Da Milano a Lodi a piedi
Cinquanta chilometri per scoprire la ricchezza di questa terra fatta di agricoltura, allevamenti, attività artigianali, industraili, infrastrutture di mobilità molto fitte e soprattutto una rete di canali, torrenti e fiumi che portano acqua per centinaia di chilometri
C’è una Lombardia conosciuta perché almeno una volta si percorrono strade che ricordano i nomi delle località. Capita spesso, soprattutto con i caselli autostradali. Poi c’è un modo più immersivo di muoversi, dove la velocità è molto ridotta e si può osservare più in profondità il territorio, o meglio i territori.
Da Milano a Lodi in autostrada ci sono meno di 35 chilometri e sembra non si esca mai da centri abitati. A piedi il percorso è più lungo, ma permette di scoprire la ricchezza di questa terra fatta di agricoltura, allevamenti, attività artigianali, industraili, infrastrutture di mobilità molto fitte e soprattutto una rete di canali, torrenti e fiumi che portano acqua per centinaia di chilometri.
Questo percorso per una parte ricalca la Via dei Monaci che connette diverse abbazie. È stato rivisto ed elaborato per farlo entrare nel progetto di Coop Lombardia che unisce diversi punti vendita della cooperativa di distribuzione. Nell’articolo alcune informazioni con foto e alla fine tutte le informazioni tecniche del tracciato e il video in 3D elaborato da Outdooractive.
PRIMA TAPPA DA MILANO A SAN GIULIANO MILANESE
Il punto di partenza è piazzale Lodi. Fino a Corvetto si percorre una ciclabile urbana che passa in mezzo alle corsie di viale Lodi. Da lì oltrepassato un breve tratto ancora riservato a bici e pedoni, si entra nel parco della Vettabbia che porta fino a Chiaravalle. Prima breve sosta per ammirare la bellezza dell’abbazia e da lì si può fare una breve visita anche a Casa Chiaravalle dove si può conoscere la storia della più grande struttura confiscata alla mafia in Lombardia. Ci lavorano un consorzio di varie realtà sociali che si occupano di accoglienza.
Si prosegue per sei chilometri quasi tutti urbani e su strade asfaltate per arrivare all’abbazia di Viboldone. Un salto indietro di quasi un millennio con una chiesa che ha conservato un ciclo pittorico di grandissimo pregio. Dall’abbazia si raggiunge San Giuliano lungo un bel viale alberato chiuso al traffico. Superate le ultime case della cittadina si entra in una strada di campagna che in pochi chilometri conduce alla cascina Santa Brera. Una tappa di diciotto chilometri e nel giro di poco si oltrepassa l’autostrada, si cammina in tre sottopassi per superare le linee ferroviarie, attraversa la via Emilia. Una tappa che è un interessante mix delle varie realtà dell’hinterland a sud di Milano.
SECONDA TAPPA DA SAN GIULIANO MILANESE A MUZZA DI TAVAZZANO
Dalla cascina Santa Brera in quattro chilometri si arriva alla Rocca Brivio. In mezzo alla campagna venne costruita nel 1200 con funzioni di vigilanza e controllo a poche centinaia di metri dalla Via Emilia, arteria di intenso traffico già in quei tempi. La posizione dominante della Rocca, eretta su una collinetta naturale, permetteva il controllo di due importanti vie fluviali, il Lambro e il Cavo Vettabia, A poco meno di due secoli dall’edificazione, persa la sua iniziale funzione di sentinella, la Rocca entra a far parte dei beni posseduti dai Brivio, una importante famiglia di origine germanica insediatosi a Milano nella seconda metà del 13° secolo. Inizia, con il trasferimento di proprietà della Rocca ai Brivio verso la fine del 1300, sul finire del XVII secolo, a poco più di 400 anni dalla sua prima edificazione, la Rocca subisce il primo consistente intervento edilizio. Lo caratterizzano le numerose sale nobili, sia al piano terra che al primo piano. Un elegante porticato, affacciato sulla corte interna, lastricato in granito. Una scuderia, la cappella di famiglia, e un grande giardino, delimitato da mura monumentali, che si estende per quasi due ettari. Nel Novecento ci sarà poi un passaggio di mano fino all’attuale situazione dove la proprietà appartiene a una Associazione e alle tre Amministrazioni Comunali di San Giuliano, San Donato e Melegnano. Da lì a Melegnano la strada è breve e si arriva in pieno centro per visitare la cattedrale e il Castello mediceo che è uno dei monumenti più significativi del tardo medioevo melegnanese e lombardo. La massiccia costruzione rimane il ricordo e il simbolo dell’epoca viscontea. Nel 1512 il castello passò al marchese Brivio e nel 1532 a Gian Giacomo Medici della famiglia di Nosigia di Milano, trasformando il borgo di Melegnano in marchesato. Nel 1981 i Medici vendettero il castello alla Provincia di Milano, che due anni più tardi, con una permuta, lasciò alcune sale all’Amministrazione comunale di Melegnano. Nel 1998 iniziò il restauro dapprima delle aree circostanti e poi delle sale, con gli affreschi realizzati nella metà del XVI secolo. La riapertura dell’edificio avvenne nell’ottobre del 2001.
Da Melegnano per gran parte della mattina si è camminato lungo strade secondarie che fanno conoscere gli ultimi paesi del Milanese e i primi del lodigiano. Tanta terra e coltivazioni intervallate da nuove arterie stradali come la Brebemi o nuovi tratti della Statale 9, la via Emilia.
La seconda tappa conferma le caratteristiche di questa area della Lombardia. Un mix tra campagna e infrastrutture artigianali e industriali. A queste si sono aggiunti gli allevamenti soprattutto di maiali. L’altra caratteristica è l’acqua, abbondante grazie a una rete di canali che nei secoli sono stati costruiti per diverse ragioni economiche. Il cammino fa sosta a Muzza di Tavazzano all’incrocio proprio di un poderoso canale e di una centrale che ha cambiato combustione più volte e che ancora oggi si mostra imponente con le sue ciminiere.
TERZA TAPPA DA MUZZA DI TAVAZZANO A LODI
Attraversata la via Emilia ci si dirige verso la centrale di Muzza e da lì si prende una strada di campagna lungo il canale. Sei chilometri molto belli senza incontrare nient’altro che natura e acqua. Prima di arrivare all’Adda si svolta a destra per entrare nel bosco del bel giardino. Un nome una garanzia perché la strada diventa un piccolo sentiero immerso nel verde. Un paio di chilometri e si iniziano a vedere i campanili della città. Una breve pausa e poi via verso il ponte Napoleone da dove si può entrare in Lodi. Il centro storico con le sue stradine, il duomo, il Tempio civico dell’Incoronata che è un vero gioiello con una storia singolare La chiesa all’interno di una struttura, che dall’esterno non dice niente, venne costruita nel 1487. In origine in quell’area era presente un bordello in cui spesso si scatenavano risse violente. In una di queste occasioni una piccola statua di Maria iniziò a lacrimare e così venne deciso di abbattere la struttura del peccato e venne eretta una piccola chiesa che grazie all’ingegno di un grande architetto diventò una delle meraviglie di Lodi. A pianta ottagonale è stata affrescata e dipinta nel corso dei secoli successivi. Oggi è proprietà comunale e si chiama civica perchè venne costruita grazie all’impegno di molti cittadini dell’epoca. Lodi ha tanto altro e nel sito del Comune si possono avere diverse informazioni.
IL TRACCIATO DEL CAMMINO
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