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Da Aquila a Biasca lungo la Via Francisca del Lucomagno

Ventidue chilometri lungo sentieri, carrarecce e stradine tra le montagne della Val di Blenio. Un dentro e fuori dai boschi e vigneti attraversando anche piccoli borghi ricchi di storia

Francisca da Aquila a Biasca

Ventidue chilometri lungo sentieri, carrarecce e stradine tra le montagne della Val di Blenio. Un dentro e fuori dai boschi e vigneti attraversando anche piccoli borghi ricchi di storia.

Il sentiero basso che da Aquila ci porta fino a Biasca è denominato anche storico perché lungo tutto il percorso incontra edifici, castelli, chiese e insediamenti diversi che raccontano la vita di questa bella valle.

Aquila si trova subito sotto il passo del Lucomagno, porta d’accesso del Canton Ticino proveniendo da Disentis nei Grigioni. Grazie alla sua limitata altezza è percorribile per gran parte dell’anno e così divenne punto di transito di una antica via che dal cuore dell’Europa portava a Roma passando dal lago Ceresio.

Con Tomas in due diverse stagioni abbiamo percorso oltre 280 chilometri che da Costanza ci hanno portato fino in cima al Lucomagno e da lì al piccolo paese da cui siamo ripartiti. Sopra Aquila è arrivata la neve e la temperatura è rigida, ma il cielo sopra la valle diventa presto azzurro con un bel sole che ci ha accompagnato per tutta la tappa.

Siamo arrivati al nostro punto di partenza in poco più di due ore prima con un treno da Varese per Mendrisio e da lì a Biasca prendendo poi un bus fino ad Aquila. Si può acquistare il biglietto integrato per 19 franchi direttamente con la app delle ferrovie elvetiche, la SBB.

A pochi minuti di cammino si incontra un’ex fabbrica che fu la più importante di tutta la valle. La Cima Norma produceva cioccolato e fino a poco più di cinquant’anni fa da va lavoro a trecento persone. Molte famiglie della valle avevano un proprio componente occupato nella grande struttura che fu fondata nel 1903 dai fratelli Cima di Dangio, cioccolatieri emigrati a Nizza. La “Cima Frères” fu acquistata da Giuseppe Pagani nel 1913, che nello stesso anno rilevò la Norma di Zurigo. Da qui il nome Cima Norma.

La ferrovia Biasca-Acquarossa, da lui finanziata e inaugurata nel 1911, nacque per facilitare i trasporti dell’industria. La seconda parte del tracciato avrebbe dovuto passare di qui. La fabbrica fu ingrandita diverse volte, ma perso il principale cliente, fu costretta a chiudere nel 1968. Nei periodi di maggior lavoro si contavano oltre 300 operai e impiegati. Il grande edificio di oltre 12’000 mq è stato rivalutato con l’allestimento di spazi dedicati all’accoglienza dei turisti, sale espositive e 10 loft.

Da Torre subito dopo la vecchia cioccolateria si arriva a Lottigna dove è stato aperto il museo delle tradizioni della Val di Blenio. Da lì in circa un’ora si raggiunge Acquarossa, uno dei tre comuni della valle.

Il percorso continua a scendere, la tappa ha un dislivello quasi tutto in discesa di circa 800 metri, e dopo altri piccoli borghi si arriva alle rovine del castello di Serravalle, una delle fortezze medievali più importanti del Sopraceneri, sorgono su un promontorio roccioso a nord di Semione. Situato in posizione dominante lungo la via del Lucomagno, il complesso svolgeva funzioni prevalentémente residenziali e amministrative. I recenti scavi archeologici, conclusi nel 2006, hanno riportato alla luce strutture murarie appartenenti a un primo castello eretto tra il IX e il X secolo e distrutto attorno al 1180. Le rovine oggi visibili appartengono alla seconda fortezza, attestata nel 1224 e definitivamente demolita nel 1402. A sud della rocca si trova la chiesa . di S. Maria del Castello, citata per la prima volta nel 1329.

Il castello dominava la piana dove scorre il fiume Brenno e si trova Biasca. Gli ultimi chilometri sono immersi in un grande spazio fluviale è  una grande collina verde artificiale precede la nostra meta. Inizia da qui la galleria di base dell’Alp Transit e il materiale proveniente da quello scavo verso il San Gottardo, e non reimpiegato nell’ambito del progetto, è stato gestito con attenzione all’ambiente. Nel caso della Buzza, esso forma una collina artificiale in un sito già storicamente investito da una frana (nell’anno 1513) e in seguito sfruttato come cava per gli inerti.

Il territorio ticinese, al di là di alcuni scempi edilizi, mostra tutta la cura che hanno gli svizzeri per la natura.

La tappa di oggi è facile e non presenta problemi. Da alcuni mesi grazie all’impegno dell’associazione amici della Via Francisca, agli enti turistici e ai finanziamenti della Banca del San Gottardo, è stata realizzata e posata la segnaletica in modo ineccepibile e molto precisa.

Pubblicato il 18 Novembre 2023
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