Agno: Mikron licenzia 110 persone. La delusione del sindacato
L'azienda aveva annunciato nei mesi scorsi una riduzione del personale di 25 unità, ma oggi il taglio potrebbe riguardare molti più dipendenti. La risposta del sindacato Ocst
La Mikron, azienda leader mondiale nella fabbricazione di sistemi per la lavorazione di pezzi di precisione con sede principale ad Agno, ha annunciato oggi la decisione di procedere con una serie di licenziamenti che potranno interessare fino a 110 dipendenti della sede del Canton Ticino.
«Il management – scrive oggi l’azienda, che impiega oltre 560 collaboratori – si vede costretto con grande rammarico a reagire alle nuove condizioni di mercato e al calo di domanda a lungo termine dell’industria automobilistica e ad avviare con la commissione del personale e le parti sociali il processo previsto per una riduzione del personale. Al momento, la Direzione prevede una riduzione della forza lavoro che toccherà fino a 110 collaboratori. Insieme alle parti sociali si è alla ricerca di una soluzione che rispetti il più possibile la sostenibilità sociale».
A questa iniziativa risponde il sindacato Ocst, con un documento in cui si esprime delusione e rammarico.
«La Mikron aveva annunciato in novembre la decisione di introdurre una riduzione dell’orario di lavoro e poi di ridurre di circa 25 posti l’organico della divisione Machining ad Agno – spiegano Giovanni Scolari, responsabile settore industria, e Marco Cirronis, sindacalista del segretariato regionale del Luganese – La crisi del coronavirus non ha fatto che peggiorare la situazione già tesa sul mercato automobilistico, di cui l’azienda è fornitrice. La direzione ha annunciato quindi oggi, venerdì, l’intenzione di avviare il processo per una riduzione del personale nel suo sito ticinese: la misura toccherà fino a 110 collaboratori. Le discussioni con i partner sociali sono già in corso perché vengano garantite le migliori condizioni possibili. Il futuro del sito di Agno non è rimesso in questione, si legge nel testo, e le altre divisioni (Mikron Tool e Mikron Automation) non sono toccate dal provvedimento».
«L’annuncio di questa mattina da parte della direzione di Mikron ha lasciato delusi e per certi versi sconcertati. I sindacati sono stati coinvolti in un incontro nella giornata di ieri durante il quale hanno posto delle richieste alla direzione dell’azienda e al rappresentante di Swissmem che non sono state prese in considerazione. L’Ocst in particolare chiede che la direzione di Mikron rivaluti questa decisione, in un momento nel quale l’azienda beneficia del lavoro ridotto e la società intera è coinvolta in un’emergenza senza precedenti. Riteniamo inoltre che la proposta di aprire un periodo di consultazione di soli diciotto giorni, sebbene questo è quanto la Convenzione nazionale prevede, sia totalmente inadeguato rispetto alla situazione legata alla pandemia e rispetto al numero di licenziamenti previsti».
Secondo i due rappresentanti dell’Ocst le ragioni per le quali si è giunti a questo annuncio non sono legate all’attuale crisi generata dal coronavirus, «ma sono da ricondurre a discutibili decisioni prese e progetti intrapresi dall’attuale direzione che hanno portato un’azienda che occupa 360 dipendenti, alla seconda importante ristrutturazione in pochi mesi e, oggi, a ridurre di un terzo il personale attivo nella sede di Agno. Il personale aveva, tramite la sua commissione interna, inviato alla direzione e all’azionariato importanti e dettagliati segnali che non si stava andando nella direzione giusta, a causa dell’evoluzione del mercato automotive. Il personale sta pagando cara la mancata considerazione delle sue competenze e del suo impegno per il bene dell’azienda».
«Per questo – concludono Scolari e Cirronis – a maggior ragione chiediamo che la direzione rivaluti le decisioni prese o, almeno, dimostri una totale disponibilità nel prolungare il periodo di consultazione e nell’accogliere le proposte delle lavoratrici e dei lavoratori, di cui la commissione interna del personale e il sindacato si faranno portavoce nelle prossime settimane, volte a ridurre al minimo l’impatto di questo intervento. Chiediamo poi che il piano sociale che verrà in un secondo tempo stabilito, sia adeguato al danno subito e consideri la condizione delle famiglie che, in un momento drammatico come questo, nel quale il mercato del lavoro non offre opportunità di ricollocamento, perdono un reddito importante».
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