Da Hilary Swank a Scamarcio: a Locarno è tempo di festival
Undici notti di grande cinema, proiezioni ed eventi. Si apre oggi la 72edizione della rassegna
Il grande cinema torna in Ticino: si apre oggi la 72edizione del Locarno Film Festival.
Tanti gli ospiti attesi in piazza Grande tra cui anche Hilary Swank, Alba Rohrwacher e Emanuelle Béart. Con loro, nel corso degli undici giorni di Festival, palcoscenico e piazza saranno uno splendido specchio e cornice del grande cinema internazionale, con volti amati dal grande pubblico nonché autori che hanno lasciato un segno nella storia della settima arte e in quella del Locarno Festival: John Waters, SONG Kang-ho, BONG Joon-ho e Joseph Gordon-Levitt. Tra gli ospiti della rassegna locarnese anche l’attore italiano Riccardo Scamarcio. Qui tutti i nomi
I primi passi sul tappeto rosso della Piazza Grande saranno quelli di Alba Rohrwacher e Riccardo Scamarcio, accompagnati di fronte agli ottomila da Ginevra Elkann. Loro i volti e lei la firma di Magari, opera prima della regista italiana che forte di una recente ma già forte esperienza da produttrice ha deciso di muovere il passo verso la macchina da presa. Il film italo-francese racconterà alla Piazza una storia di famiglia italiana, di inizio anni ’90: tre fratelli, un divorzio, un’infanzia.
Tra le altre pellicole da non perdere il racconto della difficile maturità “sorvegliata” di Lise, accusata dell’omicidio della sua migliore amica (La Fille au bracelet, di Stéphane Demoustier), che sarà preceduta dai gesti e dalle pennellate in 16mm di Basim Magdy, artista egiziano che preleva il mondo reale per poi rielaborarlo tra ippopotami e calamari (New Acid). Puntuale poi l’appuntamento con il sottile filo della tensione, con 7500 che vedrà Joseph Gordon-Lewitt nei panni del protagonista del film di Patrick Vollrath e ospite della Piazza, o nel mezzo dell’Africa, insieme a Camille, fotoreporter sospesa tra la forza di un ideale e la violenza di una guerra civile nelle immagini dirette da Boris Lojkine. Sospesa sarà anche Maud, l’architetto di Notre dame di Valérie Donzelli, invischiata in un concorso vinto per sbaglio e travolta da sentimenti in rivoluzione. Sentimenti che impastano, tolgono il fiato e incendiano la passione, simili a quelli dietro le sbarre di un carcere che dominano Nicoline e Idris, psichiatra e stupratore, protagonisti di una storia ritmata da intelligenza e psicopatia (Instinct, di Halina Reijn). In Piazza Grande poi si chiuderà una trilogia, la trilogia schizofrenica e solitaria di Fabrice du Welz, che con Adoration completerà il cerchio iniziato con Calvaire e continuato con Alleluia. Non poteva che servire una Piazza Grande per contenere le 500 ore di materiale inedito che la famiglia del Pibe de Oro ha affidato alla capacità di sintesi di Asif Kapadia per il suo Diego Maradona. Manca qualcosa? Sì, le risate e la paura. Le risate dell’estate schizofrenica di Daniel, tra i Metallica nelle cuffie e la mamma bibliotecaria in casa (Days of Bagnold Summer di Simon Bird) e la paura del gran finale firmato dal maestro del j-horror giapponese Kiyoshi Kurosawa, che attraverserà l’occidente con To the Ends of the Earth. Poi, dulcis in fundo, manca ancora la notte dei 160′ di Quentin. La notte di Once upon a time… in Hollywood, due ore e mezza di Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Dakota Fanning, Al Pacino, Kurt Russell, Luke Perry e molti altri. Una notte che ne vale undici, undici notti che valgono un Festival.
Da non perdere anche le Crazy Midnight, le seconde proiezioni delle notti che valgono doppio, tra follia in 16:9 e voglia di rimescolare le carte del cinema. Sono le notti di Cecil B. Demented, del Pardo d’onore John Waters, del meraviglioso delirio di Die fruchtbaren Jahre sind vorbei di Natascha Beller, del trionfo sudcoreano Salinui chueok (Memories of Murder) di BONG Joon-on, di THE NEST (Il Nido) di Roberto De Feo, di Greener Grass di Jocelyn DeBoer e Dawn Luebbe e di Coffy di Jack Hill.
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