La donna che fece luce sulle stragi naziste sul Lago Maggiore
Nel 1964 iniziò la fase istruttoria del processo per i crimini compiuti dalle SS sulle rive del Verbano. Eloisa Ravenna, che allora dirigeva il CDEC, avviò una ricerca incredibile di testimonianze e prove e si recò in Germania per partecipare alle udienze
(Fonte delle immagini: CDEC) «Si avviava sola verso il lago, dopo le ore di ufficio, magari con la nebbia. Mi ricordo che raccontava di aver girato tra i casolari alla ricerca di persone che avessero ricordi utili a illuminare questo o quell’episodio». Così Liana Lwow-Mayer, una collaboratrice del Centro di documentazione ebraica contemporanea, il Cdec, parlava della donna che per prima cercò di far luce su quello che avvenne nell’autunno del ’43 sulle rive del Lago Maggiore.
Quella donna era Eloisa Ravenna la persona che diede un contributo fondamentale nella ricostruzione e documentazione degli eccidi compiuti dai nazisti in Italia. E quello del Verbano fu il primo. Di origini vercellesi, Eloisa Ravenna è un personaggio chiave nella testimonianza della Shoah (qui il podcast che ricostruisce la sua figura). Fu segretaria generale del CDEC dal 1963 al 1973 e ancora oggi è ricordata per il grande impegno profuso nella raccolta e ricerca di atti e testimonianze sulla deportazione degli ebrei italiani ma anche sulla partecipazione ebraica alla Resistenza.
Le testimonianze di chi l’ha conosciuta narrano di una donna precisa, puntigliosa, carismatica, riservata e tenace che non si risparmiò quando le chiesero un contributo per raccogliere il materiale che avrebbe costituito le prove del processo di Osnabrück sulle stragi compiute sul Lago Maggiore dai soldati delle SS, a partire dal settembre del ’43.
Il processo di Osnabrück sulle stragi del Lago Maggiore
Vent’anni dopo i fatti, un giudice tedesco venne a conoscenza della strage del lago Maggiore nel corso di indagini sulle operazioni in Italia di Theodor Saewecke, comandante a Milano della Gestapo. Il magistrato volle far luce sugli eccidi di Baveno, Arona, Meina, Stresa e Mergozzo. Nel nel 1964 avviò la fase istruttoria che si svolse proprio con l’aiuto del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano diretto da Eloisa Ravenna e della magistratura italiana.
Il viaggio in Germania e il faccia a faccia con le SS
“Veniva avviato dalla Procura del Tribunale di Osnabrück un altro importante processo italiano – scrive Liliana Picciotto Fargion nell’articolo “Eloisa e il Cdec” pubblicato La Rassegna Mensile di Israel – quello contro i responsabili degli eccidi di ebrei sfollati sul Lago Maggiore. Come si sa, alcune decine di ebrei, sparsi tra case e alberghi della zona, erano stati rinchiusi nel settembre del 1943 nell’hotel Meina e trucidati, dopo essere stati portati fuori a gruppi. Pochi giorni dopo, i loro corpi furono trovati alla deriva, galleggianti nel lago. Altri assassinii di questo genere avvennero un po’ dovunque nella zona. II CDEC fu incaricato di partecipare alla ricostruzione del processo, sicché Eloisa fu assorbita totalmente dalla ricerca di nuovi testi, da sopralluoghi sul lago, da indagini, da corrispondenze e telefonate continue”.
Il processo si tenne in Germania, a Osnabrück nel 1968. “Finalmente si giunse al dibattimento in aula per gli eccidi del Lago Maggiore. Eloisa si recò a Osnabrück, furono giornata difficili per lei” prosegue Fargion che riporta le considerazioni della donna su quell’esperienza che la toccò profondamente: «forse perché era la prima esperienza del genere, non ero abbastanza forte, l’incontro faccia a faccia con le SS mi ha fatto più impressione di quanto non prevedessi, perché, continuamente, li collegavo con le loro azioni di allora».
La condanna e la delusione per le sentenze successive
Dopo sei mesi di dibattito, con 61 udienze, alcune delle quali in rogatoria a Milano, il processo si concluse il 5 luglio. La Corte riconobbe colpevoli con condanna all’ergastolo Hans Rohwer SS-Hauptsturmfiihrer, Hans Krueger SS-Obersturmfiihrer, Hans Schnelle SS-Obersturmfiihrer, e la condanna a tre anni di carcere per Ludwig Leithe e Oskar Schulz. I testimoni tedeschi e italiani coinvolti furono 180.
“Si trattò di un buon risultato – si legge oggi sulle pagine del sito del CDEC in relazione a quel processo – ma non tutti i processi successivi si conclusero con un esito altrettanto positivo: nel marzo del 1970, i criminali accusati dell’eccidio di 54 ebrei in provincia di Novara furono prosciolti in appello”.
Le ricerche di Eloisa Ravenna, per risalire alle prove di questi e altri crimini compiuti per mano nazista in Italia, non furono però vane e costituirono la base per poter scrivere la storia. Il suo ultimo decennio di vita – si spense nel settembre del 1973- lo passò così, con un lavoro incessante per risalire alla verità.
Una pietra d’inciampo ricorderà “i giusti dell’Eccidio del Lago Maggiore”
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