Fase due: il governo ticinese frena sul 27 aprile deciso a Berna
Lega dei Ticinesi: “A nostro avviso, per riaprire con un certo grado di sicurezza, è necessario avere una strategia chiara e un piano dettagliato”
Berna ha fissato per lunedì 27 l’avvio della fase due. Il Consiglio di Stato, fino ad ora, non s’è impegnato. Ha evitato contrapposizioni frontali col governo federale limitandosi a confermare fino al domenica 26 le misure di contenimento in atto e rinviando di una settimana l’eventuale decisione se adeguarsi o meno. A raccomandare cautela, oltreconfine, non sono soltanto i sindacati, preoccupati per la salute dei lavoratori ma anche il partito di maggioranza relativa, la Lega dei Ticinesi che esprime due dei 5 consiglieri di stato. Norman Gobbi alle istituzioni (una sorta di super ministero che accorpa polizia cantonale e giustizia) e Claudio Zali al Territorio (opere pubbliche e ambiente). Un gruppo di deputati leghisti al Gran consiglio, il parlamento cantonale, ha depositato al Consiglio di stato una mozione in cui fissa alcuni paletti.
Boris Bignasca, figlio del fondatore della Lega Giuliano, spiega la posizione del gruppo: “A nostro avviso, per riaprire con un certo grado di sicurezza, è necessario avere una strategia chiara e un piano dettagliato”. I firmatari propongono 7 misure: tamponi a tappeto, mascherine obbligatorie per tutti, test sui guanti, protocolli per regolamentare la riapertura delle scuole l’11 maggio, test sierologici su larga scala che dovrebbero servire ad uno studio specifico per quantificare l’incidenza del virus, controlli a tappeto in dogana e all’ingresso nei cantieri e in fabbrica. La riapertura dei cantieri, precisa Bignasca, “significa il movimento di migliaia di frontalieri”.
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