Il presidente della Provincia Lincio scrive a l Premier Conte: “Vengano tutelati i frontalieri”
La lettera è stata inviata a tutti i sindaci e al Governatore Cirio
Signor Presidente del Consiglio,
come Presidente di una Provincia di confine, sto vivendo con apprensione, insieme a molti concittadini, questa emergenza epidemica che sta cambiando il nostro modo di vivere e lavorare.
Le difficoltà cui si trovano a dover lavorare in questi giorni tantissimi lavoratori frontalieri che, preoccupati per la loro salute alla luce delle pochissime misure attuate dal Canton Ticino stanno contattando Sindaci e Istituzioni, mi costringono a scrivere questa missiva.
La diversità di provvedimenti attuati per il contenimento del Covid-19 da parte delle autorità elvetiche rispetto a quelle italiane, oltre a esasperare i frontalieri, rischia di divenire in un prossimo futuro la prima causa di un contagio di ritorno.
Parecchi datori di lavoro ticinesi hanno imposto ai frontalieri di trasferirsi al di là del Confine per un po’ di giorni al fine di assicurare la continuità produttiva nelle aziende, senza alcun rispetto della condizione personale dei lavoratori.
Vi sono notizie di stanze d’albergo prenotate per far dormire colleghi tra di loro, nonché di dormitori improvvisati sul posto di lavoro, non curandosi quindi della regola che faticosamente in Italia stiamo facendo rispettare di non promiscuità nei rapporti sociali al di fuori dei propri familiari.
I valichi doganali inoltre sono chiusi, con il risultato di creare code, che costringono nostri cittadini a rimanere fermi in automobile alla frontiera, con il pretesto della necessità di eseguire maggiori controlli di sicurezza su chi accede in Svizzera. Segnaliamo però che le forze di polizia svizzera non eseguono alcun controllo sanitario, bensì chiedono semplicemente i documenti senza l’utilizzo di mascherine o di altri dispositivi di protezione individuale.
L’incidenza di contagi attuale segnalata dalle autorità elvetiche è peraltro molto maggiore di quella della Provincia del Verbano Cusio Ossola che ha 160.000 abitanti a fronte degli oltre 350.000 del solo Canton Ticino.
Nonostante questi dati, i provvedimenti igienico sanitari intrapresi dalle autorità oltreconfine sono nella misura delle semplici raccomandazioni che ben conosciamo (tenere la distanza e igiene personale); da lunedì 16 marzo saranno chiuse le scuole, mentre ad oggi sono stati chiusi soltanto cinema, teatri e palestre. Inoltre nessun provvedimento significativo è stato deciso per le attività commerciali, ristorative o produttive, fatta eccezione per il rispetto della distanza di un metro tra le persone e sono state vietate le sole manifestazioni con grande afflusso di pubblico.
Scrivo questa lettera per far risuonare la voce dei miei concittadini che, con più che comprensibile preoccupazione, domandano come si possa fermare l’epidemia se i sacrifici che stiamo compiendo in Italia rischiano di essere vanificati per via della diversità di restrizioni applicate oltreconfine.
Qualsiasi sforzo compiuto dai nostri Comuni e dai nostri concittadini rischia di essere inutile se anche i settantamila frontalieri non verranno tutelati nei loro diritti dallo Stato Italiano e dalla Confederazione Elvetica.
Ritengo indispensabile che le autorità italiane e svizzere decidano azioni coordinate per fronteggiare l’emergenza nonché per tutelare la salute dei frontalieri e delle loro famiglie, che in questo momento stanno vivendo enormi disagi lavorativi e familiari, scongiurando qualsiasi caso di contagio di ritorno da oltreconfine.
Chiedo anche al Governatore, on. Alberto Cirio, informato della situazione descritta, di farsi promotore di questa istanza presso il Governo.
Certo di un Suo interessamento, auguro un buon lavoro in questo momento difficile per la Nazione.
Il Presidente Dott. Arturo Lincio
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