Moschea a Sesto Calende, i giudici danno torto al Comune e in consiglio si scaldano gli animi
Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso dell'amministrazione comunale contro l'associazione islamica. Colombo: "Ci difenderemo fino alla morte. Pronto anche a dimettermi". L'opposizione: "I costi delle spese legali potevano essere investiti meglio"
A Sesto Calende il consiglio comunale si scalda, ancora una volta, sulla “questione moschea” e le relative sentenze in tribunale tra l’amministrazione di centrodestra e l’associazione Comunità Islamica Ticinese.
Lo scorso 10 settembre la Sezione Quarta del Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso presentato dal Comune – nel 2013 il Tar aveva annullato il PGT dopo che non era stata individuata un’area da destinare al culto islamico – condannando l’ente “al pagamento delle spese di lite ed alla rifusione del contributo unificato”.
La questione, naturalmente, è finita all’ordine del giorno in consiglio, in quanto la sconfitta in tribunale, la quarta incassata dal Comune, ha portato al riconoscimento di “un debito fuori bilancio” per il pagamento delle spese legali della sentenza 6249 del 2021 (contraria al Comune) per un valore di 5836 euro, cifra che fa lievitare così a quasi 75mila euro i costi sostenuti dal Comune di Sesto nel corso degli ultimi 8 anni.
Le opposizioni: “Quanti progetti si sarebbero potuti realizzare con questi soldi?”
«Pensate quanti progetti per i cittadini si sarebbero potuti realizzare al posto di questa inutile spesa – ha criticato Giancarlo Rossi, capogruppo di Insieme per Sesto -. Un’amministrazione comunale deve guardare agli interessi di tutti perché lavorare per la comunità vuol dire anche lavorare per l’integrazione interculturale e religiosa. Sarei interessato a sapere cosa intende a fare la giunta adesso».
«Dopo due sentenze dei tar e due dei consigli di stato l’ultimo capitolo di questa vicenda giudiziaria è chiaro e inequivocabile – ha aggiunto il consigliere ed ex sindaco Roberto Caielli -. In molti a Sesto si chiedono com’è possibile che a Sesto non si applichi la Costituzione. L’impressione purtroppo è che questa lunga e costosa vertenza legale aveva uno scopo altro da risolvere il problema, che di fatto non è stato risolto. Al contrario, lo scopo è quello di tenere aperta la questione per poterla utilizzare ai fini elettorali».
Dello stesso parere anche Simone Danzo, nuovo capogruppo di Sesto2030, che rinfaccia all’amministrazione di tenere l’argomento «latente». «Si è scelto un metodo che non risolve un problema. Questa scelta sarà anche costata qualche centesimo ad abitante, come sostiene Colombo, ma rimane il fatto che questo denaro poteva essere speso in maniera migliore».
Colombo: “Ci difenderemo fino alla morte”. Il sindaco Buzzi: “Fatto tutto il possibile convinti di avere ragione dal punto di vista amministrativo”
«L’amministrazione ha ritenuto di aver interpretato correttamente il sentire di quello che la gran parte (della cittadinanza)» così il sindaco Giovanni Buzzi, intento a smentire le accuse da parte Insieme per Sesto di aver agito solo per “portare avanti la tensione”: «Siamo tranquilli sul percorso che è stato fatto dal punto di vista amministrativo, delle buone ragioni c’erano. Siamo convinti di avere ragione ed è per questo che siamo andati avanti».
Non è mancata tuttavia una stoccata del primo cittadino all’associazione islamica, rea, sempre secondi Buzzi, di aver «gonfiato i numeri» degli iscritti all’associazione. «Se i numeri sono quelli dichiarati in fase difensiva, la moschea dovrà avere una dimensione adeguata e di conseguenza sarà grande» – «La Mecca a Sesto Calende» aggiunge con sarcasmo l’ex sindaco Marco Colombo.
“Il Comune di Sesto Calende continuerà a difendersi”, questa la posizione presa e confermata dal capogruppo di maggioranza Marco Colombo, che ha ripetuto in più di un’occasione il concetto che “i sestesi non vogliono la moschea”, frase motivata in virtù del “voto ottenuto dei cittadini alle urne”. «La nostra è una battaglia di principio, su 8 milioni di bilancio stiamo spendendo 63 centesimi all’anno a cittadino, un costo sostenibile per il Comune – ha replicato Colombo –. Noi (come amministrazione, ndr) riteniamo che ci deve essere la libertà di culto, così come che ci deve essere una moschea sul territorio, ma quel posto non può essere la “piccola Sesto Calende”, dove mancano infrastrutture e luoghi idonei».
«I sestesi avevano paura della moschea, avevano provato quella abusiva in via Cavour dove tutti i venerdì entrava la Digos» ha voluto sottolineare Colombo facendo riferimento all’espulsione dall’Italia nel 2015 di uno dei soci iscritti all’associazione in quanto – come citato nella sentenza – “ritenuto pericoloso per la sicurezza nazionale”. «Ci difenderemo fino alla morte» ha concluso l’ex sindaco e consigliere regionale, annunciando, con una provocazione di “renziana memoria”, di essere addirittura «pronto a dimettersi dal consiglio comunale per lottare insieme ai cittadini sestesi». «Chiederò al sindaco di fare una consultazione popolare, saremo tantissimi, andrò con la penna a prendere le firme pollaio per pollaio, casa per casa, giardino per giardino. La volontà dei sestesi dovrà essere chiara e si mi sbaglio mi dimetterò a vita privata».
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