale piemontese del 2016 fu oggetto di numerosi ricorsi davanti al TAR, il quale ne ha evidenziato in più di un’occasione la legittimità, non ravvisando profili di incostituzionalità. L’applicazione del distanziometro anche alle licenze in essere ha portato in Piemonte evidenti risultati, in termini di offerta di gioco su rete fisica e conseguentemente nei flussi di consumi di azzardo da parte della popolazione e, contrariamente a quanto sostenuto dagli operatori del settore gioco, non ha prodotto alcun effetto collaterale”, ha concluso il Presidente Montà. “Per questo chiediamo alla Regione di intervenire sull’attuale legge regionale sulla base delle considerazioni appena esposte, esaminando la nostra proposta di legge nelle commissioni competenti”.
“I costi sociali e sanitari che la dipendenza da gioco d’azzardo produce sono altissimi. A questi si aggiungono problemi di legalità, povertà, relazioni intrafamiliari, educazione dei più giovani. In soli 3 anni, coincidenti con l’introduzione dell’attuale Legge Regionale, il numero di persone in cura nei servizi per le dipendenze nella sola Città di Torino è aumento del 20%. Agli effetti negativi per le persone si aggiungono i rischi di infiltrazioni criminali nella gestione della rete di vendita delle apparecchiature e nell’utilizzo di queste per il riciclaggio di denaro. Per questo chiediamo alla Regione un intervento deciso e opposto alle scelte operate finora per arginare questo fenomeno”, ha aggiunto la Vice Sindaca del Comune di Torino, Michela Favaro, Coordinatrice provinciale di Avviso Pubblico.
“Questi dati dimostrano gli effetti che temevamo, e che più volte abbiamo evidenziato durante i numerosi interventi a livello regionale, rispetto alla nuova legge 19 in vigore dal 15 luglio 2021 – ha concluso il consigliere regionale Diego Sarno, Coordinatore regionale di Avviso Pubblico –. È evidente già da questi primi numeri come la nuova legge regionale non metta al centro la tutela della salute dei piemontesi. L’aumento del più del 20% in soli tre anni del numero di giocatori d’azzardo patologici che si rivolgono ai servizi di cura, che come sappiamo rappresenta soltanto la punta dell’iceberg, ci preoccupa e ci spaventa. Bisogna rimettere al centro la salute dei cittadini, così come era stato fatto con la precedente legge regionale del 2016, e non soltanto gli interessi economici”.
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