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“Nessuno fa un museo da solo”. La lettera di Cristina Miedico agli angeresi

Non è passato inosservato che alle celebrazioni per i cinquant'anni del museo archeologico mancasse proprio l'ex curatrice, la persona che l'ha guidato per dieci anni e che ha contribuito alla sua rinascita. La sua risposta agli angeresi è un ringraziamento a tutta la collettività

cristina miedico angera

Sabato pomeriggio il Museo Archeologico di Angera ha celebrato i suoi primi cinquant’anni di storia con un convegno e un momento istituzionale. Il pensiero di molti è andato alla persona che più di ogni altra, negli anni passati, si è spesa con competenza e passione per il suo rilancio e l’avvio di una serie di progetti collegati (tra tutti il museo diffuso) ma che malgrado questo non figurava tra i relatori dell’incontro, Cristina Miedico. A distanza di due giorni è la stessa Miedico, ex curatrice del museo, a ricordare, con una lettera ai cittadini angeresi, che il cammino per il rilancio della cultura locale è frutto di una collaborazione estesa e partecipata da parte di tutta la comunità.

Pubblichiamo di seguito la sua lettera aperta. 


Carissimi e carissime Angeresi
Mi state chiamando e scrivendo in tanti per sapere se sto bene e come mai sabato mattina, 16 novembre 2024, non ero con voi a festeggiare i 50 anni del Museo, rispondo qui sperando così di raggiungere ciascuno di voi.

La risposta è semplice, il Comitato scientifico del convegno ha valutato non necessario un mio contributo alla mattinata e ho ritenuto corretto rispettare la loro decisione, ringrazio la Sindaca Marcella Androni per l’invito personale, ma avevo ormai preso un altro impegno altrove.

Quello che avrei voluto dire riguarda voi, avrei voluto ringraziarvi perché ad Angera ho trascorso 10 anni splendidi, ho imparato tantissimo, ho lavorato tantissimo, qualche volta ho dormito in Museo, qualche volta ci ho perso le notti e sulla sua poltrona ho allattato i miei figli.
Avrei voluto raccontare il lavoro collettivo fatto in quegli anni, perché nessuno fa un Museo da solo, perché i Musei, soprattutto quelli locali, appartengono alla comunità che partecipa alle sue attività e ai suoi progetti.
Avrei ringraziato tutti i presenti, gli altri relatori, perché ciascuno di loro ha avuto meriti fondamentali nella vita del museo.
Avrei ricordato la decisione di Magda Cogliati di restituire il Museo alle scuole e alla cittadinanza, perché dalla sua decisione derivò il mio arrivo ad Angera.
Avrei raccontato il ruolo fondamentale di Carlo Liborio, senza il cui assiduo lavoro al mio fianco, anche se non visibile, io da sola non avrei potuto fare nulla.
Avrei ricordato Nadia Contini, senza la quale pochissimo sarebbe stato possibile, per il Museo e per tutta l’area turistica.
Avrei ringraziato tutti i dipendenti del Comune, perché ogni attività richiede innumerevoli atti amministrativi, movimentazioni, riparazioni, montaggi, pulizie, salvataggi rondini, e loro hanno sempre lavorato con il Museo con grande spirito di servizio.
Avrei ricordato tutti i sindaci e soprattutto le Assessore che hanno dato l’anima per il Museo, nei dieci anni in cui ne ho tenuto la direzione scientifica, in particolare Valeria Baietti.
Avrei ricordato Marco Maioli, cui è dedicata la vetrina tattile che lui ha aiutato a realizzare, oltre all’immenso patrimonio delle sue ricerche e collezioni donato al Museo.
Avrei ricordato Luciano Besozzi, fondamentale e generoso mentore della storia locale.
Vi avrei raccontato di quando Ugo Violini mi invitò a pranzo per dirmi che voleva regalare qualcosa al Museo, e scoprii pezzi di scavi ottocenteschi e soprattutto i carteggi di Luigi Pigorini, suo avo, che legarono indissolubilmente il Museo di Angera e quello di Roma.
Avrei ricordato il lavoro svolto con tanti, tra cui Remo Cardana, per portare il Museo nelle vetrine della via Greppi e per trasformare il patrimonio angerese in un Museo Diffuso di comunità.
Avrei ringraziato tutti i cittadini che accettarono di aprire le loro case alla comunità, per raccontarne la storia collettiva.
Avrei ricordato Filippo Gambari, indefesso sostenitore del museo e inarrivabile guida professionale e intellettuale per tanti.
Avrei parlato dei restauri e dei tanti progetti realizzati in sintonia con Barbara Grassi, funzionario della Soprintendenza per molti anni del mio lavoro ad Angera, oltre che prima del mio arrivo.
Oltre ai presenti, avrei ringraziato tutti i professori, professoresse, studiosi e studiose di varie università o indipendenti, colleghi di numerosi musei, associazioni, che hanno collaborato alle ricerche, alle conferenze, ai laboratori didattici e alle pubblicazioni del museo, elencarli tutti è impossibile, parliamo di un centinaio di persone almeno.
Avrei ringraziato tutte le maestre e professoresse di Angera, i responsabili dell’oratorio, grazie alle quali e ai quali la storia antica locale è giunta ai giovani angeresi, con cui venne realizzato il Museo Diffuso dei Ragazzi, MirabilAngera.
Abbraccio le donne che con me hanno danzato la danza delle Matrone e le signore angeresi che mi hanno insegnato una preghiera: ‘Santa Liberata fa che l’uscita sia dolce come l’entrata’.
Avrei invitato Fabrizio Giussani, ringraziandolo, per aver ripreso quasi tutte le 60 e oltre conferenze di quegli anni, molti CDRom dovrebbero essere ancora in Museo.
Avrei ringraziato tutte le collaboratrici e in particolare Patrizia Cattaneo e Melissa Proserpio che tanto hanno dato di loro al Museo, tempo, competenze, passione.
Avrei ricordato quel messaggio mandato ad Andrea Ravo Mattoni via Facebook, che rispose venendo con entusiasmo a porre ad Angera una tappa della sua Pinacoteca a cielo aperto, Il fanciullo di Angera, che gli portò grande fortuna e lui, memore, realizzò per la città altre sei opere.
Avrei ringraziato il Panificio Giombelli, i ristoranti Nettare di Giuggiole e Il Porto per aver costruito con noi il progetto dedicato al Pane di Angera, la ProLoco e ProLogo, bar, pizzerie e gelaterie per aver offerto caffè e rinfreschi, del Torchio e la Sodexo per aver elaborato con noi i Menù delle Conferenze Archeo&Food, Carola Caputo per i Gioielli di Angera, la Compagnia Roggero per lo spettacolo dedicato allo stemma visconteo di Angera e non solo, Alberto Senaldi, SlowFood Varese, Cascina Piano, Rossi di Angera, Azienda agricola Le Sinergie, Popolamento ittico di Ranco, Gianluigi Genoni, Luca Colombo, Patrizia Patzos, i ragazzi e gli anziani che hanno lavorato al Vocabolario del dialetto angerese, La Compagnia dei Piott, il Corpo Musicale Angerese Santa Cecilia, Quelli del ’63, il Lago Cromatico, Mangia_bevi_bici, Gariwo, Unicef, Emergency, per i numerosi eventi realizzati insieme.
Elena Poletti del Museo di Mergozzo e Mauro Squarzanti del Museo di Sesto Calende per le tante collaborazioni e i reciproci scambi.
Ans Descrivedendo, l’Istituto dei ciechi di Milano e l’interprete LIS Desirè Donderi che ci hanno aiutato a rendere il Museo più accessibile.
Il falegname Brovelli di Angera che costruì i giochi del Museo dei Bambini, la Fa&Mi che fornì le luci a led, OMSC di Angera per i tanti basamenti costruiti insieme.
Avrei ringraziato la stampa locale per averci seguito con tanta attenzione, in particolare Maria Carla Cebrelli.
Se ho dimenticato qualcuno me ne scuso, ditemelo, e lo inseriamo.

