Quando Martin Mystère indagò sulla Tana del Lupo
Di fantasmi, storie fantastiche e leggende è ricca la nostra provincia. Un vecchio numero del fumetto fu ambientato proprio sulle rive del Lago tra le cittadine di Angera e Arona
Una grotta sulle rive del Lago Maggiore da cui accedere a un magico mondo parallelo. E poi ancora culti di divinità pagane e riti dei Celti, massicci altari preistorici, antichi talismani e simboli misteriosi. La leggenda del fantasma di Manigunda, la nobildonna Longobarda il cui spettro aleggerebbe ancora oggi tra le mura del monastero di Cairate non è che una delle tante storie fantastiche di cui è ricca la nostra provincia. Complice il lago, le sue colline, l’antica Rocca e il passato, la cittadina di Angera ne conta a decine. E a una di queste è ispirata un’inchiesta d’autore. Non stiamo parlando di Voyager o Mistero ma del vero detective dell’impossibile, il mitico "Martin Mystère". "La signora del lago" è il titolo dell’avventura numero 138 (pubblicata nel settembre del 1993 nella collana "Misteri italiani") in cui il professore, nato dalla fantasia del fumettista Alfredo Castelli, si trova ad affrontare un enigma: trovare l’entrata dell’ "altro mondo". La vicenda è ambientata inizialmente ad Arona, la cittadina gemella sulla riva opposta a quella angerese. Tra le illustrazioni troviamo immagini molto dettagliate: si possono riconoscere la statua di San Carlo (il San Carlone) che sovrasta il paese piemontese, il corso e i negozi del centro storico, il lungolago con il monumento al barcaiolo e l’hotel Atlantic.
La storia porterà poi i personaggi ad attraversare il lago e a spostarsi ai piedi della Rocca dove in effetti una grotta esiste ed ha fatto da scenario ad antichissimi ritrovamenti, l’Antro di Mitra o Tana del Lupo. Sarà quella al termine dell’indagine del detective la porta del mondo delle fate che permetterà a Mystère di incontrare Merlino. Un’avventura avvincente, ma può essere tutto frutto della fantasia del fumettista? Non proprio. Una vecchia leggenda vuole che la grotta di Angera, nota per essere stata nell’antichità il luogo prediletto per il culto del dio pagano Mitra (documenti e reperti sono conservati nelle sale del museo archeologico di Angera), rappresenterebbe un’apertura verso altre dimensioni. Un passaggio magico che, si narra, ogni cento anni si aprirebbe all’ingresso della caverna. Quale sia quel giorno però, nessuno l’ha ancora scoperto.
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