Il Maggiore ammirato dalla mongolfiera, l’impresa dell’Arcadia Fly Team nei cieli del Verbano
La scorsa domenica in molti hanno notato e fotografato la storica traversata in mongolfiera sul Lago Maggiore. Le foto e le emozioni del pilota Stefano Venegoni
“La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare” cantava Jovanotti strizzando l’occhio a Milan Kundera e al suo capolavoro “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. E come non pensare a quelle parole guardando le immagini del Lago Maggiore scattate dell’Arcadia Fly Team, famiglia e flotta di piloti con la passione per la mongolfiera da quasi mezzo secolo, il 1972 per la precisione.
Domenica scorsa, 5 luglio 2020, l’Arcadia Fly Team ha infatti compiuto un’impresa che non è passata inosservata nei cieli del Basso Verbano: la traversata del Maggiore, dalla sponda piemontese a quella lombarda, sorvolando anche il campanile della chiesa del Dumin a Taino.
«È stata una sfida e un’emozione grandissima – racconta Stefano Venegoni il pilota dell’equipaggio classe 1998 già vincitore di un campionato internazionale nel 2017 a Capannori -. Siamo partiti nel pomeriggio di domenica da Castelletto Ticino per, in un primo momento, dirigerci in direzioni sudovest e poi salire verso nord e “incrociare” tutto il lago».
Insieme a Stefano, a bordo sulla mongolfiera c’erano anche suo padre Davide e Francesco Bordignon mentre come equipaggio di terra erano presenti sua sorella Lisa e la responsabile logistica, trasporti e recupero Ivana Canavesi.
Come spiegato dal giovane pilota, il volo è durato all’incirca un’ora e mezza per l’Arcadia Fly Team che già l’anno scorso aveva “assaporato” il cielo angerese “in compagnia” di altre mongolfiere per una dimostrazione. Durante il volo, la mongolfiera, abbellita da una bandiera tricolore, non solo è stata immortalata da tantissimi curiosi e appassionati ma a sua volta ha fotografato e testimoniato diversi momenti dell’impresa (le trovate in fondo all’articolo)
«Domenica era una bella giornata – commenta Stefano – Tutte le spiagge del lago erano piene e questo ha contribuito alle tantissime foto che ci sono arrivate, alcune persino dai motoscafi. Ma la scelta di fare la traversata domenica è stata una studiata in base alle condizioni climatiche e metereologiche per più di tre settimane di monitoraggio e preparazione. Il lago è molto particolare da attraversare perché presenta due tipi di venti: il primo che “ti tira dentro” mentre il secondo “ti tira fuori”: questo porta il rischio di rimanerci fermo sopra».
«Ci tenevamo in particolare a fare questa traversata sul Maggiore – conclude Stefano -. Stiamo parlando di un territorio davvero bellissimo che è giusto valorizzare. Allo stesso tempo in futuro vorremmo definire una attraversata anche una sul Lago di Varese, tuttavia al momento non siamo riusciti ad organizzarla a causa del tempo, non ancora abbastanza stabile».
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