Avrei ringraziato ogni cittadino e cittadina angerese che, almeno una volta in 10 anni, ha partecipato ad una attività del Museo Archeologico e Diffuso.

Avrei sentitamente ringraziato, a nome di tutta la comunità, Annamaria Ravagnan e Mariagrazia Diani, insieme alle figure apicali che si sono succedute in Regione Lombardia, perché tutte le attività svolte in quei 10 anni sono state possibili anche grazie al fondamentale contributo di Regione Lombardia, che ha finanziato e affiancato ogni progetto, permettendoci anche la pubblicazione di almeno 6 volumi, che trovate tutti anche online insieme a svariati altri contributi su riviste internazionali.

In quei 10 anni il Museo è tornato nel cuore della Comunità, non per caso, ma in aderenza ai principi della Convenzione di Faro e del Museo Partecipato, grazie al lavoro di tantissime persone.
La comunità angerese tutta è entrata in quei 10 anni nel mio cuore e in quello di tutta la mia famiglia, e lì resta.

Avrei infine ringraziato i miei figli, per le ore tolte a loro, per dedicarle a voi, mio marito, per avermi appoggiato sempre, permettendomi di portare Angera ai convegni internazionali, ICOM e non solo, in Giappone, Messico, Germania, Spagna, Portogallo e in molte città italiane, e mia madre, che se ci fosse ancora sarebbe venuta sicuramente con me.

Auguro quindi al Museo degli Angeresi un futuro altrettanto ricco e stimolante.

Io, dopo aver lavorato un paio d’anni a Roma, ora sono una delle conservatrici delle raccolte archeologiche del Comune di Milano e potete trovarmi in ufficio al Castello Sforzesco di Milano.

Spero di rivedervi presto.

Un forte abbraccio

Cristina Miedico

Pubblicato il 18 Novembre 2024
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