La corte ha sciolto le riserve circa le eccezioni presentate dalle difese e legate all’effettiva natura dei reati che fra estorsioni, furti, lesioni e spaccio di droga vedono imputate una quindicina di persone a cui si somma l’aggravante di aver appunto agito con “metodo mafioso” alcun anni fa.

Nomi conosciuti nel panorama criminale locale, cognomi più o meno noti con assonanze legate alle ‘ndrine calabresi che secondo l’accusa, solo a evocarne esistenza e legami di parentela e vicinanza mettevano in soggezione le vittime.

Per smontare questa tesi però i difensori degli imputati avevano come si ricorderà sollevato appunto eccezioni procedurali che tendevano a far tornare il procedimento dinanzi al giudice per l’udienza preliminare di Varese che avrebbe deciso circa la procedura da seguire, eccezioni che sono state respinte da giudice collegiale e che vedono aggiornarsi il processo a metà di aprile.

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Nell’udienza di martedì 12 marzo dunque le parti hanno chiamato i testimoni: ce ne saranno quasi trenta invocati dal Sostituto procuratore della Dda di Milano Giovanni Tarzia oltre agli altri che invece sono stati chiamati dalle difese degli imputati.

Un ruolo invece importante in questo processo – hanno pure specificato i difensori intrattenuti coi giornalisti a margine dell’udienza – sarà ricoperto dalle intercettazioni di diversa natura effettuate durante le indagini preliminari, atti che dovranno venir acquisiti e dunque trascritti per un’analisi che la Corte dovrà operare al fine della formazione della