Frontiere sempre più virtuali, valichi aperti 24 ore su 24
Succederà da giovedì 15 ai due valichi di Clivio, Bellavista e San Pietro e a quelli di Saltrio, di Luino Fornasette, di Cremenaga, di Biegno e di Palone prima sottoposti ad orario di chiusura
Diventano sempre più virtuali le frontiere tra Italia e Svizzera. Giovedì 15 ottobre 2009 sette valichi varesini smetteranno di chiudere alle otto o alle dieci di sera come è sempre successo ma resteranno sempre aperti, 24 ore su 24, sette giorni su sette. Succederà ai due valichi di Clivio, Bellavista e San Pietro e a quelli di Saltrio, di Luino Fornasette, di Cremenaga, di Biegno e di Palone prima sottoposti ad orario di chiusura.
Un significativo cambiamento di abitudini nato con l’applicazione degli accordi di Schengen, che regolano la libera circolazione delle persone tra UE e Confederazione elvetica, e che avevano già eliminato i controlli di polizia, per l’identificazione delle persone, qualche mese fa. A presidiare i valichi, dopo l’entrata in vigore del trattato, sono rimasti gli uomini della Guardia di Finanza: a loro resta infatti il controllo delle merci e della valuta, per le quali non esistono, come ben si sa, accordi di libera circolazione.
«Dal giorno seguente l’applicazione del trattato abbiamo cominciato a studiare quale fosse il comportamento più razionale da tenere, per consentire di presidiare il territorio ed effettuare i doverosi controlli ma anche di consentire, come il trattato prevede, il più possibile la circolazione delle persone – spiega il generale Antonino Maggiore, comandante della Guardia di Finanza varesina – Tenere chiuso le frontiere non era razionale. Presidiare 24 ore su 24 frontiere che non avevano mai avuto un controllo così esteso, nemmeno. Il risultato è la scelta di “controllo dinamico del territorio”, che prevede l’apertura continua della dogana ma la presenza dei militari in orari non definiti e non noti: Un metodo per mantenere il timore del controllo a chi fosse intenzionato a violare le leggi sul trasporto delle merci o della valuta».
La Lombardia è la prima regione di confine ad applicare questo genere di decisioni, e Varese è decisamente la più coinvolta nella rivoluzione: oltre ai sette valichi provinciali infatti sono stati “aperti” definitivamente solo quello di Drezzo, nel comasco, e quello di Forcora di Livigno in provincia di Sondrio. «Siamo i primi e stiamo mettendo in atto una sperimentazione, che siamo convinti potrà essere resa definitiva dopo i primi mesi di prova – spiega Bruno Basile, direttore dell’Ufficio Dogane di Varese – Malpensa – in aiuto a chi passa i valichi metteremo inoltre cartelli e depliants che spiegano i limiti vigenti al trasporto di merci e valuta, che ricordo non sono affatto liberi di circolare come le persone».
Una regola spesso sottovalutata, che si rischia molto spesso di violare. Nel caso di merci, per esempio, la franchigia valida per tutta Europa è di 300 euro (vedi carta del viaggiatore, nel sito dell’agenzia delle dogane ): come dire che un cappotto di marca da Foxtown non è esportabile. «Una regola che per chi abita entro 10 chilometri dalla frontiera e fa degli acquisti nei paesi contigui al confine italiano diventa ancora più rigida, in forza di vecchi accordi anni ’50 tra Italia e Svizzera: in questo caso non si può portare in Italia più di 50 euro di merce al giorno» precisa Maurizio Di Nicuolo, direttore sostituto dell’Agenzia delle Dogane.
Un ufficio delle dogane sarà garantito, in questi valichi, in ogni caso dalle 8 alle 18: nelle ore cioè in cui si sbrigano le pratiche doganali in senso stretto, per l’esportazione di materie prime e merci e per il passaggio “tax free”. «La parte più strettamente amministrativo – commerciale sarà comunque assicurata, in orari d’ufficio» ha assicurato il direttore Basile.
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