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Il sestese Pintori in missione diplomatica in Costa d’Avorio: “Nonostante il covid, ho visto tanta voglia di crescita economica e sociale”

Una settimana ricca di appuntamenti in Africa per una missione diplomatica organizzata dall’ambasciata ivoriana. Pintori ha fatto parte di una delegazione di italiani che ha incontrato ministri e autorità locali

Simone Pintori - Missione diplomatica Costa d'Avorio

“Nonostante il covid, in Costa d’Avorio ho visto tanta voglia di crescita e di sviluppo”. Di ritorno dall’Africa il sestese Simone Pintori commenta così, in sintesi, la missione diplomatica politica ed economica organizzata dall’ambasciata Ivoriana in Italia per mezzo del rappresentante Samuel Oattara, Jean Ghislain Ngbichi, ministro consigliere dell’Ambasciata Ivoriana, e Marianna Pascale, responsabile della promozione economica e commerciale Italia-Costa d’Avorio.

Voluta e coordinata da Claudio Giust, console onorario per la Costa d’Avorio per il Tri Veneto, ad incontrare ministri ivoriani e autorità locali è stata una delegazione di diplomatici ed esponenti di aziende italiane protagoniste nel mondo delle costruzioni e delle progettazioni, con Pintori chiamato in veste di un “duplice ruolo” in quanto amministratore locale e, soprattutto, presidente del distretto di Milano Piemonte e Liguria di AEREC, l’Accademia europea per le relazioni economiche culturali.

«È stata una missione che senza dubbio mi ha colpito profondamente – racconta Pintori -. Si è parlato dello sviluppo, economico e sociale, e della promozione di un’impresa che valorizzi il territorio ivoriano e le risorse umane, facendole crescere. Un piano che prevede anche una stretta collaborazione tra governo, enti e aziende non volte all’assistenzialismo ma al trasferimento e apprendimento delle nostre esperienze».

La ricca agenda della missione diplomatica, svoltasi da martedì 19 a sabato 23 gennaio, ha visto la delegazione italiana incontrare figure di primo piano della politica e del mondo ivoriano fra cui diversi ministri e il “capo villaggio” (equivalente all’incirca alla figura del re) di Moossou, storico quartiere di Grand-Bassam, la prima capitale ivoriana e oggi patrimonio dell’Unesco.

«Anche se la Costa d’Avorio è uno degli stati con meno emigrazione di tutta l’Africa – spiega Pintori -, l’idea di sviluppo del Paese vuole contenere e arginare il più possibile l’effetto migratorio. Il governo sta infatti promuovendo una serie di iniziative che guardano molto all’Italia e alle nostre aziende come realtà e come punto di riferimento, un piano per imparare un “know-how” che permetta di creare in Costa d’Avorio lavoro e una conseguente crescita economica e sociale».

Nel corso degli anni, sottolinea Pintori, dalla Costa D’Avorio, così come successo a molti alti stati africani, sono state prese molte risorse senza tuttavia che ci fosse la possibilità di una vera crescita per Paese. «Lo scopo della missione diplomatica è stato quindi capire le opportunità di crescita e il futuro. Parlando con alcuni sindaci e amministratori (ministri compresi, ndr) ivoriani ho notato una visione molto chiara dello sviluppo urbanistico del territorio: c’è da una parte la voglia di stabilità e autonomia ma, allo stesso tempo, c’è anche una chiara idea su come farsi aiutare, con la creazione di sistemi di partenariato tra governo, enti e azienda».

Un esempio portato da Pintori è quello della lavorazione dell’anacardo, di cui la Costa D’Avorio è tra i primi paesi al mondo per la produzione: «Il problema è che in Africa non si lavora all’anacardo, viene tutto spostato all’estero e poi portato sul mercato mondiale. A fatica si sta cercando che questo sfruttamento di risorse cessi – prosegue Pintori -, da qui l’apertura dello stato a privati così come a enti pubblici, instaurando collaborazioni (e non subordinazioni, ndr) con l’occidente. Un esempio concreto che mi viene in mente è il gemellaggio di qualche anno fa tra Grand-Bassam e Palermo per dare vita a progetti comuni di crescita sociale».

Dalla realizzazione di uno stadio alla creazione del mercato organizzato, tanto l’entusiasmo che il “diplomatico” sestese ha potuto catturare nel corso della missione: «È stato creato un sistema di equilibrio tra le tante realtà e le tante etnie presenti e il potere centrale. Quando il sindaco di Grand-Bassam ci ha portati a conoscere quello che possiamo definire come il “re” di Moossou, l’incontro è avvenuto con molto rispetto tra tutte le parti, secondo uno spirito di grande collaborazione: questo è importante perché il “re” rappresenta un po’ la figura di mediazione tra il ceto popolare e il governo. Allo stesso tempo questa convivenza avviene anche a livello multi-religioso: lungo le strade della Costa d’Avorio è infatti possibile trovare statue della Madonna, una era presente proprio dal re di Moossou, così come mussulmani pregare nelle moschee».

Marco Tresca
marco.cippio.tresca@gmail.com
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Pubblicato il 02 Febbraio 2021
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