Orsini: “Calano gli investimenti delle imprese perché Industria 5.0 non è giunta a compimento”
Sono tanti i temi affrontati dal presidente di Confindustria nazionale, tra cui industria 5.0, calo demografico e attrattività dei talenti: "Per colmare il gap con gli altri paesi europei, bisogna investire in ricerca, sviluppo e innovazione"
«Amo moltissimi i motori ed essere qui è un piacere grandissimo». Emanuele Orsini, presidente di Confindustria Nazionale, si deve essere rifatto gli occhi percorrendo la strada che conduceva all’assemblea di Confindustria Varese che quest’anno si è svolta nello stabilimento di Mv Agusta alla Schiranna di Varese. Una sfilata di moto che hanno fatto la storia del motociclismo mondiale fino agli ultimi modelli, vere icone del Made in Italy nel mondo.
Di fronte a questi gioielli, frutto di una solida tradizione e di una innovazione continuata nel tempo, la prima domanda di
Riccardo Haupt, direttore operativo di Will Media e Chora Media, non poteva che riguardare Industria 5.0. «È stato detto che ne negli ultimi tre trimestri gli investimenti dell’industria italiana sono diminuiti per varie ragioni – ha detto Orsini. – La verità è che la frenata arriva perché il decreto industria 5.0 non è arrivato a compimento. Una misriua che credo sarà vigorosa, anche se ad oggi stanno escludendo la parte degli energivori che per noi è un problema. Le misure pensate vanno mantenute per evitare di perdere il rapporto di fiducia tra imprese e istituzioni».
Orsini chiosa Roberto Grassi, presidente di Confindustria Varese, rispetto alla necessità di «avere misure strutturali, almeno a cinque anni, perché il Paese ha bisogno di prospettiva». Così come c’è bisogno di «avere certezze sui contratti riguardanti il Pnrr». C’è poi il tema energetico altra spina nel fianco degli industriali italiani che se paragonati ai loro colleghi devono confrontarsi con costi quasi insostenibili. La via secondo Orsini esiste e si chiama energia nucleare, rispetto alla quale «bisogna cambiare narrazione».
Il sistema-paese dà segnali incoraggianti rispetto alle coordinate che arrivano da Bruxelles e Orsini li indica, precisando che l’Italia in tema di transizione energetica e sostenibilità ambientale è già in linea con quanto chiesto dall’Europa.
Il tema calo demografico e le politiche per contrastarlo è al centro delle preoccupazioni degli industriali nazionali e varesini. Sia Orsini che Grassi citano l’importanza cruciale del capitale umano, ben sapendo che per attrarre talenti di livello bisogna fare investimenti. «L’Its è la via per formare nostri ragazzi – ha sottolineato il presidente di Confindustria Nazionale – ma per colmare il gap con gli altri paesi europei, a cominciare dalla Germania, bisogna investire in ricerca, sviluppo e innovazione».
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