I cento linguaggi dei bambini di Laveno: l’asilo Scotti per l’Università Bicocca
Spazi e proposte a partire dall'ascolto dei bambini: la tirocinante racconta il cambiamento di una scuola dell'infanzia all'avanguardia
Tra le tante novità introdotte dalla Scuola dell’infanzia Scotti di Laveno negli ultimi due anni c’è anche l’apertura a una tirocinante dell’Università Bicocca di Milano: Sara Vecchio. “Il desiderio dei cambiamento del gruppo mi ha affascinata” ha scritto Sara nella relazione al termine del suo percorso in asilo, mettendo in luce l’idea di bambino capace e competente, curioso e motivato al centro della rimodulazione delle attività proposte e degli spazi a partire dall’ascolto degli interessi dei bambini.
“L’obiettivo primario è che i bambini siano felici e curiosi e i loro apprendimenti piacevoli e soddisfacenti” aggiunge dopo aver citato i riferimenti pedagogici che spaziano dalle intelligenze multiple di Gardner a Maria Montessori e soprattutto Loris Malaguzzi e la sua filosofia innovativa dei cento linguaggi dei bambini, alla base dell’approccio reggiano attuato e ricercato dal gruppo insegnanti e dalle educatrici “esplorando modalità educative all’avanguardia attraverso il confronto e la formazione continua”.
Tra gli esempi citati d questo approccio che nel concreto mette al centro i bambini e i loro interessi partendo dall’ascolto ci sono gli spazi della scuola: «La gestione dello spazio per centri di interesse – scrive la tirocinante – unita alla presenza del giardino e dell’Atelier (colorificio verticale e laboratorio della Luce), consentono ai bambini di sperimentare, individualmente o in gruppo, situazioni e materiali strutturati e destrutturati, di esplorare il loro pensiero creativo e divergente; di esprimere, insomma, il loro Cento“.
I bambini costruiscono la propria intelligenza. Gli adulti devono fornire loro le attività e il contesto e soprattutto devono essere in grado di ascoltare.
Loris Malaguzzi
In Asilo a Laveno arriva il nuovo Atelier delle esperienze: “la stanza delle magie”
Tra gli spazi creati a partire dagli interessi manifestati dai bambini c’è un angolo dedicato agli strumenti musicali che in primavera ha ospitato una batterista rock per una mattinata speciale: “la scelta di chiamare Chiara – la batterista – ha voluto sdoganare lo stereotipo del rock associato al mondo maschile e accrescere nei bambini la consapevolezza che la musica (come l’arte e tutto ciò che ci circonda) non ha genere – si legge nel Diario di bordo dell’Asilo Scotti – Una sintesi perfetta di ciò che l’approccio costruttivista dovrebbe essere: i bambini operano un ruolo attivo nella comprensione della realtà perché i percorsi di conoscenza partono da un loro interesse, perché direttamente o indirettamente gli insegniamo ad abbattere gli stereotipi“.
Bimbi alla scoperta del ritmo con batterista e batteria nell’atrio dell’asilo di Laveno
“Scuola e società, educazione e politica, non possono essere considerate se non sinergicamente – scrive Sara Vecchio nella sua relazione – i principi democratici devono necessariamente passare e fiorire all’interno della scuola stessa”.
A tal proposito, quest’anno, per la prima volta, la scuola ha pensato a delle vere e proprie elezioni dei rappresentanti di classe che si sono svolte con grande passione, partecipazione e riflessione da parte dei bambini.
I bambini dell’asilo di Laveno eleggono i loro rappresentanti
I bambini eletti hanno poi proposto delle idee per migliorare la scuola: creare uno spazio scientifico nel Salone, a poter dipingere insieme una parete esterna della Scuola, a poter adottare un cagnolino di cui prendersi cura. Altre idee erano più finalizzate a creare degli spazi di gioco simbolico con i mestieri (negozio degli occhiali/parrucchiere). Di ogni proposta è stata valutata la fattibilità, adulti e bambini insieme. Qualcosa è stato realizzato, come il nuovo angolo per il gioco simbolico con il negozio per gli occhiali, curatissimo, altri no, come l’adozione del cagnolino.
Per il murales invece la proposta è stata riformulata per aggirare gli impedimenti burocratici sopravvenuti, in un altro dipinto cui hanno partecipato tutti i bambini.
“Ogni situazione, anche difficile, diventa un’opportunità educativa per indagare con i bambini e le bambine la realtà e il loro sentire e per costruire relazioni significative – conclude la tirocinante – e soddisfacente. I bambini di oggi non sono i “futuri” cittadini, sono già parte della comunità […] bisogna solo, pazientemente, dargli fiducia e
starli ad ascoltare”..
Tra i riferimenti citati da Sara Vecchio nella sua relazione la celebre poesia di Loris Malaguzzi Invece il cento c’è.
Invece il cento c’è
Il bambino
è fatto di cento.
Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.La scuola e la cultura
gli separano la testa dal corpo.
Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.Gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.Loris Malaguzzi
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