Oltre la busta paga: che cosa cerca chi vuole un lavoro di qualità
Ad esempio condizioni che permettano di conciliare meglio vita privata a lavoro, ambienti che permettano di crescere (e non solo in carriera) e valori condivisi. Una fotografia del cambiamento che riguarda il nostro territorio
Contabili (con esperienza), tecnici specializzati addetti a macchine utensili, magazzinieri. Sono solo alcune delle professionalità più ricercate sul territorio Varesino dalle imprese del sistema economico. Un mercato del lavoro, quello del Varesotto ma più in generale dell’area insubrica, che sta vivendo un profondo cambiamento, condizionato da una serie di variabili legate a fattori demografici, di contesto, geografici, strutturali ma anche psicologiche e sociali. Di questo si è parlato nella serata di ieri, all’Università dell’Insubria, nel corso del seminario “La nuova concezione del lavoro e le nuove fragilità del dopo Covid“ organizzato a chiusura del progetto Interreg SkillMatch Insubria, percorso più ampio volto ad approfondire azioni, dati e analisi per ottimizzare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro in termini di profili di competenze nello spazio transfrontaliero insubrico. L’interreg ha coinvolto l’Università dell’Insubria, l’Università Carlo Cattaneo- Liuc (capofila), PTSCLAS, SUPSI, DECS Canton Ticino, e ha portato ad approfondire una serie di testimonianze su buone pratiche per il superamento degli ostacoli che rendono difficile per le imprese e per i lavoratori il reciproco incontro.
Cosa vuole chi cerca un lavoro oggi
Cosa considera realmente chi cerca un lavoro in questo momento? Quello che è evidente, dalle testimonianze di Giovanni Cozza e Claudia Rapisarda, rispettivamente direttore e operatrice del Centro per l’impiego di Busto Arsizio, è un punto di rottura dal modello del recente passato. Un punto temporale ben definito che si può ricondurre, senza ombra di dubbio, alla pandemia e al periodo di lockdown. «Fino a qualche anno fa al centro della nostra attività c’erano fondamentalmente lavoratori disoccupati che cercavano un impiego – ha ricordato Cozza -. Oggi invece il contesto è ben diverso, molto frammentato, con le imprese da un lato che faticano a trovare alcune figure e i lavoratori che hanno una serie di esigenze che hanno a che fare, ad esempio, con la conciliazione del lavoro e la vita privata». Rapisarda ha presentato un’analisi concreta delle figure più ricercate dalle imprese, tra tutti gli esperti di contabilità, e le difficoltà che nel concreto si verificano, come la ricerca di personale specializzato in determinati settori, l’incongruenza delle retribuzioni, la richiesta di competenze e conoscenze trasversali, dall’altro le aspettative di chi cerca lavoro «alle quali si aggiungono sempre di più – ha precisato – fattori che hanno a che fare con la ricerca di un lavoro di qualità».
Il lavoro di qualità esiste
Il fenomeno internazionale delle “grandi dimissioni” Post Covid che ha riguardato tanto gli Stati Uniti quanto i paesi europei ha avuto naturalmente effetti anche sul nostro territorio con centinaia di migliaia di lavoratori “mancanti” a livello regionale. «Chi ricerca un lavoro, dopo averne lasciato uno in precedenza per rispondere ad altre priorità personali, sociali o legate a fragilità individuali è per così dire più “esigente”. È alla ricerca di condizioni particolari che vanno ben oltre il valore della busta paga – ha aggiunto Rapisarda -. Tra queste la possibilità di svolgere lavoro in smartworking o con flessibilità oraria, l’attenzione ai valori aziendali e alle possibilità di crescita». «Una crescita che non è solo “di carriera” – ha precisato Maria Sole Monolo, Talent Acquisition Coordinator Eolo SpA – ma che, soprattutto per i giovanissimi è da considerare anche orizzontalmente, come il desiderio di imparare e di acquisire più conoscenze possibili».
La spinta della sostenibilità
Il paradosso, in questo caso, è anche da intendere in positivo: in settori che agli inizi degli anni duemila hanno visto una forte riduzione degli addetti, come il tessile, proprio in questo momento si stanno aprendo nuove e interessanti possibilità di lavoro. Le ha ricordate Paola Tambani del Centro tessile e cotoniero di Busto Arsizio sottolineando anche gli effetti sul settore che avranno le nuove normative europee orientate alla sostenibilità. Un salto di qualità richiesto anche alle politiche per il lavoro, ricordate da Pino Pizzo della segreteria Cgil Varese, che ha partecipato al tavolo sperimentale insieme a Cisl e Uil. Pizzo ha ricordato l’importanza «di un intervento sulla questione salariale che resta prioritaria». Così come l’attenzione ai lavoratori da intendersi nel senso più ampio che dai temi della sciurezza tocca anche l’impegno per una formazione vera e certificata che deve essere considerata come investimento collettivo e non soltanto come un costo».
Il tavolo sperimentale e il dialogo sulla formazione
Il seminario è stato anche l’occasione per presentare i risultati del tavolo sperimentale avviato dal Criel (Centro di ricerca sull’internazionalizzazione delle economie locali del Dipartimento di economia dell’ateneo) con il Centro per l’impiego di Busto Arsizio che, come ha illustrato il professor Lelio Demichelis, docente di sociologia economica del Dipartimento di Economia: “Ha allargato il dibattito sul disallineamento tra domanda e offerta di lavoro ai protagonisti del mondo della formazione e, attraverso il metodo dialogico, ha messo a confronto soggetti diversi (dal mondo imprenditoriale a quello sindacale) che hanno portato la propria esperienza e ed osservazioni».
Il rapporto ha permesso di individuare una serie di “deficit“, termine che ne indica la priorità: «Primi fra tutti quelli di informazione – ha sottolineato il docente – che le imprese e le persone hanno nei confronti dei soggetti della formazione e viceversa». Le conclusioni a cui si è giunti in questa prima fase (il tavolo proseguirà anche nel 2024) saranno una base importante a disposizione di tutti i soggetti che lavorano su queste tematiche. È il caso ad esempio della Provincia di Varese, che da tempo ha acceso un riflettore istituzionale sul mondo della formazione e del lavoro. Una fotografia dell’attuale modello territoriale – dalle scuole primarie ai percorsi post diploma, gli Its e le università alla luce delle variabili di contesto come la vicinanza al mercato ticinese e i cambiamenti dell’economia e della società – è stata presentata da Cristina Zambon, dell’area istruzione e formazione di Villa Recalcati che ha ricordato che le scuole hanno innanzi tutto un ruolo formativo, educativo e di crescita delle persone al quale si affianca poi l’accompagnamento alla scelta di percorsi orientati al mondo del lavoro.
(Foto archivio Pixabay)
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