Don Luca racconta i primi mesi a Sesto Calende: “Ho trovato una grande famiglia”
Dopo tanti anni accanto ai giovani, Don Luca è diventato parroco di Sesto Calende: “Qui per essere un punto di riferimento alla comunità. Ad accogliermi paesaggi straordinari, tanta storia e una comunità importante”
Dal Lago di Como al Maggiore, nel mezzo un’importante tappa a Gallarate che ha reso il percorso un po’ più breve. Dallo scorso settembre Don Luca Corbetta è il nuovo parroco di Sesto Calende, una città che ha saputo accoglierlo, a partire dai suoi paesaggi mozzafiato e dalla sua ricca storia. (foto – Comunità San Cristoforo – Gallarate)
Per Don Luca – nato a Como nel 1970 – si tratta della prima esperienza da parroco, dopo aver preso i voti nel 2005 a 35 anni e aver trascorso tanti anni accanto ai giovani, compresa l’esperienza gallaratese come vicario per la pastorale giovanile di Gallarate.
«Penso di essere arrivato a Sesto Calende nel momento giusto – racconta Don Luca, confessando la sua simpatia per la squadra di basket canturina, in un derby cestistico sulle rive del Ticino -. L’incarico nell’ambiente educativo ha rappresentato per me una bella sfida, mi ha dato la possibilità di vedere crescere e maturare tanti ragazzi. Adesso diventare parroco mi ha fatto entrare in una dimensione nuova: quando ho fatto il mio ingresso ufficiale a Sesto Calende ho detto che qui volevo fare il parroco, che per me significa fare la mia parte nella comunità cristiana e civile a Sesto Calende, vivere alla luce del vangelo la vita quotidiana degli uomini e delle donne».
«Nessuna ricetta, nessuna formula magica», Don Luca preferisce «partire dall’ascolto» per continuare l’operato di Don Luigi, che ha lasciato Sesto Calende dopo nove anni e dopo aver ricevuto la benemerenza cittadina, segno che la comunità cristiana è molto presente nelle dinamiche sestese, con l’oratorio, ben cinque chiese (Lisanza, Lentate, Oriano, l’Abbazia di San Donato e San Bernardino) e il Centro Studi Angelo dell’Acqua, la scuola primaria e secondaria gestita per tanti anni (dal 1857 al 2008) dalle suore orsoline per poi passare alla parrocchia.
La missione di Don Luca, tuttavia, non è stata facilitata dall’emergenza pandemica, che ha impedito il normale sviluppo delle relazioni nel tessuto cittadino come in quello parrocchiale: «Il coronavirus non ha certamente aiutato, con ripercussioni soprattutto sulla formazione, svolta principalmente a distanza, a partire dalla catechesi online. Questo ha tolto molto del contatto tra le persone ma adesso con la Quaresima vogliamo rilanciare l’attenzione alla cura celebrativa e riprendere i corsi di formazione».
Una formazione che a Sesto Calende passa anche dalla didattica, grazie al già citato Centro Studi: «La scuola in via Indipendenza ha una storia centenaria, una qualità dell’insegnamento e un’importanza che la parrocchia ha voluto riconoscere. Si tratta di un ambito diverso rispetto a quello oratoriale e parrocchiale per educare i valori cristiani, un’occasione di incontro per le famiglie».
«Per questo incarico voglio mettere tutte le mie energie, convinto che la scelta fatta dall’arcivescovo e dai vicari sia stata fatta con grande responsabilità – conclude Don Luca -. In cambio ho ricevuto fin dal primo giorno una grande accoglienza qui a Sesto Calende, a partire dall’amministrazione comunale. È bello come ogni giorno non venga a mancare la cordialità famigliare, anche con le persone che non frequentano la Chiesa. I sestesi mi riconoscono, mi salutano, con loro è bello poter scambiare qualche parola anche all’infuori della messa».
Visto il ruolo importante all’interno della comunità, inevitabile infine la domanda che tocca sì la religione, ma non quella cristiana, con la questione del luogo di culto islamico, argomento passato tante volte all’ordine del giorno sui banchi del consiglio comunale: «È senza dubbio un tema importante per la città – risponde Don Luca -. Io parto sempre dall’ascolto: in questo primo periodo ho cercato soprattutto di informarmi per capire tutto quello che è successo negli anni passati, il percorso fatto e quella che è la nostra realtà. Un giudizio bisogna averlo, ma arriverà più avanti».
(Il “battesimo” di Don Luca nelle acque del Ticino lo scorso settembre)
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