Crisi Beko Europe, il consiglio di Sesto Calende: “Solidarietà e fronte comune dal territorio”
La stato di agitazione alla Beko è stato discusso in apertura del consiglio. Si valutano assemble pubbliche e tavoli di lavoro. Il sindaco Giordani: "Un patrimonio che non può andare disperso. Non mancheranno i passi istituzionali rispetto alla provincia e gli altri Comuni"
La crisi della Beko è al centro del dibattito anche nel consiglio comunale di Sesto Calende, riunitosi ieri sera – giovedì 28 novembre – e che ha visto la delicata situazione dello stabilimento di Cassinetta di Biandronno (oltre che di Comunanza e Siena) come primo punto all’ordine del giorno, durante la fase delle comunicazione del sindaco.
La stessa prima cittadina Elisabetta Giordani ha definito infatti come la comunicazione “urgente“, motivo per cui il suo intervento – a cui sono seguiti quelli di Marco Limbiati di Fratelli d’Italia e Marco Colombo per Siamo Sestesi (Lega e Forza Italia) – non è stato come da tradizione posto in chiusura della seduta.
«La provincia di Varese ha una storia produttiva e industriale, legata in particolare a Cassinetta e Comerio, dove sono stati prodotti che hanno fatto la storia degli elettrodomestici – così Giordani -. Attorno a Ignis e poi Whirpool sono nate poi altre aziende medio-piccole che ne rappresentavano l’indotto e che grazie a essa potevano prosperare. Quest’esperienza industriale è stato un vanto per il Paese, per Varese e la sua provincia, creando un forte senso di appartenenze tra le persone e del sistema socio-economico locale. La produzione di elettrodomestici è sempre stata un’eccellenza riconosciuta anche fuori dai confini italiani».
Per il sindaco, e per l’unanimità del consiglio comunale quello di Cassinetta di Biandronno è «un patrimonio che non può andare disperso». «Il passaggio da Whirpool a Beko aveva da subito aperto interrogativi sul futuro dell’azienda – prosegue sempre Giordani -, ma le ultime notizie sulla chiusura di alcune linee e la riduzione della produzione rappresentano oggi una minaccia economica e personale di miglia e famiglie, alcune delle quali residenti anche a Sesto Calende. Come Sindaco mi impegno a far fronte comune con gli altri sindaci del territorio affinché vengano preservati posti di lavoro, il tessuto economico-produttivo e il grande indotto derivante dallo stabilimento. Mi unisco alle iniziative che provincia e prefettura stanno portando avanti con Regione Lombardia e Governo a salvaguardia dei posti di lavoro, perché questa preoccupante situazione che coinvolge il nostro territorio e i nostri lavoratori si possa risolvere. Esprimo solidarietà mia e di tutto il consiglio comunale di Sesto Calende ai lavoratori Beko attualmente in agitazione, nella speranza di una soluzione equa e in tempi brevi».
Alle parole di Giordani sono seguite quelle dai banchi dell’opposizione. A partire da Marco Limbiati di Fratelli d’Italia, che, nella sua analisi, ha parlato di “saccheggio industriale” ai danni delle eccellenze italiane: «La crisi in atto non riguarda solo i 541 esuberi annunciati nel settore refrigerazione, né i circa 250 lavoratori impiegati a rischio. Si tratta di un colpo profondo che mette in discussione il futuro di un polo industriale che impiega oltre 2200 lavoratori diretti e coinvolge un indotto che sfiora le 6mila persone. I numeri parlano chiaro: siamo di fronte a una catastrofe economica e sociale. Anche se Cassinetta non è territorio del nostro Comune, non possiamo ignorare le conseguenze di questa crisi. Molti lavoratori sestesi potrebbero essere direttamente coinvolti, o lo saranno le loro famiglie e la nostra comunità, che già si misura con le difficoltà di un contesto economico complesso. Questa crisi non è un caso isolato. La vicenda Beko si inserisce in un fenomeno più ampio, quello del “saccheggio industriale” condotto da gruppi stranieri che acquisiscono eccellenze produttive italiane per poi smantellarle e trasferire altrove competenze e lavoro. Il nostro territorio, da sempre espressione di professionalità e innovazione, non può continuare a subire passivamente questi attacchi».
L’ultimo a prendere la parola è stato infine l’ex sindaco Marco Colombo, oggi anche lui consigliere d’opposizione per Siamo Sestesi, gruppo che ha abbandonato in anticipo l’aula in segno di protesta prima del termine del consiglio comunale, quando il consigliere di maggioranza Pietro Ferrario ha presentato un’interpellanza sul project financing, argomento che aveva scaldato gli animi nel consiglio comunale di settembre. Il punto ha occupato quasi un terzo dell’intera seduta (la discussione, la protesta («una stagione illiberale») e la risposta dall’amministrazione sono visibili integralmente attraverso Civicam a partire dal minutaggio 1:05:15).
Tornando alla crisi della Beko, Colombo ha espresso anche lui vicinanza ai lavoratori del Gruppo Beko. «Mi preoccupa la risposta del consiglio di Sesto Calende – sottolinea Colombo -. Mi sarei però aspettato di più, magari un consiglio comunale aperto con tutti gli imprenditori di Sesto Calende per rendere la città il primo paese del territorio a fare qualcosa di bello per i dipendenti coinvolti, in primis per i sestesi che lavorano in questa azienda. Oltre ai due bellissimi comunicati letti, la mia proposta è di fare una mozione insieme per discutere anche al di là della comunicazione e convocare un consiglio comunale aperto. Gli imprenditori sestesi sono lungimiranti e hanno bisogno di mano d’opera, se le trovano nel territorio di Sesto Calende sapranno essere sicuramente generoso».
«Non avevo dubbi che il mio comunicato trovasse piena vicinanza in tutti i membri del consiglio – chiosa Giordani dopo l’intervento di Colombo -. Possiamo aprire un tavolo di lavoro, fare un’assemblea pubblica, cercare di fare qualcosa di concreto. Da parte mia non mancheranno i passi istituzionali rispetto alla provincia e agli altri Comuni. Mi fa piacere che il consiglio comunale in toto abbracci quest’impegno in un momento di grande crisi».
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