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Quali sono i confini dell’inclusione? L’opinione di Enzo Brogi de “Il Tirreno”

In Toscana ha suscitato dibattito la scelta del corso di nuoto organizzato da UISP per donne musulmane, con la conseguente chiusura della piscina agli utenti uomini

musulmane piscina | foto generata con AI

Ha sollevato un’accesa polemica il corso di nuoto per sole donne organizzato dalla Uisp a Figline Valdarno (Firenze) nella piscina comunale. Tale piscina, il martedì, alle 8.30, viene riservata alle donne, così da consentire alle donne musulmane di partecipare a un corso di nuoto. Gli operatori sono tutti al femminile e, durante l’attività, nella struttura non entra nessun altro all’infuori delle istruttrici. Al momento sarebbero sette le donne ad aver già aderito. Gli uomini devono rimanere fuori dall’impianto. Inclusione o ghettizzazione? I parerei si dividono.

«Mi sono avvicinato a questa questione perché è nato un dibattito nella nostra zona relativamente alla richiesta di queste donne mussulmane di poter fare attività di nuovo in una piscina pubblica, ma in riservatezza e senza presenza maschile» spiega Enzo Brogi, che oltre che essere un giornalista e uno scrittore, ha coperto anche il ruolo di sindaco nel comune di Cavriglia, alle porte del Chianti, ed è stato consigliere regionale in Toscana per due legislature.

«La Uisp ha ritenuto che potesse essere importante, piuttosto che negare l’accesso, limitarlo alle sole donne, musulmane e non. Quindi la piscina, per un paio di ore alla settimana, è aperta per tutte le donne, ma chiusa per tutti gli uomini. Il tema ha aperto il dibattito. C’è stato chi ha detto che così si fa discriminazione, perché si escludono gli uomini. E chi ha definito la scelta giusta, in quanto consente finalmente alle donne musulmane di andare in piscina. Ahimè, io non sono giovanissimo, quando andavo a scuola i maschi avevano un accesso riservato. Oggi non è più così: bisogna dar tempo alle altre culture di modificare le cose. Nel frattempo, si possono trovare soluzioni, come quella di Figline Valdarno».

Crede che anche altri Comuni decideranno di riservare la piscina alle sole donne per qualche ora alla settimana? «Se ciò avvenisse, credo che sarebbe utile per favorire il processo di inclusione, sempre qualora arrivasse la richiesta da parte delle donne – continua Brogi -. In alternativa, le donne di fede islamica non possono entrare in piscina, cosa che a mio parere è peggio. Parliamo infatti di donne che, anche a causa dell’abbigliamento, non fanno molto sport. Donne che, di conseguenza, non conoscono i benefici dell’attività fisica. Capisco che non è facile accettare l’idea che, per fare inclusione, qualcuno debba stare fuori, in questo caso gli uomini, ma ci troviamo di fronte a una cultura, quella islamica, molto diversa dalla nostra, che ha codici diversi da decifrare».
Starebbe a noi, dunque, fare un sacrificio e un passo indietro. Ma è giusto o sbagliato?

SPECIALE UISP – Tutti gli articoli di VareseNews

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Pubblicato il 20 Novembre 2024
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