Sequestrati più di 20mila capi d’abbigliamento contraffatti col logo Nasa
L'Operazione Interstellar parte da un controllo in un negozio del VCO: al centro un'attività pugliese e 21mila tra magliette e felpe contraffatte dal valore di 380mila euro
Sono più di 20mila i capi contraffatti recanti il logo della NASA al centro del maxi-sequestro effettuato dalle Fiamme Gialle nel corso dell’operazione Interstellar:
Nell’ambito di un’articolata attività investigativa, le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Verbania, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani e coadiuvate da altri Reparti del Corpo, hanno infatti sottoposto a sequestro oltre 21.264 abiti contraffatti con i loghi dell’agenzia spaziale governativa statunitense, dal valore di circa 380mila euro.
L’operazione Interstellar trae origine da un controllo in materia di sicurezza prodotti effettuato in un megastore di abbigliamento e prodotti per la casa della Provincia VCO, dove i militari del Gruppo di Verbania, congiuntamente a personale ispettivo della Sezione Antifrode e Controlli dell’A.D.M. del V.C.O, hanno rinvenuto 151 capi di abbigliamento non conformi alla normativa.
Trovandosi poi davanti a capi di abbigliamento contraddistinti dal logo NASA, i militari hanno così deciso di approfondire la liceità dell’utilizzo del logo da parte di un’azienda operativa nella provincia di Barletta-Andria-Trani.
Previo raccordo intercorso con l’Agenzia spaziale statunitense, è stato dunque appurato come, sebbene fosse stata rilasciata una preliminare autorizzazione all’uso dei loghi identificativi dalla stessa Agenzia, ovvero i cosiddetti “meatball” e “worm”, questa fosse totalmente all’oscuro delle modifiche apportate sugli stessi e riprodotti su felpe, magliette e altri indumenti.
Le guide linee della Nasa prevedono infatti un minuzioso processo di approvazione preventiva che la società produttrice, in realtà, simulava di aver effettuato in fase di ricezione degli ordinativi di acquisto da parte della catena distributiva presente in tutto il nord Italia o, addirittura, dava arbitrario inizio alla produzione sebbene la stessa NASA l’avesse espressamente vietato in quanto in netto contrasto con le linee guida per il merchandising.
Sono stati così deferiti alla Procura della Repubblica di Trani, competente per territorio, il legale rappresentante e l’amministratore di fatto (direttore commerciale) della società pugliese per i reati contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e disegni, e l’introduzione in commercio di prodotti con segni falsi.
La ricostruzione della filiera distributiva, avvenuta attraverso l’analisi delle fatture elettroniche di vendita acquisite per il tramite del partner tecnologico SOGEI, ha portato ad individuare che la produzione autunno-inverno 2023 era stata quasi interamente destinata ad un megastore avente sede centrale a Milano, ma con 35 punti vendita in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Lazio e Piemonte, fra i quali quello nel VCO da dove sono partite le investigazioni.
La Procura di Trani, sulla base degli accertamenti condotti dal reparto verbanese, ha disposto dunque il sequestro dei capi di abbigliamento contraffatti nella sede della società produttrice e nei punti vendita della catena cliente: il totale ammonta a 21.264 abiti dal valore complessivo di 380mila euro.
Il Tribunale del Riesame di Trani ha rigettato il ricorso proposto dalla società produttrice, confermando il sequestro e la bontà delle investigazioni condotte dal Gruppo di Verbania.
Con una nota la Guardia di Finanza, nell’evidenziare che le ipotesi investigative sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte ad indagini, sottolinea che la responsabilità degli indagati dovrà essere definitivamente accertata nel corso del procedimento e solo dopo sentenza irrevocabile di condanna.
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