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Rosso veronese

di Anna Rosa Confalonieri

Il racconto della domenica

Piazza Bra si veste di luce a Natale. È un salotto dal fascino discreto, un po’ decadente e accoglie in un abbraccio chi la attraversa.
A fianco dell’Arena una grande cometa brilla e crea giochi di ombre tra gli archi scalcinati dell’anfiteatro. È un alone di luce pulsante nella nebbiolina invernale.
“Un abito per ogni stagione, ma quello più elegante lo indossa in questo periodo”, dice Maia sottovoce a Carlo. Il giovane al suo fianco annuisce con un cenno della testa. Sente l’aria pungente sul collo, alza il bavero del cappotto, le mani in tasca. Un brivido lo scuote. “Non hai portato sciarpa e guanti. Danno neve… Sarebbe perfetto”.
Non risponde e guarda il cielo lattiginoso, senza stelle e una pallida luna che traspare tra le nuvole. Hanno evitato la folla chiassosa del pomeriggio ai mercatini natalizi e nei bar. Maia non ha bisogno degli altri, oggi. Le strade cominciano a svuotarsi. Camminano vicini sul Liston, il grande marciapiede lastricato reso scivoloso dall’umidità serale. In silenzio. Senza fretta. Godono di ogni attimo per fermare le immagini nella memoria. Getta uno sguardo veloce al suo ragazzo, ne scruta il viso, i pensieri e sorride senza un perché. Fanno così le donne innamorate. Non le importa quanto resterà.
“Per pochi giorni” le aveva detto al telefono. Non aveva domandato quanti. Aveva contato quelli della lontananza. Adesso è lì, con lei.
È la sera della Vigilia di Natale e le strade cominciano a svuotarsi. A lato del marciapiede un susseguirsi di ristorantini e bistrot. Gruppi di amici, sprezzanti del freddo, siedono ai tavolini esterni tra spritz e taglieri di salumi. Carlo, con Maia sottobraccio, svolta sicuro in uno dei tanti vicoli che si intrecciano all’uscita della piazza. Stretti e acciottolati, sbucano quasi tutti in Piazza delle Erbe. I negozietti in vetrina espongono rami di pino e vischio dorato. Maia canticchia una nenia, a bocca chiusa.
L’antica Torre dell’orologio segna le 19.30.
All’angolo si trova la Vecia Hostaria. Il loro ristorante. Il solito tavolo vicino alla finestra al piano superiore. Risotto all’amarone e due calici di quel Rosso veronese che scalda stomaco e cuore. Dai chicchi di riso color prugna sale il profumo vellutato del vino. Fuori i primi fiocchi, come piume leggere, si posano silenziosi sui rami del grande abete. Il sottile manto di cristalli di ghiaccio trasforma la piccola piazza e brilla alla luce tenue delle luminarie. La magia della neve incanta e stupisce. Carlo prende la mano di Maia, alzano i bicchieri e brindano. “Ora è perfetto. Buon Natale, mamma”.

Racconto di Anna Rosa Confalonieri (www.ilcavedio.org). – Serie: Bianco dicembre

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Pubblicato il 24 Dicembre 2023
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