“Gli effetti della regolazione del Lago Maggiore sugli ecosistemi”
I risultati del progetto Parchiverbanoticino sono stati presentati il 12 luglio a Villa Picchetta di Cameri
Dopo quattro anni di studi e ricerche sugli ecosistemi di riva del Lago Maggiore e sul fiume Ticino sublacuale, i risultati del progetto Parchiverbanoticino sono stati presentati il 12 luglio 2023 a Villa Picchetta di Cameri , sede del capofila italiano.
Lo studio è stato finanziato tramite i fondi per lo sviluppo regionale Interreg Italia-Svizzera, il Cantone Ticino (Ufficio dei corsi d’acqua e Ufficio della protezione della natura e del paesaggio del Dipartimento del Territorio) e la Confederazione svizzera.
Il progetto Interreg “Parchiverbanoticino” si è posto l’obiettivo di migliorare la gestione della risorsa idrica nel sistema Verbano/Ticino in ottica ambientale, tramite la valutazione degli effetti della regolazione dei livelli del Lago Maggiore sugli ecosistemi naturali.
Nell’ambito del progetto sono stati eseguiti analisi e rilievi nelle aree naturali protette del Lago Maggiore (Bolle di Magadino, Foce della Maggia, Fondotoce, Dormelletto, Bozza Monvalle, Sabbie d’oro, Angera e Sesto Calende) e sul fiume Ticino sublacuale nel periodo 2019-2023, esaminando diversi gruppi tassonomici animali (uccelli, pesci, invertebrati) e vegetali.
La verifica degli effetti dell’innalzamento primaverile-estivo della soglia massima di regolazione (25 cm in più rispetto alla soglia in vigore dal 1943) è stata al centro delle analisi. Dai risultati emerge come un innalzamento prolungato dei livelli idrici, in particolare nel periodo inizio-primaverile, costituisca un fattore critico per la rigenerazione del canneto e il mantenimento delle sue attuali superfici lungo le sponde del lago, andando ad inficiare il suo valore di habitat come sito di sosta per l’avifauna migratrice. In questo contesto, l’eventualità di aumentare la soglia massima di regolazione di ulteriori 25 cm, in particolare nei mesi di marzo e aprile, andrebbe ad accentuare le criticità evidenziate, con il rischio di compromettere gli obiettivi di conservazione delle aree protette lacuali.
Come spiegato in occasione della conferenza di Cameri, a causa della complessità dei fattori che influenzano gli equilibri degli ecosistemi fluviali, non è stato possibile indagare in modo diretto gli effetti della regolazione dei livelli del Lago Maggiore sul fiume Ticino sublacuale. Dal punto di vista ambientale, se da un lato l’innalzamento dei livelli del lago causa interferenze con gli habitat perilacuali (con particolare riferimento al canneto), dall’altro può essere garanzia di maggiori disponibilità idriche per l’ecosistema fluviale nei periodi più siccitosi durante i quali gli habitat fluviali possono subire effetti drammatici, a causa di portate ridotte per lunghi periodi, come ad esempio nel 2022.
Per il fiume Ticino a valle della diga di Sesto Calende emerge che il rispetto dei valori del Deflusso Minimo Vitale è prioritario per il mantenimento di buone condizioni delle cenosi fluviali e che valori di portata superiori, insieme a un regime idrologico il più possibile naturale, possono garantire una migliore qualità degli ecosistemi fluviali, una maggiore capacità autodepurativa, la connessione con i rami laterali del fiume e la conservazione degli habitat forestali perifluviali. Tali obiettivi sono direttamente correlati alla costante disponibilità idrica a monte, favorita dal mantenimento di buone disponibilità idriche nel Lago Maggiore nei periodi tardo primaverili e di inizio estate.
«Il possibile percorso da intraprendere – sottolinea il progetto – in un’ottica di regolazione sostenibile del Lago Maggiore passa attraverso un’articolazione dei suoi livelli massimi maggiormente flessibile, tenendo conto degli effetti sugli ecosistemi naturali e dei molteplici fattori, in primis legati ai cambiamenti climatici, che condizionano la disponibilità della risorsa idrica per i diversi utilizzi. Un sistema maggiormente flessibile della gestione delle soglie massime del lago, in particolare nel periodo primo marzo – 30 aprile, garantirebbe la rigenerazione dei canneti lacustri evitando la sommersione delle cannucce in fase di crescita. La possibilità di espansione dei canneti verso terra è un’altra strategia da valutare che merita approfondimenti».
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