Rinunce, ripetizioni e ansia per gli insegnanti di Varese senza stipendio da 3 mesi
I precari della scuola raccontano come si vive senza stipendio, tra preoccupazioni e scelte difficili. All'orizzonte anche la beffa delle ferie non pagate e non godute
L’ansia di non arrivare a fine mese, il tentativo di arrotondare dando ripetizioni private e la rinuncia ad accettare nuove supplenze. Succede agli insegnanti precari perché La Naspi – l’assegno di disoccupazione percepito dai lavoratori precari – viene pagata regolarmente, mentre lo stipendio per le supplenze arriva con diversi mesi di ritardo. E restare mesi senza entrate non è possibile, soprattutto per chi ha una famiglia a carico.
A descrivere questa realtà sono alcuni insegnanti varesini che si sono riconosciuti nel disagio raccontato dall’articolo pubblicato da VareseNews sugli “Insegnanti supplenti a scuola senza stipendio da tre mesi” (LEGGI QUI).
Sotto accusa l’annoso ritardo del pagamento degli stipendi dei supplenti brevi, o saltuari, cioè quelli con contratti che si rinnovano di settimana in settimana per sostituire i colleghi in malattia.
I RACCONTI DEI SUPPLENTI SENZA STIPENDIO
In genere noi precari subiamo sempre gli sbalzi nei pagamenti, ma da un paio di mesi anche il servizio Noipa è andato in tilt e quindi non è stato possibile per le segreterie autorizzare i pagamenti.
E con tutte le spese che si hanno non è il massimo.
Ecco perché avevo pensato anche di dare qualche ripetizione per racimolare qualcosa.
A raccontarlo è una giovane insegnante precaria che arriva da fuori regione. Per iniziare a lavorare mesi fa in una scuola in provincia di Varese ha preso una casa in affitto ma è ancora senza stipendio. Per lei lavorare da mesi ha solo costi.
Sempre in provincia di Varese un’altra collega si trova divisa a metà: ha accettato due supplenze di poche ore ciascuna, in due diversi istituti scolastici. Lo ha fatto per arrivare ad avere uno stipendio pieno, ma ad oggi le arriva solo lo stipendio del primo contratto: un terzo del dovuto.
Anch’io mi trovo in una situazione simile – scrive – percepisco da settembre lo stipendio dalla scuola secondaria di primo grado dove ho uno spezzone di cattedra di 6 ore settimanali, ma non ho ancora percepito alcuno stipendio per il contratto firmato il 14 ottobre in un’altra scuola media per una supplenza di 12 ore settimanali. Ho 2 figlie a carico… non ho parole.
CHI RINUNCIA A INSEGNARE
Diversa la situazione di un insegnante precario di Varese città che lo scorso anno ha lavorato sul sostegno:
Attualmente sono in Naspi, e ho rifiutato un contratto di 3 mesi perché, dovendo rinunciare alla Naspi, non sarei potuto rimanere senza entrate fino ad aprile o maggio.
Chiaramente quasi tutti rifiutano supplenze brevi perché non può restare senza stipendio. Questa questione dei pagamenti a 3 o 4 mesi comporta un’ altra conseguenza. Chi accetta spesso, cioè quasi sempre, si mette in malattia immediatamente, perché è l unico modo per avere i soldi subito.
Situazioni paradossali generate dal disagio di non essere pagati per mesi per il lavoro svolto. Un problema grave su cui si sono attivati i sindacati che chiedono che sia creato un Fondo ad hoc e cambiato il sistema per il pagamento delle supplenze. Dei ritardi è poi accusato direttamente il Ministero delle finanze: «La burocrazia per arrivare ad autorizzare i pagamenti è lunga e capita che anche una volta raggiunto questotraguardo lo stipendio comunque non arriva perché mancano fisicamente i soldi per procedere a causa dei ritardi del Mef», spiega Michele Maglione, responsabile provinciale Scuola per la Cgil.
LA BEFFA DELLE FERIE NON PAGATE E NON GODUTE
Oltre a ricevere in ritardo di mesi gli stipendi, per gli insegnanti precari alla fine dell’anno scolastico c’è un’altra insidia: quella delle ferie non pagate e non godute.
Succede quando la scuola dà agli insegnanti supplenti la possibilità di scegliere se godere a giugno delle ferie maturate o se farsele pagare.
Io ho scelto, come tutti, la seconda – racconta un docente precario di Varese – Ma a fine giugno è arrivata una mail che diceva che non le avrebbero pagate. È arrivata chiaramente quando ormai le ferie non si potevano più prendere. L’anno scorso hanno fatto così con tutti gli insegnanti a contratto fino al 30/06. Chi aveva più esperienza ha preso ferie, ma solo nella mia scuola ci siamo cascati in 20 novellini, permettendogli di risparmiare i soldi che ci spettavano.
«Fino a qualche anno fa ai precari della scuola si dava al possibilità di monetizzare le ferie non godute, quelle che i colleghi in ruolo prendono ad agosto o a luglio – spiega Maglione della Cgil – Poi c’è stata una riforma in base alla quale i precari sono obbligati a prendere ferie durante i periodi di sospensione delle lezioni come ponti, vacanze di Natale o di Pasqua. Ma per chi ha la supplenza annuale avanza sempre comunque qualche giorno di ferie maturato e non goduto. E quelli vanno pagati, altrimenti si può attivare un ricorso».
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