A Castiglione Olona c’è Casa Pierangela, la casa rifugio per donne vittime di violenza
A un anno dall'inaugurazione di Casa Pierangela, casa rifugio di secondo livello per donne vittime di violenza, il racconto della voglia di riscatto e serenità di chi ha sofferto
In questi giorni in cui si fatica a trovare la forza di commentare le ennesime, tragiche notizie legate a femminicidi, vi proponiamo il racconto di una rete di aiuto che funziona e che apre uno spiraglio di luce per il futuro di alcune donne vittime di violenza.
Siamo a Castiglione Olona dove, un anno fa, è stata inaugurata Casa Pierangela, una dimora sicura per donne sole o con bambini che hanno alle spalle storie difficili di violenza e dolore. I locali adibiti a questo scopo si trovano al Castello di Monteruzzo, al secondo piano: tre stanze da letto, una cucina, un bagno e una sala condivisa in cui sono prevalentemente i giochi dei piccolini a occupare gli spazi. Fra quelle pareti risiedono sette persone, tre donne e quattro bambini.
E’ sera, l’assessore Caterina Valle Zaninoni passa da Casa Pierangela per un saluto e qualche parola con loro. Ad accoglierla, sono proprio le vocine dei piccoli ospiti che da qualche tempo risiedono in questi spazi: il pianerottolo è invaso da tanti occhietti curiosi e da un disordine di mani e piedini che si muovono eccitati. Dietro di loro, compaiono le mamme, che non li perdono di vista un attimo e sorridono un po’ in imbarazzo per la confusione creata.
Dopo averle rincuorate invece su quanto piacevole sia una tale accoglienza, è il momento per l’assessore di concedersi qualche chiacchiera, ma anche di accertarsi che tutto stia procedendo al meglio.
Un lavoro per ricominciare
Le tre donne ospitate a casa Pierangela la aggiornano su tutto, sui risultati positivi con l’inserimento dei bambini -uno di loro ha iniziato da poco la scuola materna, gli altri già la frequentano e il più piccolo va al nido – ma anche sul fatto che esse abbiano trovato lavoro.
Valle Zaninoni ascolta, fa domande, poi una volta congedatasi da loro e chiusa la porta di Casa Pierangela tiene a commentare proprio questo aspetto: «Il lavoro è uno dei mezzi principali per l’emancipazione di donne in queste situazioni. La nostra casa rifugio è un luogo di accoglienza di secondo livello, pertanto non c’è quell’obbligatorietà di celare le identità degli ospiti e proteggerle da rischi esterni: le nostre ospiti possono lavorare, i bambini andare a scuola e incontrare il resto della comunità in cui sono inseriti».
Una comunità che fa il tifo per queste famiglie
Un aspetto su cui l’Amministrazione comunale investe costantemente: «La presenza di queste famiglie al Castello di Monteruzzo ci sprona a organizzare eventi e incontri che possano regalare loro spensieratezza e una ventata di normalità, dopo vicende difficili alle spalle. Abbiamo portato qui la festa di Halloween, la Giornata dell’Infanzia e alcune serate con le bolle di sapone, lo spettacolo di Mangiafuoco e la musica: i bambini ospiti di Casa Pierangela si sono divertiti e hanno potuto incontrare i loro coetanei, vivendo un po’ di quella spensieratezza di cui tanto hanno bisogno».
Uno degli eventi per bambini organizzati al Castello di Monteruzzo, proprio sotto le finestre di Casa Pierangela«Ci teniamo – continua l’assessore alle Politiche sociali – che la comunità di Castiglione sappia accogliere chi arriva qui e devo dire che non possiamo che essere fieri dei nostri concittadini, che con un approccio costruttivo e la volontà di aiutare li fanno sentire ben voluti. Attraverso il nostro Parroco, don Ambrogio Cortesi, e la Caritas, le donazioni di generi di vario tipo continuano ad arrivare. È anche accaduto che – in occasione della partenza di una famiglia – ai ragazzi siano state donate delle biciclette». Anche le realtà imprenditoriali del territorio non fanno mancare il loro supporto: «Ci sono aziende che hanno offerto e ancora offrono lavoro alle donne ospiti di Casa Pierangela. In altri casi i lavoratori sono coinvolti dalla dirigenza in gesti di generosità. I dipendenti della Mazzucchelli, ad esempio, attraverso il Cral, hanno scelto di acquistare un’asciugatrice per la casa rifugio».
Un supporto psicologico costante
«Il Piano di Zona dei Servizi sociali gestisce le diverse necessità che vengono a crearsi, è poi la cooperativa Baobab che segue le ospiti in percorsi di emancipazione e rinascita dopo le sofferenze patite. Certo, ciascuna storia è differente e necessita di attenzioni particolari: le donne che vivono qui possono contare sulla consulenza di esperti e psicologi, ciascuna arriva con il proprio carico emotivo e le proprie cicatrici, che talvolta vengono condivise, ma non sempre. Occorre attenzione e rispetto».
Un’immagine dell’inaugurazione di Casa Pierangela, lo scorso annoUna donna ce l’ha fatta. La prima di tante.
A un anno dalla nascita di questo luogo – inaugurato il 5 novembre 2022 – l’obiettivo, il sogno, resta il medesimo: che dopo questa esperienza ci possa essere un cammino in autonomia: «In questo anno abbiamo ospitato in totale dieci persone, quattro adulti e sei bambini. Una donna ha completato il suo percorso e, grazie al lavoro trovato e alla spinta in avanti datale da questa realtà protetta, ha potuto rientrare in una condizione di vita di “normalità”, fuori dal circuito di tutela e accoglienza. La sua storia è ciò che desideriamo avvenga per ciascuna delle donne che vivono a Casa Pierangela: che sappiano lasciarsi alle spalle le esperienze di dolore e violenza e prendere in mano le redini del loro domani».
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