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Per il naufragio sul Lago Maggiore parla lo skipper Carminati: “Non sapevo nulla degli 007”

Il sessantenne comandante della “Gooduria“ parla ai magistrati di Busto Arsizio nell’interrogatorio di garanzia seguito al divieto di espatrio

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L’ingaggio per la gita in barca? Chiesto da un carabiniere per una gita di turisti Canadesi, e solo in un secondo momento, dopo il naufragio, avrebbe saputo che si trovava di fronte a 21 appartenenti ai servizi segreti militari italiani e dello Stato di Israele (Aise e Mossad). Sono le prime informazioni che trapelano dopo l’interrogatorio di Claudio Carminati dinanzi al giudice per le indagini preliminari di Busto Arsizio in seguito alle misure cautelari richieste e ottenute dalla Procura che sta indagando sul naufragio di fine maggio costato la vita a quattro persone sul Lago Maggiore.

Lo skipper della «casa-imbarcazione» Gooduria attraccata per gran parte dell’anno nella banchina più esterna dei cantieri Piccaluga a Lisanza, a Sesto Calende, era stato colpito infatti dal divieto di espatrio e dall’obbligo di firma quotidiano alla polizia giudiziaria a fronte di precise esigenze cautelari, cioè il pericolo di fuga: l’uomo, si apprende da un servizio dell’agenzia Agi, aveva infatti richiesto il passaporto alla questura per poter andare a trovare la figlia di sua moglie Anna Bozhkova, morta nel naufragio.

Dopo il colloquio coi magistrati bustocchi per Carminati resta il divieto di espatrio ma una misura meno afflittiva riguardo all’obbligo di firma che non è più quotidiano (ma limitato a due volte la settimana). L’uomo ha fatto presente che «in 15 anni di navigazione sulla mia barca nessuno mi ha mai fermato per controllare che fossi in regola».

Tra le contestazioni a carico del sessantenne indagato, ci sono quelle di avere fatto salire a bordo 23 persone su un’imbarcazione omologata per 15 e di non avere abbastanza giubbotti di salvataggio per tutti. I consulenti nominati dalla Procura e dai familiari di una delle vittime, Tiziana Barnabi, avranno anche il compito di stabilire se tutto si sia svolto in un lasso di tempo così veloce, pochi secondi, come ha riferito Carminati ai magistrati, che anche l’eventuale presenza di dispositivi di salvataggio sarebbe stata inutile.

Il comandante non ha nominato un suo consulente anche perché non ha disponibilità economiche, e viene aiutato dagli amici che lo ospitano e hanno anche organizzato degli eventi pubblici (cene e gruppi whatsapp per organizzare i ritrovi) per aiutarlo economicamente. Dunque il mistero sulla barca degli 007 rimane, anche se l’interrogatorio coi magistrati aiuterà, almeno sotto il profilo delle indagini penalistiche, a contribuire a svelare eventuali responsabilità in capo alla vicenda.

Nel frattempo continuano le operazioni peritali ordinate dagli inquirenti per verificare l’eventuale presenza di modifiche sulla struttura potante dell’imbarcazione, una vecchia “navetta olandese“ immatricolata in Slovenia negli anni Ottanta che non ha retto al fortunale abbattutosi alle 19.12 di quella domenica di fine maggio, il 28, sul Lago Maggiore.

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Pubblicato il 20 Luglio 2023
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