L’angelo
di Angela Borghi
La bambina seduta alla scrivania pareva un canarino sperso, fuori della gabbia, con il vestito giallo troppo leggero per la temperatura della Questura e le gambe magre scoperte. Ebe Errani, segretaria della Squadra Anticrimine, sentiva il cuore stringersi. Quel giorno le avevano chiesto di badare alla piccola, mentre interrogavano il padre. Non ha nessun altro al momento, dopo l’omicidio della madre, le avevano detto.
Il marito, tornato dal turno di notte, l’aveva trovata strangolata nel suo letto. Il decesso però risaliva alla serata precedente, così aveva decretato il medico legale. E quindi lui, il primo sospettato, avrebbe potuto ucciderla prima di andare al lavoro, mentre la figlia dormiva nella camera accanto. La coppia non frequentava nessuno e la donna era una casalinga. Non aveva parenti e pochi conoscenti. Era improbabile che l’assassino fosse un estraneo. Non c’erano segni di scasso alla porta: aveva la chiave o era stato fatto entrare dalla vittima.
Ebe le aveva già mostrato l’ufficio, preso una cioccolata al distributore automatico e non sapeva più che cosa raccontarle. Le diede dei fogli e delle matite colorate. La bambina disegnò un pupazzo con due grandi triangoli ai lati del corpo.
Ebe sorrise:
– Che bella farfalla!
– È un angelo custode – la piccola la guardava, seria.
– E tu, l’hai mai visto? –
– No, ma l’ho sentito, spesso. Di notte, quando siamo sole e il papà è al lavoro. Sale le scale. I gradini scricchiolano e il rumore mi sveglia. Non ho paura, perché mamma mi ha detto che è l’angelo custode che viene a vegliare su di noi. Non vuole essere visto, così io resto nel mio letto e mi riaddormento. Una notte però la mamma lo ha chiamato per nome – disse dopo un poco la bimba mentre Ebe rifletteva perplessa su quella storia.
– Che cosa hai sentito? –
– Angelo! E poi un’altra parola che non ho capito. Forse ha detto Custode, così, per distinguerlo.
– Distinguerlo? –
– Sì, dal nostro vicino di casa. Pensa, lui si chiama proprio Angelo. Ma solo Angelo ed è molto diverso da un angelo custode. Non ha le ali, ha la barba e una faccia sempre arrabbiata.
– E lo conoscete bene? – abbassò la voce, non voleva farsi udire mentre interrogava una bambina sola. – No. Però l’ho visto parlare con la mamma, sulla porta di casa. Una volta forse litigavano.
Ebe si alzò di botto dalla sedia: – Finisci il tuo disegno, cara. Io torno subito.
E si affrettò a chiamare il Commissario.
Racconto di Angela Borghi (www.ilcavedio.org). 2- Novembre giallo e noir: quattro racconti. (tratto da “I cinque sensi sono sei” – Udito- Edizioni IL CAVEDIO). Il disegno è di Adele Bolchini, di anni quattro.
TUTTI I RACCONTI DELLA DOMENICA
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