Il Coro Alpino Sestese canta a distanza “Porta Calavena“
Ogni membro del coro ha partecipato da casa alla realizzazione del video. "Nel 1413 i vicentini affrontarono un isolamento di tre settimane prima di tornare liberi"
La musica, si sa, riesce a superare tutte le barriere, soprattutto se supportata della tecnologia. Nonostante il periodo difficile e sicuramente anomalo, non cala l’entusiasmo e la passione del Coro Alpino Sestese che ha infatti deciso di regalare alla comunità del Lago Maggiore un video molto speciale: l’interpretazione a distanza del canto Porta Calavena.
A causa dell’emergenza coronavirus, anche il coro sestese, così come la maggior parte delle altre realtà, non ha più avuto modo di ritrovarsi per le abitudinali prove a cadenza bisettimanale, che normalmente vede i suoi coristi impegnati a preparare al meglio i diversi concerti sui palcoscenici italiani e stranieri.
La quarantena non ha dunque fermato la volontà del coro che in risposta si è invece adattato alle normative di sicurezza, continuando così a distanza le proprie attività, musicali e non. Dalle videochiamate tra i coristi, utili a mantenere alto il morale, alle conference-call tra membri del consiglio direttivo o della commissione artistica: il Coro Alpino Sestese non si ferma e, dopo l’interpretazione a distanza, adesso ha l’obiettivo di essere pronto al più presto per una ripartenza a tutti gli effetti, nella speranza che possa avvenire il prima possibile.
Nel frattempo, per far sentire la propria vicinanza, il coro alpino ha deciso così di regalare un piccolo gesto spontaneo: un’interpretazione a distanza, ovvero ognuno da casa propria via video, del canto “Porta Calavena”, antica porta d’oriente di un castello vicentino: «Il canto è stato scelto per una similitudine con i nostri tempi – spiegano i coristi di Sesto Calende-. Anche se per motivi diversi, infatti, nel 1413 gli abitanti della cittadina di Arzignano furono costretti a rinchiudersi, per scampare ad un attacco, nel Castello del Paese affrontando così un isolamento di tre settimane che permise ai Vicentini, di poter tornare liberi. E anche per noi – conclude il gruppo – andrà tutto bene».
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