“Abbiamo passato due settimane al Cern di Ginevra. Ecco cosa abbiamo visto”
Ambra ed Enrico, due studenti dell’IIS Carlo Alberto Dalla Chiesa di Sesto Calende, sono stati scelti per un tirocinio di due settimane presso il CERN di Ginevra. Di seguito il report tra visite, Fisica e futuro
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Europa affrontò una crisi scientifica senza precedenti: molti studiosi – già durante la belligeranza – erano emigrati negli Stati Uniti e il continente aveva perso il suo primato nella ricerca. Ridotta drasticamente della sua influenza, l’Europa aveva perso il monopolio della produzione scientifica, prima detenuto da secoli. Tuttavia, dopo il conflitto, malgrado la ‘cortina di ferro’, fu proprio la scienza a fare da collante tra le nazioni e a favorire la nascita della prima istituzione comune a trazione europea: il CERN (Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare).
Fondato nel 1954, quasi un decennio dopo Hiroshima e Nagasaki, il CERN nasce a Ginevra come laboratorio scientifico dalla visione pacifica e collaborativa. A settant’anni di distanza, lo spirito originario è rimasto intatto. Il CERN oggi conta più di 17.000 collaboratori provenienti da oltre 110 paesi e ha introdotto innovazioni che hanno cambiato il mondo, prime fra tutte la creazione del World Wide Web (WWW) ad opera dello scienziato Tim Berners-Lee nel 1989, e le ricerche su fusione e materiali superconduttori.
Visitare il CERN è un’esperienza unica, resa ancora più speciale quest’anno, in occasione delle celebrazioni per il settantesimo anniversario.
L’Italia vanta una discreta rilevanza, ieri come oggi, all’interno dell’organizzazione. Infatti, è stata tra i dodici paesi fondatori nel 1954 e il fisico italiano Edoardo Amaldi ne fu il primo segretario generale. Oggi, il nostro paese è il quarto principale finanziatore del CERN e la nostra connazionale Fabiola Gianotti è al suo secondo mandato come direttore generale.
Essere al CERN significa immergersi nella storia della fisica moderna. Tra i suoi spazi immensi, – spesso informali – è facile girare l’angolo e trovarsi davanti all’ufficio che fu di Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica ed ex direttore generale o perdersi uscendo dalla mensa e ritrovarsi nell’Auditorium dove fu annunciata la scoperta del Bosone di Higgs.
La pioggia, compagna di viaggio verso Ginevra, non ha reso l’arrivo meno impressionante. Il CERN è organizzato in due grandi centri, simili a due piccole città: il sito di Meyrin, al confine tra Francia e Svizzera, e quello di Prévessin, a pochi chilometri di distanza, in territorio francese. L’internship – un’opportunità unica – ha permesso di conoscere da vicino il CERN, grazie a incontri con il personale, il supporto del tutor, le attività assegnate, la ricerca in autonomia e la presentazione di un progetto dedicato.
Tra le visite più significative quella al Centro di Controllo (CCC), un open space diviso in quattro isole di monitoraggio da cui vengono gestiti gli esperimenti. Tappe rilevanti – poi – al museo di ATLAS, uno dei nove rivelatori di particelle costruiti per il Large Hadron Collider e a ISOLDE (Isotope Separator On-Line Device) un laboratorio di Meyrin dove vengono prodotti nuclei atomici radioattivi. Altro luogo da non perdere il museo scientifico interattivo Science Gateway – con i suoi spettacolari tunnel sospesi – progettato da Renzo Piano.
Le due settimane sono state costellate di momenti diversi e preziosi: dalle corse per prendere le navette, alla tisana serale nei dormitori, fino alla presentazione del progetto finale. Un mosaico di tanti momenti che ci ha permesso di vedere il CERN non come un concetto astratto, ma come una realtà viva fatta di persone e luoghi. Ultime, ma non per importanza, le persone conosciute – a partire dal nostro tutor William Andreazza – che hanno reso speciale questo percorso. Siamo stati accolti e accompagnati in ogni fase, potendo conoscere non solo professionisti altamente qualificati, ma anche e soprattutto giovani appassionati che vivono il loro quotidiano rapporto con la scienza.
Le lingue ufficiali al CERN sono due: inglese e francese. Tuttavia, penso di averne individuata una terza: la scienza, una lingua comune e ambiziosa che caratterizza chi non smette mai di voler rispondere alle esistenziali domande del nostro Universo.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.