Colombo: “I libri non ci fanno paura”
Il sindaco di Sesto Calende, Marco Colombo, replica al suo predecessore Roberto Caielli
Il sindaco di Sesto Calende, Marco Colombo, replica al suo predecessore Roberto Caielli che nei giorni scorsi ha scritto una lettera «in difesa del buon nome di Sesto Calende e della sua cultura»
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«Nessuno mette in discussione il buon nome di Sesto Calende. Anzi, grazie alla mia amministrazione e su mio progetto Sesto Calende ha ottenuto il riconoscimento di città dal Presidente della Repubblica nell’anniversario dei 150 anni. Da due anni e mezzo, ovvero dall’inizio del mandato, ho lavorato alla diffusione della cultura all’interno della nostra città e i risultati sono evidenti, tangibili, davanti agli occhi di tutti. Abbiamo riaperto il museo civico, dopo 20 mesi di chiusura, abbiamo pulito, rifatto e riammodernato tutta la biblioteca comunale, non ho mai fatto mancare l’apporto finanziario per l’acquisto di libri e soprattutto ho reso la bilblioteca più dinamica e moderna con l’utilizzo di sistemi informatici, compreso il wi-fi con laccesso gratuito per tutti. È vero che c’era un progetto di ampliamento della biblioteca della precedente amministrazione, ma noi abbiamo scelto di riammodernarla, puntando sugli strumenti informativi e togliendo dalla biblioteca diversi servizi che non c’entravano nulla con la cultura. Vorrei, inoltre, ricordare che in questi due anni e mezzo abbiamo vinto un bando della Regione Lombardia di 170 mila euro, di cui 117 mila a fondo perduto, proprio per sviluppare il museo e la biblioteca. In una sola parola, la cultura a Sesto Calende. Forse è questo che dà fastidio all’ex sindaco, cioè il fatto che tutto ciò è stato pensato e realizzato in soli due anni e mezzo in cui abbiamo lavorato al servizio dei cittadini.
Vorrei rimarcare che i libri non ci fanno paura, come non ci fanno paura i giornali che tutti giorni attaccano. Questa mia forte presa di posizione dipende dalla continua mancanza di rispetto da parte delle bibliotecaria e di alcuni dipendenti comunali nei confronti dei cittadini, perché utilizzano il loro tempo non per erogare servizi, ma per fare politica attiva, denigrando l’amministrazione comunale.
Posso anche immaginare che cosa ha originato questa lettera di disperazione da parte dell’ex sindaco Caielli, che entrando in biblioteca non trova più i manifesti che inneggiano alla lotta politica o le foto di Che Guevara appese alla parete. Mentre, invece, si trova davanti a delle bellisime opere d’arte della collezione Cesare da Sesto, gentilmente donate dagli artisti che erano abbandonate in mezzo alla polvere nella soffitta del Comune.
Quindi se l’ex sindaco vorrà cambiare l’impostazione e la politica culturale della biblioteca, non deve far altro che candidarsi fra due anni e mezzo, termine in cui scadrà il mio mandato che rimetterò nelle mani dei cittadini. Per il momento, il sindaco, eletto democraticamente, sono ancora io ed per questo che ribadisco che la biblioteca deve essere un luogo di cultura e non di propaganda politica. Solo così tutti i cittadini si sentiranno liberi di venirci senza sentire un giudizio sul proprio pensiero».
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