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Nei fossili del Monte San Giorgio anche la più antica vespa finora scoperta

E non solo. Le campagne di scavo condotte dal Museo cantonale di storia naturale hanno permesso di ritrovare e studiare 248 insetti fossili, risalenti a 239 milioni di anni fa

insetti monte san giorgio

Il Dipartimento del territorio del Canton Ticino ha condiviso i contenuti di un articolo appena pubblicato sulla rivista scientifica Communication Biology, del gruppo Nature in cui è stato segnalato l’eccezionale ritrovamento di 248 insetti fossili, risalenti a 239 milioni di anni fa. Questi insetti sono stati portati alla luce durante le campagne di scavo paleontologiche condotte dal Museo cantonale di storia naturale (MCSN), tra il 2020 e il 2023, lungo il torrente Gaggiolo nei pressi di Meride. (Foto di Fabio Magnani, preparatore paleontologico presso il Museo cantonale di storia naturale)

Ricercatori del MCSN in collaborazione con Matteo Montagna, professore di entomologia generale dell’Università Federico II di Napoli e Giulia Magoga, ricercatrice presso lo stesso istituto, hanno descritto una fauna di insetti triassici, estremamente ben conservati. «Queste scoperte – si legge nella nota del Dipartimento – permetteranno di fare luce sull’evoluzione di alcuni gruppi di insetti a seguito dell’estinzione di massa verificatasi alla fine del Permiano, circa 251 milioni di anni fa. Nonostante le dimensioni molto ridotte (da 2 millimetri fino a 2.5 centimetri), questi fossili presentano un eccezionale stato di conservazione permettendo di osservarne i dettagli morfologici».

La diversità tassonomica ed ecologica dei gruppi che compongono questa fauna è elevatissima; infatti, sono stati trovati sia gruppi di acqua dolce, come libellule e tricotteri, sia terrestri, come blatte, cimici e vespe. Da segnalare il ritrovamento della più antica vespa finora scoperta (Magnicapitixyela dilettae) e di una femmina di blattoideo conservata con gli organi riproduttivi (ooteca e ovopositore). Particolarmente intrigante è la presenza di elementi di forma tondeggiante sull’addome di diversi esemplari di dittero; potrebbe trattarsi di strutture riproduttive dell’insetto stesso, oppure di spore di muschi primitivi. Se studi futuri confermassero la seconda ipotesi, questi fossili testimonierebbero la prima evidenza di un coinvolgimento degli insetti nella dispersione di unità riproduttive delle piante, aprendo quindi nuove ipotesi riguardo l’evoluzione dell’impollinazione.

Grazie a questi ritrovamenti già ad aprile è stato descritto il primo esemplare completo di una famiglia di insetti ormai estinta, il Merithone laetitiae, pubblicato sulla rivista scientifica Swiss Journal of Palaeontology. «L’eccezionale conservazione e diversità di questi fossili offrono una rara finestra sul passato – sottolinea la nota dell’istituzione ticinese – rivelando l’eccezionale capacità di adattamento di alcuni gruppi di insetti al più drastico evento di estinzione di massa avvenuto sulla Terra, che causò la scomparsa di circa l’80% delle specie viventi. Questa straordinaria collezione di fossili, conservata al MCSN, contribuisce in modo significativo alla comprensione dell’evoluzione degli insetti e sottolinea l’importanza del sito UNESCO del Monte San Giorgio come luogo di interesse mondiale, non solo per i suoi vertebrati, ma anche per la ricerca paleontologica in ambito entomologico».

Pubblicato il 29 Agosto 2024
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