Gli sfollati di Creva e l’appello alle istituzioni: “Fate presto, le nostre case divorate dalla muffa”
Slittano i lavori per la messa in sicurezza del fronte franato. Il sindaco Enrico Bianchi spiega i motivi: “Tempi allungati per eseguire la caratterizzazione delle rocce”
Una domenica di “quasi inverno“ con la brutta stagione che incombe ribadita dai primi freddi a cui si deve rispondere dotandosi del corredo invernale. Un “cambio armadi” difficile da fare, però, se si è sfollati da diversi mesi, e la propria casa la si può normalmente guardare solo da lontano perché sopra incombe ancora la montagna franata. Proprio quella venuta giù nella primavera 2022; ma è soprattutto l’ultima grande frana, quella del gennaio di quest’anno che ha lasciato senza casa decine di residenti. C’è chi ha trovato riparo dai parenti, e chi invece si è dovuto trovare un’altra sistemazione in affitto, con l’unica fortuna di vedersi momentaneamente “congelato“ il mutuo.
«Ma solo fino a gennaio. Poi dovermo cominciare a ripagare le rate alla banca, insieme all’affitto. Oltre alla scomodità, un vero salasso», dice Massimo, uno dei residenti che domenica mattina, sotto la supervisione dei vigili del fuoco, si è mosso verso il suo appartamento in uno dei condomini della Cavetta costruiti nella valle del Tresa sotto un ampio fronte di roccia venuto giù e che ha obbligato il Comune ad emettere ordinanze di sgombero per i residenti e di ripristino dei luoghi alle proprietà dalle quali è partito il distacco di un enorme volume di roccia (più di 1000 metri cubi) finita nel vallo paramassi costruito apposta anni addietro per fungere da manufatto di sicurezza per eventuali distacchi. Ora il vallo risulta ancora pieno di rocce, e il cronoprogramma stilato dal Comune aveva stabilito l’inizio dei lavori per lo scorso 27 ottobre. Ma le ruspe non sono ancora al lavoro. Un fatto che ha messo sul chi va là i residenti (momentaneamente “ex”) di Creva.
Il sindaco Enrico Bianchi spiega il ritardo: «Si è resa necessaria un’analisi approfondita e prolungata sulle caratteristiche delle rocce, che in queste montagne, come è noto, possono contenere arsenico. Un prolungamento che serve per comprendere in che modo procedere». Si tratta tecnicamente della cosiddetta “caratterizzazione“ delle rocce, al termine della quale i lavori prenderanno il via.
«I passaggi saranno fondamentalmente tre: disgaggio delle rocce pericolanti, rimozione delle rocce, riposizionamento di una grande rete contenitiva in acciaio». Difficile prevedere la data precisa di partenza dei lavori, anche se il sindaco assicura il massimo impegno affinché verranno rispettati i tempi per la riconsegna delle abitazioni ai residenti, «posso dire che rimane come indicazione di massima il mese di aprile», conclude Bianchi, confermando il cronoprogramma che indica nel 24 aprile il termine dei lavori.
La vicenda è delicata. E si intreccia con l’indagine aperta dalla Procura di Varese per accertare eventuali responsabilità penali. Nel frattempo, scese le scale, chiuse le porte degli appartamenti sempre sotto la sorveglianza dei vigili del fuoco del distaccamento di Luino, gli sfollati di Creva hanno ricevuto un’altra sorpresa che arriva dai muri e dai soffitti dei loro appartamenti.
«Sono pieni di muffa. Per forza: nessuno ci vive più da mesi. Le istituzioni si impegnino a risolvere al più presto il problema, altrimenti le nostre case quest’inverno verranno mangiate dalla muffa».
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