Quantcast

In crescita i negozi “on line” anche nel Vco

I dati delle vendite sul web confermano la tendenza

Nel 2009 erano 10 le imprese che commerciavano utilizzando internet. Al 30 marzo 2020 sono oltre 40. Certo, numeri esigui, se guardati in valore assoluto, ma che indicano una precisa tendenza, in linea con la media nazionale. Un segno del cambiamento delle abitudini di consumo che, soprattutto in un momento così particolare per l’intera economia nazionale e mondiale, permette agli imprenditori che commerciano sulla “rete” di poter contare su una marcia in più. Inoltre il dato si riferisce alle imprese che hanno il commercio via internet come attività principale, e non alle imprese che la utilizzano come integrazione al commercio al dettaglio.

Rispetto all’andamento nazionale però il VCO negli ultimi 5 anni non ha incrementato il numero delle imprese che commerciano via internet, mantenendo un andamento pressoché contante, che resta comunque un dato positivo considerando la flessione registrato nel comparto commerciale in generale.

Sul totale delle imprese al dettaglio del VCO (1.875 in valore assoluto) quelle che operano su internet sono quasi il 23 ogni mille imprese (a livello nazionale sono il 28 per mille).

Aumenta il numero delle imprese che puntano sul web e la ragione è presto detta guardando ai dati delle vendite on line. Da lunedì 17 febbraio a domenica 03 maggio il trend delle vendite on line a livello nazionale è stato del +144,6%, con un picco di crescita nella quarta settimana di aprile pari a +304,6%.

Le restrizioni della mobilità, hanno raddoppiato la crescita di peso dell’e-commerce sul valore totale del largo consumo italiano. Il 77%di chi vende online dichiara di aver acquisito nuovi clienti.

Le categorie di prodotti maggiormente richieste durante l’ultima settimana di marzo 2020 sono legate a tre effetti, secondo l’analisi di Nielsen Italia: un effetto “stock”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: caffè macinato (+21,4%), conserve rosse (+52,9%), conserve animali (+16,7%), pasta (+19,3%), biscotti (+14,6%); i comparti non alimentari iniziano a registrare trend di crescita più rallentati, invece, si segnalano solo carta casa (+40,5%) e carta igienica (18,6%)

L’altro effetto è “prevenzione e salute”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: guanti (+163,3%), detergenti superfici (+36,3%), sapone per le mani solido e liquido (+56,8%), candeggina (+52,9%), alcol denaturato(+100,4%), salviettine umidificate (+24,5%)

Il terzo effetto è quello “resto a casa”, sempre in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: farine (+212,7%, fatturato triplicato rispetto al 2019), uova (+5,4%), burro (+85,9%), zucchero (+55,2%), mascarpone (+99,6%), lievito di birra (+226,4%)

Tra gli altri prodotti acquistati on line è evidente un consistente aumento di libri: +600%; elettrodomestici, cresciuti in generale del 14%; le macchine da caffè (+39%) oltre a prodotti legati al “green”: gli articoli da giardinaggio in generale sono cresciuti del +16%; gli acquisti di fitosanitari e pesticidi sono aumentati dell’81%. Un’impennata di ricerche anche per i prodotti collegati allo smartworking: notebook(+248%), tablet (+225%) e cartucce per stampanti (+205%), boom di ordini online per le webcam (+4317%): accessorio immancabile per riunioni di lavoro, seminari e sedute di laurea da svolgere in remoto

Un fenomeno che si è andato consolidando in questi mesi di “chiusura temporanea delle attività tradizionali” e che andrà monitorato nei prossimi mesi ipotizzando che anche le piccole imprese commerciali, che si sono avvicinate al web “per necessità” potrebbero continuare a proporre la vendita on line come forma integrativa del commercio al dettaglio in “negozio”.

Più in generale negli ultimi cinque anni sono cresciute di 10mila unità le imprese che in Italia vendono sul web, a fronte di un calo di quasi 45mila operatori dell’intero comparto del commercio al dettaglio. A puntare sul “negozio” online sono stati soprattutto gli imprenditori del Sud, forse per ovviare alla carenza di infrastrutture.

Più in dettaglio, confrontando il segmento delle vendite web con l’intero mondo del commercio, tra il 2015 e il 2020, le imprese della vendita al dettaglio attraverso internet sono aumentate di 9.840 unità, pari ad una crescita media del 14,5% all’anno, portando a quota 23.386 il numero complessivo degli “shop” online. Nello stesso periodo, invece, l’insieme del settore del commercio al dettaglio ha perso 44.751 imprese, pari ad una riduzione media annua dell’1% nel quinquennio (passando da 866.291 a 821.540 unità).

di
Pubblicato il 01 Giugno 2020
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore